Di Luca Giordano
Tra i primi soggetti che hanno conosciute sulla propria pelle (addirittura prima della Shoah che ha vista l’eliminazione di oltre sei milioni di ebrei nei campi di concentramento) le parole persecuzione, sterilizzazione ed eliminazione dalla società tedesca (che secondo il punto di vista del tiranno Adolf Hitler doveva essere formata soltanto da persone sane e prestanti, come fosse una razza superiore) ci furono le persone disabili che come ricordano gli storici, furono vere e proprie cavie per esperimenti sull’eliminazione di vite umane da parte dei militari tedeschi, usati poi anche nei campi di concentramento nati per abbattere la popolazione ebrea.
Ripercorrendo un passo del ‘Mein Kampf’ dove un giovane Hitler descriveva i propri pensieri sul suo nuovo progetto politico che affermava che “Chi non è sano e degno di corpo e di spirito, non ha diritto di perpetuare le sue sofferenze nel corpo del suo bambino. Qui, lo Stato nazionale deve fornire un enorme lavoro educativo che un giorno apparirà opera grandiosa, più grandiosa delle più vittoriose guerre della nostra epoca borghese” che portò pian piano alla ‘Legge sulla prevenzione della nascita di persone affette da malattie ereditarie’ del 1933, norma che stabiliva la sterilizzazione forzata per le persone affette da patologie psichiche e fisiche quali schizofrenia, epilessia, cecità, sordità e ritardo mentale, oltre che per gli alcolisti cronici. Inoltre, una legge del 1935 su “La salvaguardia della salute ereditaria del popolo tedesco” autorizzava l’aborto nel caso in cui anche uno solo dei genitori fosse stato affetto da malattie ereditarie.
Una vera e propria escalation di ‘sradicamento sociale’ che ha portato a morire circa 250.000 disabili fisici e mentali, attraverso un programma perverso chiamato ‘Aktion T4’ che mirava a sterminare persone considerate ‘indesiderate’ o ‘inferiori’ solo perché diverse.