Di Ouday Ramadan
(Premessa), Di Vittorio Venditti
Il Probabile Addio
Chi legge queste pagine da quel lontano venti settembre duemiladieci, sa bene che chi ha partorita l’insana, ma davvero proficua idea di ciò che è stato prima blog, poi è diventato giornale, in questi quattordici anni tutto ha fatto, fuorché imporre qualcosa a chi che sia. Anzi: nel caso specifico nel quale s’è trattato di pubblicare, questa testata, già da semplice blog, permettendo persino ai detrattori di dire la loro, ha sempre rispettata la volontà di chi ha contribuito a creare queste novantottomilacinquecento e passa pagine, nel bene e nel male.
E’ in tal senso che continuando a rispettare a pieno tal modus operandi, ora verrà presentata in basso ciò che a tutti gli effetti, (storici e politici), è una resa senza condizioni. Sommessamente però, (come già scritto l’altro ieri), va aggiunto che se è vero che quando lo si butta in terra il seme muore, normalmente lo fa per generare quella pianta che rigogliosa, restituisce vita, magari anche più redditizia e soddisfacente per chi l’ha curata non senza le difficoltà che per l’appunto la vita giorno per giorno impone.
All’atto pratico: se oggi Ouday si sta congedando per coerenza con sé stesso, la speranza è che un ripensamento che superi la cocente delusione di questi giorni, sia prodromo della continuazione dell’espressione d’idee culturalmente diverse da quelle normalmente vigenti nel mondo occidentale, allo scopo d’integrare queste con quel sale dato dal pensiero appartenente alla civiltà mediorientale che ha proposti al mondo Gesù Cristo e tanti altri pensatori e/o letterati, non facendo nulla di male, anzi, accrescendo la cultura umana in tutti i sensi.
Coraggio Ouday: Qui, La Tua Voce E’ E Resta Libera.
L’AMARA SCONFITTA ED IL MIO RITIRO
Domenica 8 dicembre 2024, ore 17,10. – C’era una volta la Siria. – Mi è doveroso questo comunicato, per tutti gli amici italiani che hanno sostenuta la causa siriana, in questi quattordici anni. La mia posizione non è stata a supporto ne di una persona, ne di una posizione governativa, per mantenere un vantaggio o un privilegio politico, bensì è stata a difesa di una Nazione socialista e laica. Le responsabilità per il crollo della Siria sono molteplici e ricadono sul governo fuggitivo e sui suoi alleati che hanno abbandonato un Popolo di Resistenza, stremato per la fame, la sete e la miseria.
Certamente la fuga di Assad fa crollare il suo mito di leader nello scacchiere antimperialista. Con la sua fuga codarda perde ogni tipo di dignità e non biasimo tutti coloro che lo denigrano.
Siamo stati oggetto di giochi internazionali, molto più grandi delle nostre capacità intellettive.
I cosiddetti alleati, ci hanno venduti come Popolo e come Nazione.
I russi, gli iraniani, non hanno mosso ciglio per contrastare l’avanzata imperialista degli Usa e del loro vassallo Israele nella Regione.
Il risultato oggi è che la popolazione di Gaza è sterminata e chi resta vivo è destinato ad essere deportato in altre zone, per spianare la strada ai nuovi coloni che saranno i padroni del gas palestinese.
La Resistenza Libanese ha perso il suo Comandante, Sayed Hassan Nasrallah, l’ultimo uomo sincero sulla faccia della terra e con la resa della Siria ha perse anche le sue retrovie logistiche.
La Siria verrà suddivisa in staterelli (stile Libia e Somalia) sui quali regnerà Israele come super potenza sovrana. Gli iraniani ed i russi se ne accorgeranno prestissimo che non saranno indenni dalla sirizzazione delle loro Nazioni. Al sor Putin ed al suo omologo iraniano, a loro voglio dire che come recita l’antico proverbio arabo “sono stato sgozzato, quando è stato sgozzato il toro bianco”. A buon intenditor poche parole.
Personalmente mi tengo la mia Siria, o meglio il mio sogno siriano, con la sua bandiera a due stelle (ben custodita nel mio cuore) e non isserò quella propinata dalle forze lealiste e jihadiste, del neo ottomano Erdogan. Mi ritiro a vita privata, occupandomi delle mie faccende personali, ringraziando tutti Voi per il sostegno dato, ed augurandoVi una buona vita.
Vi lascio con l’amaro in bocca, ma sono orgoglioso per non essere scappato come un coniglio e soprattutto credo di poter gridare ad alta voce:
IO NON HO TRADITO.