Di Ouday Ramadan
NOTIZIE DA ISRAELE
Netanyahu è in fase di stallo sulla questione dei prigionieri e cerca di rimanere a Gaza.
Partecipando a due sessioni della Knesset, ha esposta la sua visione per il futuro di Gaza.
La Gaza del “giorno dopo” la guerra e la sorte dei prigionieri israeliani detenuti dalla resistenza palestinese sono due temi che hanno dominate le sessioni pubbliche e a porte chiuse della Knesset.
In entrambe, Netanyahu ha espresse posizioni che includono la sua visione per il futuro della situazione a Gaza: la sostituzione dell’autorità di Hamas e il controllo israeliano della Striscia, esprimendo la sua convinzione che i prigionieri israeliani a Gaza “torneranno presto”.
Le parole di Netanyahu sui prigionieri sono state precedute da un movimento di rilievo da parte dei leader delle istituzioni militari e di sicurezza che hanno invitato il governo israeliano a mostrare flessibilità, riguardo la permanenza dell’esercito d’occupazione nella striscia e a fermare la guerra, se davvero vuole raggiungere un “accordo sui prigionieri”, alla luce della situazione difficile e pericolosa in cui vivono a Gaza.
In seduta pubblica, il capo del governo israeliano ha affermato di credere nel successo della liberazione di decine di prigionieri nel prossimo futuro, rivelando che gli è stato assegnato l’incarico di sviluppare un piano per sostituire l’autorità di Hamas ed eliminare le sue capacità governative, inclusa quella di distribuire aiuti umanitari. Per quanto riguarda la sessione a porte chiuse, Netanyahu avrebbe affermato che Israele ha colpito Hamas militarmente, ma non ha distrutte sufficientemente le sue capacità governative, sottolineando che l’unica cosa che il nemico vuole è un accordo che metta fine alla guerra e porti al ritiro dell’esercito israeliano affinché possa tornare al potere. Inoltre, ha confermato di non essere pronto in alcun modo e di volere che Israele abbia il controllo assoluto su Gaza dopo la guerra.
Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, ha criticato il rifiuto dell’esercito d’occupazione d’assumersi la responsabilità della distribuzione degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. In contrasto con l’enfasi posta da Netanyahu e Smotrich sull’eliminazione di Hamas, il ministro della Sicurezza israeliano Israel Katz, ha affermato domenica scorsa che il ritorno dei prigionieri è l’obiettivo morale più importante tra le priorità della guerra, impegnandosi a lavorare con i militari e le istituzioni di sicurezza a restituirli.
In una posizione di sostegno alle tendenze di Netanyahu, l’ex capo dell’Autorità per la Sicurezza Nazionale Yaakov Amidor, (che è uno dei più stretti collaboratori di Netanyahu), ha affermato che “la conclusione di un accordo sui prigionieri consentirà ad Hamas di continuare a controllare Gaza, quindi non può essere implementato”. Amidor ha anch’egli affermato che Israele manterrà la sua presenza nella Striscia di Gaza alla fine della guerra.
Il discorso di Netanyahu sul controllo della Striscia di Gaza dopo la guerra è stato preceduto da uno degli ufficiali israeliani in servizio nella Striscia che ha detto: “L’esercito israeliano non si ritirerà da Gaza prima del 2026”. Rapporti israeliani affermano che l’esercito d’occupazione sta espandendo strade, costruendo grandi siti e creando infrastrutture a lungo termine in diverse aree della Striscia di Gaza, il che indica la sua volontà di rimanere almeno fino alla fine del 2025. I rapporti aggiungono: I lavori procedono a pieno ritmo. Quello che solo pochi mesi fa era un terrapieno sulle rovine degli edifici distrutti, ora è diventato un cantiere molto attivo. Secondo altri rapporti, si prevede che Israele continuerà a condurre combattimenti nella Striscia di Gaza per un intero decennio, al fine di sradicare le infrastrutture di Hamas e i suoi combattenti, in assenza di un’alternativa politica al suo debole controllo su oltre due milioni di abitanti di Gaza.
I leader delle istituzioni militari e di sicurezza stanno spingendo per un rapido accordo sui prigionieri tra cui il capo di stato maggiore, Herzi Halevy, il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, il capo del Mossad, David Barnea. Il rappresentante dell’esercito nella delegazione israeliana impegnata nei negoziati, Nitzan Alon, ritiene che Israele debba essere flessibile nelle sue posizioni riguardo il ritiro da Gaza e la fine della guerra, se vuole raggiungere un accordo sui prigionieri che Netanyahu ha finora rifiutato . I rapporti aggiungono che si sta facendo uno sforzo per portare avanti un accordo o esaminando idee su come uscire dall’impasse. A tal fine, domenica s’è tenuto un incontro con Netanyahu sulla questione ‘ostaggi’, in cui sono stati presentati materiali sensibili non ancora pubblicati che riflettono un quadro molto inquietante della situazione dei prigionieri israeliani a Gaza.
In questo contesto, diverse fonti israeliane hanno riferito che il messaggio espresso durante le sessioni dei negoziati era che anche nell’era post-Sinwar, Hamas non ha rinunciato al piano per porre fine alla guerra e il ritiro completo dell’esercito israeliano e non c’è altro modo di restituire i prigionieri.
Le istituzioni militari e di sicurezza stimano che il numero dei prigionieri vivi sia di 51 su 101 detenuti.
Nel contesto della disputa tra Netanyahu e le istituzioni militari e di sicurezza, un funzionario della sicurezza israeliano coinvolto profondamente nei negoziati sullo scambio di prigionieri tra Israele e Hamas ha detto alle famiglie dei prigionieri: “Hamas vuole un accordo, è in difficoltà e ne ha davvero bisogno”.
Fonte Al Mayadeen.