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ASReM: Disservizi ‘Culturali’

Di Vittorio Venditti

Una Spinta Per Il Riavvio

Sarebbe davvero facile sguazzare nel fango generato da decenni di malfunzionamento della sanità moli, ma davvero poco sana e se si vuole non solo. Tra le innumerevoli possibilità, si potrebbe riprendere quanto rendicontato su queste pagine (allora blog) lo scorso otto marzo duemiladodici, (scritto a parola per fugare ogni dubbio sul fatto che non si tratti di un errore di battitura dei numeri), tema poi (non si sa come) ripreso da mamma RAI a livello nazionale mediante il TG3 Fuori TG, del 13 giu 2014, andato in onda il giorno successivo. Per inciso: l’involontario protagonista di quanto accaduto e riportato nel primo dei due collegamenti ipertestuali di cui sopra, è morto nel giugno del duemilaventidue… al Cardarelli.

ASReM

si potrebbe, ma stavolta non sarà così o almeno si proverà a partire dalla vergogna per cercar di trovare una strada per tentar di risalire la china e magari guadagnarci tutti, atteso che in certi sparuti casi si debba parlare di ritardo culturale, più che d’incapacità d’azione nei confronti degli utenti.

Dunque e per l’appunto il solito utente che ha avuto a che ridire ultimamente in ordine di tempo con: regione Molise in tema di bollo auto, (con tanto d’amara constatazione), GRIM che trattando d’acqua, deve sperare di non venir incendiata e INPS per quanto concerne la gestione dei benefici derivanti dalla Legge centoquattro, tralasciando altre inchieste pesanti, ma ancora in fieri, oggi il solito utente, dopo aver provato il tutto sulla sua pelle di prima mano e senza far copia/incolla di nessun suggerimento, si soffermerà (annunciando già che ci sarà una seconda, risolutiva puntata), su un fatto accaduto nei giorni scorsi presso gli sportelli ASReM di via Petrella a Campobasso.

Lo spid, come sa chi lo utilizza, è farraginoso nell’avvio e a chi non vede, generalmente dà non poche difficoltà d’uso. Non essendo ancora scaduta, è corretto evitare di spendere soldi per anticipare di qualche anno il rinnovo della carta d’identità per passare a quella elettronica che tante soddisfazioni regala a chi ci guadagna in termini di spendita di danaro per l’italica utenza, (di ciò si discetterà in futuro), dunque, potendo sfruttare come accesso la tessera sanitaria che funge anche da carta regionale dei servizi, avendo a portata di mano quel documento, l’utente decide (in un’anonima mezza mattinata d’ottobre) di recarsi presso uno sportello ASReM a caso per poter far inizializzare il CIP integrato in quella tessera.

Senza fare la fila perché in questo caso l’efficienza la fa da padrona e non è uno sfotto’, un pour parler o un’inutile quanto stupida sviolinata, di fronte ad una persona educata ed accogliente, l’utente presenta la questione che viene prontamente risolta. Allora qual è il problema?

Come previsto, dallo sportello viene richiesto il documento da modificare, unitamente alla carta d’identità di chi è titolare di quella tessera con CIP ancora non operativo ed una casella e-mail da contattare per l’invio della seconda parte dei codici segreti che l’utente dovrà utilizzare, dopo ovviamente averli associati alla prima serie di cifre appartenente alle sequenze trasmesse via internet che vengono consegnate quasi in tempo reale su un foglio di carta tratto da un testo che la persona allo sportello scarica dal computer di servizio. Nulla di trascendentale se non fosse per il fatto che 1°: l’utente è cieco; 2°: che il foglio reca come titolo il codice fiscale dell’utente medesimo, seguito da .pdf, il che vuol dire che lo stampato è tratto (come detto sopra) da un testo che in questo caso poteva venir consegnato all’utente su supporto informatico (che chi richiede il servizio deve a sua volta fornire) oppure ancora via e-mail perché si dà il caso che il foglio nero su bianco, non potendo venir letto dall’utente senza vista, (se non in possesso della relativa attrezzatura che non sempre si ha a disposizione e che a volte non funziona a dovere, restituendo caratteri alfanumerici errati o mancanti), perde di quel fondamentale diritto alla privacy, obbligatorio per la consegna di quei codici che così non sono più riservati.

L’utente stesso, il giorno successivo prova a chiamare il centralino dell’ASReM ed ottiene una serie di numeri interni, utili a contattare i vari uffici di segreteria per esporre il problema e suggerire la semplice soluzione che bypassando la stampa nero su bianco, fa risparmiare l’ente erogatore del servizio e nello stesso tempo rende autonomo l’esame del risultato richiesto a chi se ne dovrà servire, senza che quei dati vengano in qualche maniera conosciuti da terzi.

Al momento s’attende di contattare un interno che a detta di chi ha risposto in precedenza, dovrebbe risolvere la questione, cosa alla quale l’utente non crede perché il problema è stato inquadrato con tutta la buona volontà, ma è visto in maniera completamente sbagliata, in quanto non si tratta di un errore informatico, ma di una mera decisione di non impartire agli sportellisti la posibilità di scegliere tra stampare le parti di codici da consegnare su carta o permettere di restituire quelle cifre secondo le necessità di chi le richiede, va ribadito, con risparmio (sia pur di piccola entità) per ASReM e piena soddisfazione per l’indipendenza di chi, solo in questo modo, avrà ottenuto un servizio davvero tale.

Come Finirà? A Breve La Risposta.