Di Antonella Iammarino
Una giornata dedicata ad un acronimo, LGBTQ+ che poi sono persone. Una giornata dedicata alla diversità di genere, a chi a causa di un corpo che non s’identifica pienamente in uno dei due generi di uomo e donna, trova quotidianamente ostacoli che vanno dagli atteggiamenti esclusivi quando non aggressivi da parte delle altre persone alle enormi difficoltà nell’accesso ai servizi fondamentali, compresi quelli sanitari. E’ stato un convegno coraggioso quello organizzato oggi dall’OMCeO di Campobasso.
“E’ questa un’iniziativa non facile da proporre – ha rimarcato il presidente Pino De Gregorio nel suo saluto iniziale -, Ma qualcuno doveva pur farlo e noi abbiamo scelto di farlo perché non è possibile chiudere gli occhi davanti alla sofferenza, alle ingiustizie, all’oggettiva difficoltà che una parte di umanità vive quotidianamente e che ci chiama in causa nella nostra professione”.
Ecco allora un excursus completo, interdisciplinare, pensato dalla Commissione Pari Opportunità OMCeO e affrontato da esperti medici e di altre discipline.
Hanno aperti i lavori i saluti delle referenti delle analoghe commissioni regionale e comunale, Giusi di Lalla e Annamaria Trivisonno. “Un argomento spigoloso – hanno ribadito entrambe – che portiamo avanti non senza difficoltà, ma occorre lavorare perché ognuno abbia la possibilità d’esprimere il proprio genere”.
A portare conoscenze e soprattutto grande esperienza di fronte allo stigma nei confronti della diversità, la professoressa Anna Castellano (psichiatra e psicoterapeuta) che ha rappresentato come il problema sia soprattutto culturale, con conseguenze ad ogni livello: comunicativo, emotivo, rappresentativo e pratico. Ha percorse le prime conquiste transgender raccontate e immortalate in antiche e suggestive immagini fotografiche. Ha aperto un discorso che gli altri relatori hanno proseguito attraverso altre prospettive. Come quella della comunicazione, con particolare riferimento alla non semplice ricerca di un linguaggio sempre più inclusivo e sempre meno discriminante o addirittura violento, rappresentata dalla pediatra Silvana Capasso, consigliera nazionale.
Ha affrontato l’assessment delle persone adulte transgender Gender Diverse (TGD), persone con identità di genere che differiscono dal genere/sesso assegnato alla nascita e che spesso non ricadono neanche nel genere binario, il presidente dell’Osservatorio nazionale sull’Identità di genere ONIG, lo psicologo Paolo Valerio.
Ma come va gestita la persona con identità di genere non convenzionale nell’ambulatorio? Quali protocolli adottare? Come fare la diagnosi? Come procedere nell’esplorazione dell’identità di genere di queste persone? Sono domande affrontate dal professor Matteo Marconi del Centro di riferimento per la Medicina di Genere dell’Istituto Superiore di Sanità che ha rimandato, per ogni approfondimento, al sito ‘Info Intersex, sempre dell’ISS.
Primo ricercatore presso lo stesso Centro dell’ISS è la dottoressa Marina Pierdominici che ha affrontato il tema della prevenzione nelle persone transgender, soprattutto in relazione agli stili di vita più diffusi in questa fetta di popolazione.
Giulia Senofonte, endocrinologa ricercatrice, esperta di terapia ormonale in persone transgender, ha quindi parlato di cure, di effetti collaterali, di salute sessuale per persone che si sottopongono a trattamenti di questo tipo.
Gli interventi della mattinata sono stati coordinati dalla presidente dell’Ordine degli Psicologi Alessandra Ruberto e dal presidente OMCeO De Gregorio; quelli del pomeriggio dall’avvocato Giuseppe De Rubertis, dal dottor Luca Venturino e dal professor Germano Guerra dell’Unimol.
Proprio nel pomeriggio s’è aperto il sipario sull’aspetto giuridico con l’avvocato Vincenzo Miri, presidente della Rete Lenford dell’Avvocatura per i diritti LGBTI+ che ha parlato di tutela attuale e conseguentemente delle riforme necessarie.
Urologo e andrologo, il dottor Lorenzo Cirigliano delle Molinette di Torino, in collegamento, ha illustrate le più recenti tecniche ricostruttive nella chirurgia genitale di genere.
Non sono rimaste fuori dal dibattito interdisciplinare messo in piedi dall’OMCeO le riflessioni provenienti dalla sociologia, affidate alla professoressa Marianna Coppola dell’Unimol, seguite da un approfondimento sugli stereotipi che riguardano le persone transgender della dottoressa Rosa D’Amico, chirurgo generale AIDM.
Ha conclusa la carrellata d’eventi, seguita con attenzione da un pubblico nutrito ed interessato, la testimonianza di Luce Visco del Centro LBT Campobasso che ha raccontato il suo percorso transgender, tutt’altro che semplice.
“Oggi sono qui a parlare di un traguardo raggiunto – ha dichiarato la Visco -, nella speranza di poter dare una mano a chi questa strada la deve ancora percorrere”.