Di Vittorio Venditti
Italica Scorciatoia
Non sembra, ma avere il tesserino d’appartenenza all’Ordine dei Giornalisti a volte è un vantaggio che non si riflette sulla capacità di registrare e divulgare le notizie, ma sul far paura con questo modus operandi a chi ha la sicurezza di uno stipendio mensile e pensando di trincerarsi dietro la burocrazia, ritiene comunque di farla franca anche quando commette degli errori.
e’ quanto accaduto nei giorni scorsi (e chissà quante altre volte non denunciate da chi che sia) presso la sede INPS di Campobasso, situazione ripetutasi ieri via telefono e coinvolgente la zona distaccata di Termoli, a proposito del non accoglimento di una domanda da presentare presso quell’ente, contingenza poi appianata con l’ausilio (non di poco conto) dell’annunciare il redigere e la pubblicazione di quanto ora si sta leggendo. In breve i fatti:
Una richiesta presentata a fine aprile duemilaventidue mediante patronato, riceve una sollecitazione nel giugno dello stesso anno alla quale l’utente regolarmente risponde mediante il medesimo intermediario, nonostante venisse richiesto un documento già in possesso dell’ente oggi sotto il focus, da almeno venticinque anni. Giovedì tre ottobre, ma del duemilaventiquattro, l’utente richiedente si vede recapitare una raccomandata cartacea a mezzo posta, nella quale è testualmente esposta la ricusazione della richiesta perché mancante del documento richiamato in causa sopra.
L’utente, in evidente stato di fastidio, dopo che la notte ha portato consiglio, lo scorso quattro ottobre si reca presso la sede INPS di Campobasso non senza difficoltà perché disabile. Accolto allo sportello e spiegato il fatto, nell’intento di risolvere il problema evitando di far ricorso secondo quanto disposto dalla raccomandata cartacea ricevuta e considerato che la pubblica amministrazione, pur essendone in possesso, esige il documento a suo dire “mancante” per la conclusione della richiesta momentaneamente bocciata, chiede di poter consegnare a mano la copia dell’incartamento oggetto di contesa, aggiungendo però di voler a sua volta la ricevuta cartacea dell’avvenuta consegna. Per la serie: ‘chi di spada ferisce, di spada perisce’.
La persona addetta all’accoglienza inizia a tergiversare e di rimando l’utente la interrompe aggiungendo che quanto in essere, al di là della soluzione del problema proposto, assurge ad inchiesta giornalistica da portare a termine con quanto oggi presente, più la successiva divulgazione a livello nazionale del disservizio aggravato dal fatto che è perpetrato ai danni di chi per risolvere il tutto ha avuta la necessità di richiedere aiuto terzo.
A questo punto la situazione cambia da così a cosà, con il percepire da parte dell’utente dell’evidente infastidirsi (misto a paura di chissà cosa) da parte della persona ‘al di là della barricata’ che si premura d’interpellare chi è responsabile dello sportello che a sua volta tenta d’asserire la non colpevolezza di chi risponde alla sollecitazione in essere, cosa che l’utente blocca sul nascere, spiegando a sua volta che gli sportellisti ed i loro diretti superiori non sono responsabili di scelte fatte in alto loco e che ogni utente si reca ai punti d’accoglienza di pubblica amministrazione et similia per risolvere al meglio e nel più breve tempo posibile quanto incombe senza null’altro pretendere.
Il contesto quindi prende il giusto indirizzo e la persona responsabile accetta di leggere la pratica che l’utente ha portata con sé, ritenendola regolare, ma… La soluzione è di là dal venire “perché di queste faccende s’occupa la sede di Termoli e perciò bisogna prenotare un colloquio telefonico o andare nella città adriatica per evitare d’imbastire un ricorso lungo da sbrigare”. L’utente accetta l’appuntamento telefonico fissato per ieri, ribadendo che comunque oggi se ne sarebbe parlato in Rete, magari con la pubblicazione della pratica stessa perché alla faccia della burocrazia, almeno la privacy personale è violabile.
Ieri mattina dunque arriva la chiamata da Termoli ad orario prefissato e puntuale. La persona operante nella locale sede INPS chiede lumi perché dichiara di non essere a conoscenza dell’argomento del quale si dovrà trattare, ma inizia a porre paletti avversi ad estinguere il fatto. L’arma usata venerdì torna perciò a portata di mano, anzi, di bocca e viene espressa da chi ha ricevuto il danno da sanare con naturalezza. Altrettanto ‘naturale’ è la reazione infastidita di chi è all’altro capo del telefono, persona che evidentemente s’è visto rovinare l’inizio della settimana lavorativa, non sapendo come arginare la richiesta sempre più pressante e precisa che l’utente propone. Alla fine si decide anche in questo caso di chiamare in causa chi è responsabile della situazione, ma la cosa si sarebbe riproposta solo il prossimo undici ottobre ed oggi è otto. Il ribadire che comunque stamattina i quattro lettori del presente telematico avrebbero avuta contezza della questione velocizza l’iter, ragion per cui l’appuntamento viene previsto ad horas mediante una seconda, breve telefonata che avrebbe fissata la discussione con chi è più in alto in grado, ma per le dieci successive.
Abbastanza puntualmente arriva anche la terza telefonata e qui si ripresenta il solito balletto di responsabilità e scaricabarile da parte di chi parla da Termoli ed il ripetere che tutto sarebbe diventato di dominio pubblico come detto più volte sopra, ancora una volta sfonda ogni barriera burocratica.
Senza tirarla ancora per le lunghe, va detto che la soluzione è stata raggiunta come esplicitato in basso, ma da tutta questa trafila di ‘scambi d’idee’ è scaturita una serie di magagne dalla quale ne vengono estrapolate due che vanno descritte:
1°: la totale disarticolazione tra uffici dello stesso ente che se tutto avesse invece funzionato correttamente, avrebbero potuto risolvere il problema imposto da quanto viene richiamato a seguire, con una telefonata a Termoli da parte di chi lavora allo sportello di Campobasso, chiamata diretta all’ultima persona che ha discusso con l’utente, (ciò per stessa ammissione di questa), l’immediata acquisizione presso il punto d’accoglienza INPS del capoluogo di regione del documento richiesto, la sua trasmissione tramite posta elettronica (anche ordinaria) alla sede dell’ente sita nella città adriatica ed il conseguente e soprattutto rapido rilascio di quanto non ottenuto in un anno e mezzo;
2°: la mancanza di un archivio contenente la documentazione rilasciata nel tempo dagli utenti e la possibilità di venir consultato dai dipendenti e dai responsabili, addetti alla soluzione dei contenziosi, non necessariamente da avviare a ricorsi che lasciano il tempo che trovano;
La situazione è stata risolta con l’ennesimo invio di quanto desiderato a mezzo posta elettronica ordinaria, direttamente da casa dell’utente, sistema utilizzato poi anche per la successiva ed immediata spedizione dell’attestazione d’avvenuta accettazione della domanda che per un anno e mezzo è rimasta in sospeso, cosa che si sarebbe potuta risolvere in cinque minuti, così come avvenuto ieri.
Tal epilogo ha permesso di bloccare la divulgazione a livello nazionale del tema, cosa che è andata a tutto vantaggio delle persone addette a vario titolo alla soluzione del problema in oggetto, sicuri capri espiatori che sarebbero stati sacrificati dalle alte sfere di un ente che colpevole reale del disservizio, comunque non avrebbe pagato per la sua negligenza nel modernizzare e velocizzare un’attività che non avrebbe dovuto coinvolgere l’utente finale, (se non nel beneficio richiesto), atteso che quand’è in essere un contratto di lavoro e per le più disparate ragioni sorgano problemi in capo alle norme da attuare per la buona riuscita delle soluzioni da applicare, siano gli enti preposti ad appianare i problemi che ne derivano.