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Per Salvare Agricoltura E Pesca In Italia E In Europa Va Superato Il Modello Neoliberista

Di Mimmo Pelagalli

Altragricoltura

“Secondo i dati Istat, più del 95% delle aziende agricole italiane sono condotte a livello familiare, mentre per la Unioncamere, in Italia chiudono decine di migliaia d’aziende del settore primario ogni anno, rilevando nei primi otto mesi del duemilaventiquattro una cancellazione record di oltre ventiseimila imprese con tantissime aziende già espropriate e vendute all’asta. Dato in accelerazione rispetto al trend che ha visto chiudere in pochi decenni oltre il 50% delle imprese agricole. Dal 1996 le aziende della pesca passano da ventitremila imprese circa a undicimilasettecento circa (anche qui il 50%), in una crisi economica tale per cui il bando che finanzia la rottamazione dei motopescherecci che si sta chiudendo proprio oggi – settantaquattro milioni di euro di fondi pubblici – sta raccogliendo l’adesione di circa quattrocento imprese che perderemo presto”. È questo l’incipit del documento di Alleanza sociale per la sovranità alimentare redatto a Siracusa durante la tre giorni di Forum “Fuori dal G7, Contro il Wto, per un Commercio Giusto e per la Nuova Riforma di Agricoltura e Pesca”. La crisi dell’agricoltura italiana è certificata anche dal dato del Prodotto interno lordo: “Mentre il Pil italiano nel 2003 è stato in crescita, il valore aggiunto dell’agricoltura è diminuito del 3,5% (perdendo circa un miliardo di euro) – si fa notare nel documento che sarà presto inviato con richiesta d’incontro al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida che ha presieduto il G7 Agricoltura di Siracusa.

La crisi di questi anni, secondo l’assise di Siracusa tra oltre 40 associazioni e sindacati, è stata causata dal modello economico neoliberista, scelto per gestire i processi di produzione, trasformazione e commercializzazione: “quello delle banche, della GdO, delle Multinazionali e del Wto che impone regole commerciali medioevali”. Tant’è vero che “Chi cresce, in realtà, sono l’agroindustria e la commercializzazione che vedono ampliare la loro capacità di produrre valore aggiunto, mentre il settore primario perde, trascinando vaste aree del Paese nella crisi, lasciate sole da decenni a fare i conti con l’abbandono dei territori, la desertificazione ambientale e social, gli effetti delle crisi ambientali come le alluvioni – si legge ancora nel documento finale del Forum adottato in assemblea e consegnato ad un gruppo di lavoro per la stesura finale e la prossima pubblicazione.

Il documento chiede alla politica di passare dalle petizioni di principio alle iniziative concrete che portino risultati. Tre gli obiettivi:
1. ottenere dall’Europa un cambio profondo d’orientamenti restituendo centralità all’agricoltura, alla pesca e al Mediterraneo;
2. adottare in Italia ogni iniziativa possibile per favorire il reddito delle imprese produttive piccole e medie, piuttosto che l’agroalimentare dell’agrobusiness;
3. adottare in Italia una forte iniziativa di risanamento delle aziende agricole scongiurando il dramma della debitoria delle imprese legata al fallimento del modello imposto.

“Per parte nostra – è scritto ancora nel documento – lavoreremo nei prossimi mesi perché su queste proposte si costruisca l’Unità degli agricoltori e dei Pescatori impegnati da tempo contro la crisi e per dare vita alla più ampia alleanza con i braccianti, i tecnici e i cittadini”.

Sulla base del documento del Forum, l’Assemblea nella Chiesa di Bosco Minniti in Siracusa ha approvata la proposta che si costituisca una “Rete Permanente d’iniziativa per la Nuova Riforma dell’Agricoltura, della Pesca e del diritto al cibo e al lavoro” dando mandato al Coordinamento dell’Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare di convocare un incontro per avviarne i lavori.

L’Assemblea ha anche adottata una risoluzione proposta da Altragricoltura che impegna il movimento a sostenere, estendere e rafforzare le mobilitazioni di contadini e cittadini in difesa del territorio ed a partecipare a tre prime iniziative:
– la mobilitazione degli allevatori contro la crisi economica e per l’eradicazione delle zoonosi (Brucellosi e Tubercoli) e delle epizoozie (Lingua Blu e Peste suina africana su tutte), anche per difendere i territori delle aree interne dall’abbandono di cui i pastori e gli allevatori sono spesso uno degli ultimi presidi.
– la mobilitazione per difendere i territori dal dilagare dell’eolico selvaggio e per un modello della produzione energetica popolare e non in mano all’agrobusiness delle multinazionali e della speculazione energetica (in particolare a sostegno della mobilitazione dei pastori, dei contadini e dei cittadini sardi impegnati a scongiurare che l’isola diventi un’industria della produzione energetica industriale compromettendo il territorio).
– il sostegno a iniziative unitarie per dare vita nelle aree alluvionate dell’Emilia Romagna alla più forte risposta popolare di fronte ai ritardi con cui si risponde ai problemi delle famiglie ed alle imprese rurali alluvionate ed all’assenza di piani e azioni credibili di messa in sicurezza del territorio e di prevenzione.