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CARRIERA NEGATA: LA RIVENDICAZIONE DEGLI ASSISTENTI GIUDIZIARI

Comunicato Del ‘Comitato Assistenti Giudiziari – UNITI SI VINCE’

Diritto alla carriera: gli assistenti giudiziari si mobilitano e costituiscono il “Comitato assistenti giudiziari – Uniti si vince”

Giustizia

La sabbia nella clessidra è finita, il tempo delle chiacchiere è scaduto e la pazienza degli assistenti giudiziari è abbondantemente terminata! È scoccata l’ora d’alzare la voce per non veder firmare l’ennesimo contratto senza ottenere il sacrosanto riconoscimento del diritto ad una riqualificazione giuridica sempre promessa (anche normativamente prevista), ma mai ottenuta.

Gli assistenti giudiziari si sono mobilitati in massa per far valere i loro diritti in vista dell’imminente rinnovo contrattuale, momento cruciale per non ritrovarsi ancora una volta con un pugno di mosche in mano. All’inizio di settembre è stato costituito il “Comitato assistenti giudiziari – Uniti si vince” e nel giro di una settimana s’è arrivati a tantissime adesioni. È una corsa contro il tempo, ma l’obiettivo a cui si punta con convinzione e determinazione è coinvolgere tutti gli appartenenti alla qualifica professionale di assistente giudiziario che conta circa ottomila unità. Il passaparola attraverso ogni mezzo (di stanza in stanza negli uffici giudiziari e con i gruppi Whatsapp e Facebook) sta superando ogni aspettativa, convincendo gli assistenti giudiziari in servizio in tutta Italia ad alzare un muro contro l’ennesima inGiustizia che si sta per perpetrare ai loro danni.

Senza giri di parole il “Comitato assistenti giudiziari – Uniti si vince” punta al cuore del problema e chiede che siano attuate le disposizioni legislative già vigenti che prevedono a chiare lettere la crescita professionale degli Assistenti Giudiziari, alla stregua di tutti gli altri lavoratori. Le principali rivendicazioni avanzate e messe nero su bianco nello Statuto sono molto chiare:
– l’unificazione delle figure dell’assistente giudiziario e del cancelliere esperto, come proposto dal Ministero, in linea con il nuovo sistema di classificazione del CCNL 2019/2021;
– l’attuazione dell’accordo del 26 Aprile 2017, relativamente all’inadempiuto passaggio da assistente giudiziario a cancelliere;
– la disciplina del passaggio in terza area degli assistenti giudiziari, alla pari di tutte le altre P.A., come previsto dagli articoli 17 e 18 del CCNL – Comparto Ministeri anche in applicazione dell’art. 52, comma 1-bis del d.lgs. n. 165/2001, con l’adozione di criteri chiari e trasparenti per la progressione di carriera che tengano conto delle competenze acquisite e dell’esperienza maturata nel profilo d’appartenenza.

A tal fine il Comitato si rivolge alla controparte pubblica e chiederà a breve un incontro al Ministro e al Capo Gabinetto, organizzerà sit-in davanti a tutte le articolazioni giudiziarie nonché a Piazzale Clodio e manifestazioni che potrebbero paralizzare il funzionamento degli uffici giudiziari.

L’iniziativa, inoltre, è ancor di più rivolta a richiamare l’attenzione delle Organizzazioni Sindacali, nessuna esclusa; del resto chi è chiamato a tutelare gli interessi dei lavoratori? A queste ultime che ben conoscono il disagio e il rammarico degli Assistenti Giudiziari, si richiede di dare sostegno a tale battaglia per soddisfare le legittime aspirazioni di carriera.

S’evidenzia sul punto che nell’ultimo anno gli Assistenti Giudiziari, ancor prima di costituirsi in Comitato, hanno scritto al Ministro della Giustizia, on. Nordio, nonché alle OO.SS., invitando queste ultime a dar voce alle rivendicazioni della categoria, per garantire il diritto alla crescita professionale di chi da anni con abnegazione e sacrificio lavora negli uffici giudiziari. Ebbene nessuno ha mai pensato di dare un benché minimo riscontro, evidentemente le missive sono state inserite nell’archivio corrente… il cestino!

Gli assistenti giudiziari di lungo corso sono “mortificati” dall’assenza di una prospettiva di crescita professionale, diritto costituzionalmente garantito dall’articolo 35: “…La Repubblica… cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori…” I dipendenti con ormai quasi 30 anni di anzianità sono “incatenati e bloccati” nella qualifica d’appartenenza. Uno spiraglio di crescita è stato intravisto con l’accordo del 26 Aprile 2017 che prevede il passaggio giuridico da assistente a cancelliere esperto, rimasto ad oggi inevaso, perpetrando così una ingiustizia nei confronti di questi lavoratori. Si evidenzia che come si legge nell’Ordinamento professionale vigente, le due figure sono sostanzialmente analoghe e/o equivalenti per l’espletamento delle mansioni e per i requisiti di accesso, pertanto questa suddivisione di ruoli non ha alcuna ragione d’essere. Le attività prevalenti per entrambi i profili che li rendono interfungibili sono l’assistenza in udienza e l’assistenza al Magistrato. Con lo sblocco del turn over, durato circa venti anni, sono stati banditi concorsi di Cancelliere esperto, Funzionario, Direttore, senza alcuna riserva di posti per il personale già in servizio. Gli Assistenti Giudiziari, con titoli equivalenti o superiori ed esperienza pluriennale, si sono visti scavalcare da tanti nuovi ingressi con profili più elevati, con un appiattimento della funzione verso il basso, in spregio ad un principio cardine del nostro sistema giuridico secondo il quale, viceversa, “vanno adottate le misure per evitare l’appiattimento verso il basso delle qualifiche, garantendo una giusta valorizzazione del personale”. Senza tener conto che per garantire il buon funzionamento degli uffici giudiziari, data l’inesperienza dei nuovi colleghi, certamente solo per prassi, ma non per legge, contribuiscono alla formazione anche di qualifiche superiori. Per non parlare del quadro relativo agli assunti con concorso negli scorsi anni che risulta essere a tinte quanto mai fosche, senza nessuna prospettiva di crescita. Giovani d’elevata professionalità che muniti di laurea, abilitazioni, dottorati di ricerca, considerata l’ennesima mancata prospettiva, si ritrovano costretti ad abbandonare il Ministero della inGiustizia ed a migrare verso altri lidi, sicuramente più confortevoli sotto il profilo professionale ed economico. Tutto ciò deriva da un sistema organizzativo che non funziona e che provoca solo malessere e malumore in tutti i lavoratori della giustizia, non gratificati da alcun tipo di riconoscimento, trattati come “Figli di un Dio minore” rispetto ai colleghi di altre P.A.

Preme inoltre sottolineare come il personale giudiziario è immobilizzato nel Ministero della Giustizia senza possibilità di transitare in altre Amministrazioni. Dal lontano 2016 i vari governi che si sono succeduti hanno vincolato il personale con quanto disposto dal d. l. 168/2016, art. 4, co. 2, convertito nella l. n. 197/2016 che vieta ai lavoratori della Giustizia d’essere comandati, distaccati o assegnati presso altre pubbliche amministrazioni, fatta eccezione per il personale con qualifiche dirigenziali. Ma se i dipendenti della Giustizia sono così “indispensabili”, come mai agli stessi non viene riconosciuto un equo indennizzo in busta paga, né alcun tipo di premialità, sia in termini economici che giuridici?

In tema poi di rivendicazioni economiche, è necessario ottenere un aumento contrattuale in linea con l’inflazione nonché l’adeguamento del FUA Giustizia a quello delle altre pubbliche amministrazioni. Nella graduatoria ad hoc sul Fua, pubblicata recentemente da diversi quotidiani, i giudiziari guadagnano un “onorevole” ultimo posto che va in controtendenza rispetto a qualche anno fa quando i giudiziari percepivano un’indennità ministeriale molto più alta rispetto agli altri dipendenti pubblici.

Ora basta, gli assistenti giudiziari vogliono ottenere finalmente dignità professionale ed economica!

Meritano una crescita professionale, un diritto alla carriera, sancito costituzionalmente, con una priorità assoluta rispetto ad altri lavoratori della giustizia, assunti da molto meno tempo che pur hanno diritto alla carriera, ma nel rispetto dei tempi e nei modi previsti dalla norma.