Di CommercioAttivo
“LIBERIAMO LA DOMENICA dal LAVORO”: 150mila firme raccolte. Depositata in Parlamento la proposta di legge.
Siamo giunti dunque alla conclusione della raccolta firme per chiedere con forza di abrogare quel famigerato comma del decreto Salva Italia che ha contribuito in maniera devastante alla resa di migliaia di negozi di vicinato di questo Paese, ormai dilaniato da una crisi economica senza precedenti.
Centocinquantamila no alle aperture domenicali.
Tre volte tante le firme che sarebbero bastate per una legge d’iniziativa popolare.
La campagna “Libera la domenica”, promossa da Confesercenti Nazionale, Federstrade e CommercioAttivo con l’appoggio della C.E.I. Nella persona del nostro Arcivescovo Monsignor Giancarlo Maria Bregantini Presidente CEI della Commissione Lavoro Giustizia e Pace, è stata sostenuta da tante altre associazioni del mondo cattolico e sindacale, ed ha così raggiunto il suo primo traguardo.
Tantissime firme, depositate l’altro ieri in Parlamento, per restituire alle Regioni il potere di regolamentare gli orari degli esercizi commerciali.
E soprattutto la necessità di adattarli alle esigenze territoriali, aprendo la domenica solo se necessario.
La liberalizzazione nelle aperture introdotta dal governo Monti, infatti, non ha portato gli sperati aumenti dei consumi e nemmeno dell’occupazione.
Anzi, nel 2012 hanno chiuso 135mila piccole imprese e nel solo primo trimestre di quest’anno altre 23mila.
E la prospettiva a cinque anni è ancora nera: 80mila Pmi in meno.
In più le famiglie, che hanno speso lo scorso anno 40 miliardi in meno, nel 2013 tireranno la cinghia per altri 13 miliardi (-1,6%).
Aprire sette giorni su sette, insomma, ha avvantaggiato, solo la grande distribuzione, togliendo tempo inoltre al riposo, alla famiglia, ed alla cura dello spirito.
Nel corso di questi mesi abbiamo visto declinare tante speranze tra i nostri colleghi ,ormai sfiancati dal perdurare della situazione di stallo e dalla perdita di reddito di tante famiglie a cui manca il lavoro.
In Molise registriamo una situazione alquanto critica sul piano dei consumi ed una reattività delle imprese davvero ridotta al lumicino.
A questo punto, ci auguriamo che la “nostra proposta di legge” di iniziativa popolare, una volta approdata in Parlamento, trovi la corresponsione tra gli organi del nuovo governo e che si pensi finalmente ad un vero assetto del mondo produttivo italiano, a partire dall’industria per finire al commercio e all’artigianato.
Speriamo inoltre che si discuta seriamente su come abbassare le tasse che gravano sulle imprese, su come ridurre il costo dell’energia, su come far ripartire un buon rapporto con le banche, affinché tornino ad esistere banche d’impresa per le imprese, divise ed alternative alle cosiddette banche di investimenti o di speculazione finanziaria.
Servono nuove norme europee che riescano a frenare la grave tendenza da parte delle imprese private a lasciare i Paesi dove la normativa in materia di lavoro e la vigilanza dello Stato proteggono i lavoratori, favorendo così “il lavoro schiavo” come dice Papa Francesco nonché la perdita del posto di lavoro di tanti operai italiani.
Serve inoltre introdurre IL REATO DI ABUSIVISMO perché è molto importante, bloccare un fenomeno che da anni danneggia sia i consumatori che gli imprenditori del commercio legale,aumentando il numero di chiusure dei negozi.
Bisogna ripristinare stabilità e legalità nel settore del commercio al dettaglio per tutelarlo davvero.
In Italia 10.000 attività commerciali sono sparite senza essere sostituite in soli tre mesi ,dunque ci vogliono interventi precisi per risolvere l’emorragia di imprese in atto.
Dunque ancora tante le battaglie da combattere.
Intanto COMMERCIOATTIVO ringrazia tutti coloro che in Molise hanno contribuito in modo determinato al buon esito dell’iniziativa.
COMMERCIOATTIVO