Di Maurizio Oriunno
Fino al prossimo 24 ottobre, nell’ottantesimo anniversario della storica battaglia di Cassino, il Molise ospita una mostra distribuita tra il Museo Archeologico Nazionale di Campobasso, il Museo Nazionale di Castello Pandone a Venafro e il Castello di Civitacampomarano, evento che rievoca, attraverso gli scritti e le immagini di William Congdon, artista americano che fu tra i protagonisti della Scuola di New York nell’immediato dopoguerra, le tragiche vicende di cui fu vittima il popolo molisano per circa 9 mesi – tra il settembre-ottobre 1943 e il maggio-giugno 1944.
Il fiume Sangro, insieme al possente bastione di Montecassino, segnò la linea Gustav, sanguinoso spartiacque tra due mondi, tra due civiltà, tra due tra i più potenti eserciti che a memoria d’uomo si siano mai affrontati. In questo lasso di tempo, tutti i riflettori della grande storia furono puntati su questo confine che passava per un “remoto mondo contadino” marginale dei grandi eventi, immerso nel ritmo uguale delle stagioni e del succedersi delle generazioni.
Con la testimonianza dei suoi scritti e delle sue corrispondenze dal fronte, William Congdon ci restituisce uno sguardo ‘altro’ sulla guerra, rispetto alla retorica della propaganda militare di quegli anni. Come tutti i suoi compagni, volontari ambulanzieri nel leggendario corpo dell’American Field Service, egli vive una sorta di guerra parallela, conflitto che piuttosto si può definire una “guerra alla guerra”. Essi sono gli unici che in quei mesi si preoccupano della sorte dei civili in preda alle rappresaglie tedesche (da una parte) e dei bombardamenti “di precisione” alleati dall’altra.
Adottando un taglio “soggettivo” o quantomeno prospettico, la mostra ripercorre i fatti di quel terribile periodo attraverso lo sguardo pieno di umana pietas che Congdon ci consegna, soprattutto nel suo primo importante testo letterario, “In the Death of One” (In morte di Uno), nelle pagine che rievocano i luoghi e i volti del popolo molisano sofferente.
Seguendo questo filo rosso, la mostra s’avvale di tre ordini di comunicazione che prevedono un apparato storico-documentario, con pannelli didascalici, fotografie, infografiche, mappe, nonché teche con documenti originali e in riproduzione, relativamente alla guerra in Molise, alla storia e alla natura del leggendario American Field Service, con particolare riferimento al percorso del Platoon D della 567a Compagnia (Coy) cui Congdon fu assegnato, nel quadro del sistema dei soccorsi medici dell’8a Armata Britannica nell’Alto Molise.
Questo excursus storico comprende anche alcuni episodi poco noti. Anzitutto la missione svolta dalla 567a Coy nell’ultima battaglia di Montecassino al seguito del 2o Corpo d’Armata Polacco, tra l’11 e il 18 maggio 1944.
Un focus è stato posto sulla drammatica odissea di questo Corpo e sul rapporto particolarmente cordiale stretto con esso dagli ambulanzieri dell’AFS, anch’essi insigniti di medaglia al valore da parte del Governo Polacco in esilio dopo la presa di Montecassino. Poi il progetto di un piano di ricostruzione d’Isernia distrutta dai bombardamenti, elaborato da John Cheeseman Harkness, collega ambulanziere di Congdon, successivamente architetto di prestigio nel suo Paese come collaboratore di Walter Gropius; infine, la missione dell’American Friends Service Committee, associazione di Quaccheri americani e inglesi, svolta nell’area del Sangro nel 1946 per la ricostruzione dei paesi distrutti, cui partecipò lo stesso Congdon, nel quadro degli aiuti lanciati nell’immediato dopoguerra dall’UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration).
Inoltre, un sussidio multimediale, costituito da un video e da un filmato, realizzati da insegnanti e studenti dell’ITSOS “Albe Steiner” di Milano che mettono in scena, rendendoli fruibili al pubblico, i testi di Congdon già menzionati, ricchi di commoventi episodi, ma anche di commenti e giudizi spregiudicati sulla guerra in corso.
Infine, una parte della mostra è dedicata all’esposizione di opere grafiche e pittoriche di Congdon. Anzitutto, i disegni eseguiti negli intervalli del suo servizio di ambulanziere, a documentare il dramma della guerra (tra il 1942 e il 1945) che sono ospitati in prevalenza nella sede del Museo Sannitico di Campobasso.
Nel Museo di Castello Pandone, la parte storico-documentale è invece accompagnata da una mostra di una trentina di opere a olio, scelte secondo un criterio tematico da tutti i periodi della lunga carriera produttiva dell’artista, a documentare come il suo sguardo carico di pietas abbia preso corpo nelle superfici pittoriche di un maestro ancora poco conosciuto dell’arte americana e internazionale del secondo dopoguerra.
A completare la conoscenza dell’arte congdoniana, nella sede del Castello di Civitacampomarano, nella cui collezione già figura un’opera a pastello di William Congdon, verrà esposta una decina di altri pastelli dell’artista, tra i numerosissimi che egli produsse nell’ultima stagione della sua vita, tra il 1982 e la morte.