Di Ouday Ramadan
LA MANOVRA DI BIDEN DAL PUNTO DI VISTA PALESTINESE
Gli obiettivi alla base della tabella di marcia di Biden per porre fine alla guerra a Gaza. – Ciò che per chiudere il conflitto è stato incluso nella mappa è il risultato di discussioni tra Israele, Stati Uniti d’America e gruppi d’interesse internazionali che sono arrivati a credere che questo documento sia considerato il più appropriato in termini di tempistica.
Riuscirà questa volta l’iniziativa americana a imporre una soluzione che metta fine a quella strage di civili? L’annuncio da parte del presidente americano per la prima volta di una road map per fermare la guerra nella Striscia di Gaza è un discorso che porta in sé molteplici messaggi per diverse fazioni e costituisce un’esplicita dichiarazione americana a uscire dalla fase di sostegno e gestione della guerra alla necessità di porre effettivamente fine alla stessa e questo è considerato un cambiamento nella posizione statunitense.
I messaggi inclusi nel discorso di Biden sono rivolti a più d’una parte in gioco e possono essere ristretti a tre obiettivi fondamentali. Il primo, quello contenuto nell’annuncio del piano per porre fine alla guerra, è arrivato con l’intenzione di stoppare le manovre di Netanyahu e di metterlo alle strette per garantire che l’accordo non venga manomesso come accaduto nel precedente, approvato daHamas. Quanto al secondo punto, esso prende di mira la società israeliana che si ribella contro Netanyahu e che fa pressioni affinché lo stato ebraico concluda un accordo, affermando che questa sia l’ultima occasione per fermare la guerra e la possibilità di risolvere la questione ‘prigionieri/ostaggi’ con Hamas. . Il terzo messaggio è rivolto al mondo e dichiara che questa volta c’è un impegno americano a dare seguito all’accordo e garantirne l’attuazione.
È chiaro che ciò che è incluso nella mappa per porre fine alla guerra è il risultato di lunghe discussioni tra i soggetti in campo con argomenti che hanno portato comunque al consolidamento della convinzione americana nell’impossibilità di eliminare il movimento di Hamas e le fazioni della resistenza secondo il metodo israeliano con la scomparsa dello slogan travolgente di Al-Nasser annunciato da Netanyahu. Tutto questo, alla luce dei crescenti timori americani che L’isolamento di Israele aumenterà ulteriormente nel mondo se questa guerra continuerà senza una strategia o degli obiettivi come lo è ora, soprattutto dopo che Israele è effettivamente entrato in una guerra di logoramento e un grave fallimento nel risolvere la questione ha avuto luogo quasi un mese dopo l’invasione della città di Rafah, senza l’ottenimento reale d’alcun risultato.
Ciò che colpisce è che il discorso di Biden ha adottate pienamente le richieste della resistenza palestinese, parlando chiaramente di una cessazione globale della guerra, di un ritiro delle forze d’occupazione da Gaza e del ritorno degli sfollati nel nord con un chiaro impegno per la ricostruzione. Questo è un annuncio che contiene una vittoria per la resistenza e una sconfitta per Israele, poiché ha in sé le richieste dei palestinesi in essere non da oggi.
Una domanda è frequente in questi giorni: riuscirà l’iniziativa americana a imporre stavolta una soluzione che metta fine alla guerra a Gaza? – In linea di principio, l’accoglienza da parte del movimento Hamas del disegno di Biden e di qualsiasi progetto che garantisca la cessazione dell’aggressione contro il popolo palestinese e il fatto che Israele non neghi tal soluzione, indica l’esistenza di una maggiore possibilità di successo.
L’annuncio della road map sembrerebbe nascondere una proposta israeliana, mirante principalmente a salvare l’alleato degli americani dallo stato di collasso che lo affligge a causa della vacillante guerra a Gaza e di un tentativo di giustificarne l’azione messa in atto fino ad ora. Con questa però si percepiscono i crescenti rischi che aumentano l’isolamento di Israele a livello globale, realizzando l’entità del danno strategico che potrebbe colpire gli interessi americani in Medio Oriente. Nello stesso tempo è anche un primo passo per impedire qualsiasi espansione del cerchio di guerra sul fronte settentrionale con Hezbollah, dopo l’intensificarsi della minaccia e per mettere in guardia Netanyahu sulle tendenze libanesi al Nord.
È vero che la dichiarazione porta con sé una chiara visione statunitense per porre fine alla guerra, ma parte del suo contenuto è riferita nemmeno tanto di nascosto ad un altro obiettivo perseguito da Biden: gli effetti derivanti dalla campagna elettorale per le prossime presidenziali americane situazione che offre ad esempio anche l’aggiunta dell’applicazione delle sentenze emesse contro Donald Trump, come sua vittoria politica in tal senso.
Tornando al tema, a grandi linee, esiste la possibilità che Israele approvi i termini dell’accordo per varie ragioni, tra le quali la decisione della Corte internazionale di giustizia e le ripercussioni della sentenza su Netanyahu, Yoav Gallant e i leader del suo “esercito” e il termine concesso da Benny Gantz a Netanyahu per ritirarsi dal Consiglio di Guerra a causa della mancanza di chiarezza negli obiettivi e nella visione strategica della guerra, l’aumento del ritmo delle manifestazioni all’interno d’Israele che chiedono la conclusione di un accordo sullo scambio di prigionieri, la continuazione delle manifestazioni nelle università americane e il loro impatto sulle imminenti presidenziali e poi la completa invasione di Rafah da parte di Netanyahu che significa (secondo logica) che quest’ultimo ha persa la speranza nella ricerca degli ostaggi e la perdita delle ultime carte che aveva per risolvere la guerra con Hamas, vuol dire anche un ulteriore fallimento nel raggiungere obiettivi diversi dall’uccisione e dalla distruzione, il che si somma alla sconfitta che Israele ha sofferta dopo il 7 ottobre, obiettivi strategici a favore dell’America di cui il presidente Biden ha più che mai bisogno nell’iniziativa per porre fine alla guerra e per migliorare la sua immagine nelle prossime presidenziali. Questa mappa mira anche a portare avanti il dossier di normalizzazione tra Israele e Arabia Saudita, lanciando una soluzione politica che raffredderà la situazione nella regione dopo otto mesi caldi di confronto con Hamas, Hezbollah e il movimento Ansar Allah nello Yemen.
Una delle osservazioni importanti e sorprendenti presentate nella proposta è che Netanyahu ha fatta marcia indietro: s’è accontentato d’annunciare l’incapacità di Hamas di attuare un nuovo 7 ottobre, così come d’accettare la clausola di eliminare le capacità di Hamas invece di eliminare Hamas, vera ritirata in ogni senso.
Questa volta, il presidente Biden spinge verso il successo dell’iniziativa mobilitando tutti i suoi strumenti politici e diplomatici e i suoi alleati per salvare Israele da un lato e sé stesso dall’altro, migliorando la sua immagine all’attenzione del mondo.
È chiaro che esiste un consenso americano-israeliano sull’uscita di Netanyahu dalla questione con la faccia pulita dopo che la sua immagine s’è affermata a livello globale come quella del criminale di guerra più pericoloso della storia, il suo isolamento è aumentato e il fallimento ha cominciato a tormentare i leader e gli ufficiali del suo “esercito”. “, secondo l’ultimo sondaggio d’opinione in Israele pubblicato da ‘Yedioth Ahronoth’, il numero di richieste di pensionamento degli ufficiali è raddoppiato durante la guerra, il che ha costituito uno shock sorprendente e grave per i leader dell’esercito, creando in Israele il quadro oscuro secondo cui la guerra di Gaza è devastante innanzitutto per Israele e non è un evento ordinario, ma piuttosto ha importanti ripercussioni nella regione. Ciò che resta come alternativa a Netanyahu è stipulare un accordo globale o la sua inevitabile fine.