Di Luca Giordano
In una società dov’è richiesta la perfezione e lavorare sodo per migliorarsi sempre più nel proprio settore di competenza, Max Allegri resta l’ultimo esempio di come vivere una vita leggera e d successo, tanto da affidare il risultato delle proprie partite quasi al destino.
Massimiliano Allegri allenatore della Juventus (il più pagato d’Italia) (famoso per il suo ‘catenaccio’ anni settanta) che non cura minimamente la fase offensiva (tanto a detta sua se la palla deve entrare, entra e basta) che si accontenta di vincere le partite con lo scarto minimo di un gol (detentore record di vittorie consecutive per uno a zero),alla faccia dei ‘nuova generazione’ come Guardiola (non più giovanissimo) o un De Zerbi che sono sempre alla ricrea di nuove metodologie di gioco per annientare l’avversario.
Ad Allegri non interessa minimamente d’eccellere: gli basta quel punticino in più o un gol per battere gli avversari, speculando sul tempo facendo difendere la propria squadra anche dagli attaccanti, non dando la minima possibilità di giocare a quelli più estrosi.
Ieri la Juventus ha vinta la coppa Italia. In una stagione dove nelle ultime quindici partite ha raccolti soltanto quindici punti (non riuscendo a battere squadre come Empoli, Salernitana o Verona), qualificandosi alla prossima Champions League più per demerito degli altri che per merito suo. Di corto muso ha vinta anche la finale di coppa (1-0 contro l’Atalanta).
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