Di Vittorio Venditti
(Audio), Preso Dall’Archivio Storico Di Vittorio Venditti
(Foto), Prese Da Internet
Perché: C’E’ Una Valida Alternativa?
Oggi s’arrabbieranno in parecchi, ma a chi scrive non interessa affatto per non usare termini tratti dal ‘vituperato ventennio’. Molise: “Terra Vivibile”, (‘vaticinato’ da ‘pastori’ locali in esercizio nel recente passato) se ci si adatta ad aspettare che arrivi la morte per poter dire che la vita è finita, sperando forse da ‘moli’, comunque rimasti ‘Sani’, di guadagnare il certamente agognato, ma non sicuramente sofferto Paradiso. Se poi si pensa di provare a creare qualcosa per contare un po’ di più…
Questo è il periodo giusto per parlare di tutti e nello stesso tempo non chiamare in causa chi che sia, non per paura (ed a breve sarà chiaro anche il motivo), ma perché il simbolo appena presentato non è in posizione d’attuale bersaglio elettorale. Sulle presenti pagine, da meno di cento giorni si sta dando spazio a ciò che si dice avvenga in quei palazzi che chi li occupa non ha avuta nemmeno la forza (per non dire la capacità) d’acquistare (eccetto il sito di via Genova a Campobasso), in sessant’anni di vita di qualcosa che avrebbe dato più alternative se non si fosse scollegata dall’Abruzzo che per tal azione compiuta ringrazia sentitamente. Si dice perché le ‘chiacchiere di facciata’ hanno fatta sempre presa sul popolino che s’accontenta e lecca per il tozzo di pane che cadendo dalla tavola della ‘Mafia che non spara’, deve finire in bocca a questi derelitti, in quanto costoro non si sforzano nemmeno d’accompagnare tal manna con una mano verso fauci parassite che una volta chiuse non devono far altro, pena la mancanza d’alimentazione futura a breve e di conseguenza a lungo termine. Lo si è visto ad esempio con l’ascesa e la caduta di aziende giunte per fama a livello mondiale e distrutte perché chi vi lavorava, dopo l’adeguata raccomandazione per l’ingresso in tali ‘paradisi’, dimenticando le proprie origini ha pensato che era giunta l’ora della personale e soprattutto familiare emancipazione e quindi non sarebbe stato più necessario recarsi alle urne per il ringraziamento perenne ed inestinguibile da dare a coloro cui aveva già ‘elargito’ prima del raggiungimento di tal ‘stato di grazia’. Risultato? Il fallimento delle mangiatoie e la caduta, anzi, il ritorno nella più nera disperazione per chi aveva avuto l’ardire d’alzar la testa inopinatamente.
Si potrebbe andare avanti per un bel po’, rischiando di perdere buona parte dei quattro lettori che onorano con la loro presenza il lavoro di chi collabora o manda scritti da pubblicare su questa testata, (ciò per manifesta e rivoltante ridondanza nella presente espressione di pensiero) e proprio in considerazione del fatto che ciò sarebbe l’ennesima ripetizione di quanto già proferito in anni di sfoghi, per oggi si tralascia tutto, compreso quanto di famoso riguarda coloro che moli-sani, per rimanere nella storia hanno dovuto fare quanto chi ha studiato dovrà portare a termine per evitare il soffocamento di un luogo talmente “vivibile” che quando va bene uccide per tumori. Sì perché il Molise ha fatto schifo persino al fronte della seconda guerra mondiale, nonostante l’annuale o solo periodico arrabattarsi di chi riesce a vedere episodi d’eroismo (presentando sempre e comunque i soliti preconfezionati ed immutabili pseudo-storici servizi) chiaramente non essenziali (se non addirittura marginali) per il corso di quel conflitto, magari basandosi su quanto prodotto da allucinogeni et similia. Sì perché se da altre parti e comunque al di là dei confini ‘regionali’, certe azioni hanno costruito per reazione, qui non è accaduto nemmeno ciò, in ossequio al quietismo di certa forma di cristianesimo del diciassettesimo secolo dopo Cristo, filosofia che ritenne che l’umanità potesse restar per l’appunto quieta in attesa del Paradiso promesso dal Messia, situazione evidentemente imposta per Legge del contrappasso ai ribelli sanniti e tenuta in vita, questa sì, fino ai giorni presenti.
Dunque, il Molise esiste nel senso più becero del termine e la sfida è rivolta a chiunque riesca a dimostrare che quanto si sta proponendo sia falso. C’è chi, guardando gente capace lasciare queste terre sia pur a mal in cuore, forse per una reazione per altro mal calcolata, ha esclamato cosa avesse dato chi andava via a questa regione. La risposta è nella considerazione di cosa questa terra abbia fatto per far sì che chi è capace ora produca seriamente, ma lontano dal luogo natio. Oggi si parla di ‘turismo delle radici’ e s’attendono i finanziamenti che se ufficialmente dovrebbero servire a creare accoglienza, com’è politicamente normale, saranno esclusivamente utili ad ingrassare i soliti noti che lasceranno cadere le briciole avanzate per cagnolini, gattini e gementi e leccanti d’ogni risma, pronti ad avventarsi su quel ‘pane’, magari rubandolo ad altri che non avranno avuta la forza o l’accortezza di saper tenerlo in bocca ed ora come prima restano con i crampi allo stomaco.
Chi scrive si è pentito amaramente d’aver lasciati altri luoghi nei quali probabilmente si sarebbe potuto mettere meglio in gioco, cosa che non può accadere da queste parti per manifesta inferiorità culturale ed ambientale e per tal ragione sta inculcando in ciò che per necessità è diventata comunque generazione nuova cui voler bene, ogni capacità di saper sparare quella polvere che dovrà essere fonte di vita per tal gioventù, dopo aver caldamente raccomandato di saper cacciare per procurarsi il cibo in maniera seriamente valida, senza attendere il tozzo descritto sopra, non fosse altro che per evitare d’avere sulla coscienza la soppressione di parte di quella massa informe che in tal caso morirebbe di fame perché non ha mai imparato a cacciare ne potrebbe farlo in questa finta savana, apprezzata solo dai cinghiali che se prosperano è proprio per mancanza di lupi o di uomini che preferiscono vivere e farlo altrove per maggior risultato.
Ragazzi, Scappate Finché Siete In Tempo Perché Ogni Ripensamento Tardivo E’ Esiziale.