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“L’Inclusione Scolastica Non Si Tocca. O Si Viola La Convenzione ONU”: AIPD Replica A Vannacci

Di Associazione Italiana Persone Down
(Postilla), Di Vittorio Venditti

AIPD

Alle affermazioni del generale Vannacci che ha dichiarato in un’intervista: “Credo che delle classi con ‘caratteristiche separate’ aiuterebbero i ragazzi con grandi potenzialità a esprimersi al massimo e anche quelli con più difficoltà verrebbero aiutati in modo peculiare. Non è discriminatorio, per gli studenti con delle problematiche mi affido agli specialisti. Non sono specializzato in disabilità. Un disabile però non lo metterei di certo a correre con uno che fa il record dei cento metri. Gli puoi far fare una lezione insieme, per spirito d’appartenenza, ma poi ha bisogno di un aiuto specifico”, replica il presidente di AIPD Gianfranco Salbini: “Ribadiamo il nostro impegno per difendere i diritti delle persone con disabilità e per promuovere un’educazione inclusiva e rispettosa della diversità. Le recenti dichiarazioni del generale Vannacci sulla possibilità di reintrodurre classi speciali rappresentano un serio rischio per l’inclusione scolastica, valore imprescindibile per una società civile e avanzata. Le sue affermazioni non solo vanno contro i principi d’uguaglianza e i diritti umani, ma rappresentano anche una violazione della Convenzione ONU che è legge dello Stato italiano. Pertanto, la nostra associazione ribadisce la propria posizione netta e inequivocabile in difesa dell’inclusione scolastica e dei diritti delle persone con disabilità. Chiediamo inoltre che il governo e tutte le forze politiche aumentino gli sforzi e gli investimenti per garantire una scuola inclusiva di qualità. Una scuola in cui l’inclusione non sia uno slogan, ma una realtà tangibile. Una scuola in cui la presenza dei ragazzi e delle ragazze con disabilità non sia vissuta come un ‘peso’, o come un ‘freno’ per l’espressione delle potenzialità, ma al contrario come un valore aggiunto nel percorso formativo di tutti gli studenti e le studentesse e come arricchimento anche per chi all’interno della scuola lavora”.

Senza chiedere scusa a chi ora dichiarerà l’offesa alla deontologia giornalistica che impone ai cronisti d’evitare ogni riferimento alle personali vicissitudini e considerato che esiste anche un limite umano alla sopportazione, chi scrive dà ‘ragione’ al generale Vannacci e perciò da frequentatore di ‘scuola speciale’ (perché a suo tempo è stata questa l’imposizione statale in tema d’obbligo scolastico con tutti gli annessi e connessi), considerato quanto ne derivi in termini di reale e fattiva istruzione, chiede con forza l’istituzione di una classe particolare da adibire all’esclusivo insegnamento ed al livellamento verso l’alto della “Q”ultura che pervade la mente di taluni soggetti che prima hanno ‘dato lustro’ alle forze militari italiane ed ora tentano d’esportare il proprio sapere, aprendosi verso le istituzioni europee.

Buona Scuola, Signor Generale.