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PRIMO MAGGIO: Lo Spreco Dei Sindacati

Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Salvatore Di Maria

L’Ipocrita Arroganza

Sai che da quando ho incominciato a farneticare, dedico il primo delirio del primo giorno di maggio a quella piaga che sono i sindacati italiani, (qui e qui i link per ricordare), piaga che sta diventando sempre più infetta e sempre più vorace di quel poco che non ci viene rapinato da quella camorra che ancora si ostina a definirsi Stato.

Oggi C’E’ Di Più:
Oggi ti mostro le prove di ciò che dico.

I fatti:

Comunicato sindacale

Era il giorno di un’altra stupida ricorrenza, (quell’otto marzo che per rispetto delle donne non andrebbe festeggiato, atteso che la donna, foriera di vita, andrebbe festeggiata ogni giorno), quando sulle bacheche poste nei corridoi della sede Enel presso la quale presto servizio è apparso il comunicato che ti ho appena proposto in foto e che ora ti propongo in dettaglio:

Comunicato sindacale in dettaglio

Io non riuscivo a credere alle parole che un mio collega mi stava leggendo; pensavo che volesse prendermi in giro o volesse farmi arrabbiare ma lo ascoltavo attentamente perché, al di là di tutto, per me viene prima la buona educazione e poi il resto.

Il dodici di marzo, approfittando della periodica venuta a Campobasso del nostro fotografo di fiducia, chiedo a lui di darmi un passaggio verso casa, evitando così di far muovere uno dei veicoli dei quali mi servo giornalmente per fare il pendolare, alla faccia dei mezzi pubblici che non servono la zona presso la quale lavoro, pur avendo personale in esubero ed in via di licenziamento col bene placido di chi dovrebbe difendere questa gente.
Nel chiedere ciò, a trenta faccio trent’uno, facendo scattare al mio collaboratore le foto che ti ho mostrate, dopo averne apprezzata la sua incredulità alla vista del comunicato.

Ma cosa si vuole con questo documento?

Fino a ieri, iscriversi ad un sindacato e versarne le relative quote in danaro, se non si facesse parte di imprese edili di Gambatesa che te ne imponevano l’obbligo, (così accadeva a mio padre quando lavorava), la quota sindacale era e dovrebbe ancora essere facoltativa e libera espressione del volere del lavoratore.

Presso l’Enel, da quest’anno le cose sono cambiate.
Se non fai parte di uno dei sindacati, hai l’incombenza di dover versare una quota una tantum, a dire dei sindacati stessi, per collaborare alle spese che loro hanno sostenuto per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro.
Così, dopo una mia formale diffida ad evitare tale storno, e dopo che la direzione territoriale del Molise ed il mio superiore diretto hanno compresa la cosa a pieno, (come normalmente accade fra me e queste persone, gente capace di comprendere a pieno le doglianze come i suggerimenti proposte da me, lavoratore), lo scorso diciassette aprile mi sono visto, (come tutti i miei colleghi), recapitare via e-mail il comunicato che t’invito a leggere, ([download id=”338″ format=”2″]), documento che rendeva ufficiale una tale assurdità.

Personalmente, (e posso dimostrare la cosa carte alla mano), ho sempre contribuito a qualsiasi forma di colletta sindacale, atteso che sia giusto dare una mano, in qualsiasi momento, senza farsi troppe domande e soprattutto se in gioco ci sia qualcuno che abbia meno di me; non accetto imposizioni a priori però, ragione per la quale ho già deciso di evitare lo storno che mi viene proposto ma subdolamente imposto da chi, proprio per il fatto che si sia impegnato a rinnovare il contratto collettivo nazionale di lavoro, con ciò abbia evitato ed eviti giornalmente di compiere il dovere per il quale è stato assunto e viene retribuito:
Lavorare.

Perché tutto questo astio?
Perché trattare i sindacalisti come volgari ladri?

Sono stato sempre del parere che chi mi vuole troppo bene alla fine mi frega; la riprova di questo fatto, in questo caso è data dal dover difendermi da coloro che, a loro dire, sono lì per difendere i miei interessi.
Sono stato sempre del parere che se il lavoratore fa il proprio dovere, non solo è apprezzato dal datore di lavoro, ma è incoraggiato nell’agire, ([download id=”339″ format=”2″]), magari senza l’intervento di alcun sindacato, intervento per altro non richiesto.

Allora: Perché pagare?

Dove presto servizio io, ho avuto modo di vedere colleghi che, una volta fagocitati da questo, piuttosto che da quell’altro sindacato, hanno fatta carriera, acquisendo non pochi privilegi: auto di media/alta cilindrata, permessi sindacali per incontri che durano un’ora, per poi passare il resto della giornata a svolgere gli affari propri, quando non, al mare o in montagna ecc., alla faccia di chi, magari senza averlo richiesto, doveva ottenere vantaggi da questo loro modo di comportarsi, previa una modica, mensile e quasi naturale parcella.

Insomma: se io non accetto l’operare di questa risma di “volenterosi”, è da considerarsi normale; più normale di quella normalità che vorrebbe imporci un’ulteriore gabella, in favore di chi, in giornate primaverili come quella di oggi, mette a soqquadro intere città, allo scopo di mettersi in mostra con concerti e quant’altro di simile, manifestazioni che oltre alla sporcizia ed al fastidio per i residenti dei luoghi deputati a tali scempi, il giorno dopo non vengono ricordate per altri vantaggi, manifestazioni che ormai sono normali, come normale si vorrebbe far apparire il loro finanziamento, imposto da chi, per difendere i nostri diritti senza richiesta alcuna, già non fa il dovere per il quale viene pagato dal proprio datore di lavoro.

Sì, perché ormai chinare la testa e lavorare per guadagnare… è diventato anormale: Anzi, da idioti!