Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Salvatore Di Maria E Marco Frosali
Quest’Anno: In Modo Laico!
Come fosse un giro in tondo anno per anno, eccoci tornati a parlare della festa che a Gambatesa si tiene per tradizione l’ultimo sabato d’aprile, festa che partendo dall’omaggio alla Madonna della vittoria, termina in allegria con una reale ripetizione di quanto accade a pasquetta.
Se leggi i link che di seguito rimetterò all’esame della tua intelligenza, ti accorgi che la festa in questione, per varie ragioni, si presenta ogni anno come una novità, ogni anno con qualche incognita da risolvere; per cui, se nel duemilaundici tutto è finito quasi ancor prima di cominciare, (qui il link), Nel duemiladodici si è fatto veramente di tutto, (qui, qui e qui i link), coinvolgendo anche chi ci ha letti stando lontano da Gambatesa: (qui il link per leggere la reazione di Pietro).
Quest’anno, visti i fatti che mi hanno contrapposto a quel club privato che porta il nome di chiesa cattolica di Gambatesa, prendendo le distanze da questi ma con il cuore rivolto alla Madonna della Vittoria, che è Madonna di tutti, che che ne dica il parroco, dopo aver iniziato come riportato in questo ulteriore link, senza indugi siamo passati a ciò che sto per narrarti, alla faccia di chi si lamenta e non sa come divertirsi.
Erano circa le dieci e mezza di sabato dunque, quando la nostra squadretta, sotto una pioggia fastidiosa ma non preoccupante, si è riunita per raccattare vettovaglie, cibo e carburante che sarebbero serviti per tenere insieme il gruppo.
Da dire che a me, Totore, Lay, Maria, timea, Marco, Giuseppe, Mariarosaria e soprattutto il padrone di casa Enzo, quest’anno, per capricci personali, non si è unito Donato.
Così come detto anche ad altri che in un primo tempo volevano essere dei nostri, così come imparato quando frequentavo l’azione cattolica, siccome tutti siamo utili ma nessuno è indispensabile, ci siamo fatta una ragione dell’assenza di donato ed abbiamo cominciato ad avviarci verso la Reggia di Enzo.
La prima cosa che ci è venuto in mente di fare, (per onorare e prendere in giro gli animalisti: S’intende!), è stato di controllare come il nostro padrone di casa trattasse i suoi ospiti abituali, per capire quale sarebbe stato il trattamento a noi riservato.
Nulla di cui preoccuparsi: La cuccia del cane era ottima e abbondante…
Non eravamo ancora arrivati, ma Lay già aveva iniziato a scherzare.
Si è portato una parrucca che di lì a poco ci avrebbe trasformati tutti in zimbelli, tanto che nessuno si preoccupava del fatto che l’avrebbe indossata; la domanda era: Quando?
Maria, forse la persona che ha lavorato di più quel giorno, con l’aiuto di Totore, almeno finché il Nostro è stato in condizioni d’intendere e di volere, ha incominciato a preparare quanto avremmo mangiato, partendo dal sistemare il pollo precedentemente ucciso da Enzo.
Che che ne dicano gli animalisti infatti, se vogliamo mangiare la carne, (e ti assicuro che quella che abbiamo mangiata sabato scorso era ottima), per forza di cose dobbiamo uccidere chi ce la fornisce.
Ciò, per avvertire chi volesse inviare messaggi di protesta, (come capita sempre più spesso), che i loro scritti non verranno in alcun modo considerati.
Ma perché io avevo detto che l’ospitalità non sarebbe stata cattiva?
Se guardi questa foto e la paragoni a quella della cuccia del cane, ti accorgerai che l’“architettura” che è alla base di tali costruzioni, vale sia per gli esseri umani che per gli animali ospiti della struttura; se dunque non è accaduto nulla al cane, perché sarebbe dovuto succedere qualcosa a noi?
Laici sì, ma fino ad un certo punto!
Non poteva mancare infatti il carburante che ci avrebbe visti allegri per l’intera giornata.
Questa volta, ho pensato di acquistare una decina di litri di vino presso la Cantina Valtappino.
Luciano cirucci, il direttore della cantina, esaudendo un mio preciso desiderio, mi ha fornito un ottimo Aglianico rosato, vino che ci ha stupiti innanzitutto per il suo gusto, poi per il fatto che nonostante a sera lo avessimo consumato tutto ed in pochi, (le donne ed Enzo non bevevano), lo Stesso vino, proveniente da una cantina sociale, si è comportato come fosse vino di casa, per cui la mattina dopo, stranamente ci siamo svegliati tutti senz’alcun mal di testa.
La foto di cui sopra, ti mostra la bottiglia di rappresentanza e i boccioni seri…
Tornando al pollo, dopo averlo lavato, Maria lo ha preparato per il suo ultimo viaggio: Verso il forno!
Nel frattempo, avendo onorata la presenza di Bacco senza mangiare, nell’ottica del tutto fa brodo, abbiamo iniziato a mangiare ciò che avevo portato per la fine del pasto, taralli e pastarelle preparate nei giorni precedenti da mia madre.
Abbiamo spazzolato tutto, come fossimo sorci, tanto che in seguito Gina, (la madre del padrone di casa, ci è dovuta venire in soccorso con ottime ciambelline.
Ecco come il Principe (Giuseppe) onora Dio Bacco, per poi cominciare ad infastidire scherzosamente tutti noi.
La pelle cominciava a salire, per cui a Marco è venuta la bell’idea di dare un nome alla nostra Dimora.
Spedito il principe alla sua masseria per prelevare l’occorrente, come fossimo soldati intenti ad intrecciare la corona di spine poi posta sul capo di Gesù, ci siamo impegnati per preparare la tabella che vedi in foto, così da utilizzare un palo che forse prima serviva come punto d’appoggio per altra segnaletica.
Mentre noi incominciavamo a fare sul serio gli imbecilli, Maria aveva preparato il tutto e quindi, all’una, in perfetto orario: Tutti A Tavola!
Ho detto sopra che avevamo inviato il Principe in missione; il Nostro, da quel nobile che è, ha pensato di portare una caffettiera ed il relativo caffè.
La macchinetta era nuova e bisognava farla bollire, pena la cattiva riuscita del caffè, per cui, mentre mangiavamo, si è provveduto a quest’incombenza, lasciando poi la macchinetta stessa piena d’acqua per un successivo giro di bollitura.
Giuseppe, pensando che fosse già carica anche di caffè, visto che la pelle saliva a dismisura, ha pensato bene di accendere il gas…
Risultato: ne è uscita solo acqua, fra le risate generali e la delusione principesca.
Il pranzo è stato lungo e certo non si poteva pensare di restare seduti in eterno; per questo, fra una portata e l’altra, ci si alzava per combinare qualcosa.
E’ in quest’ottica che a Totore è venuta l’idea di fotografare i pulcini di Enzo, paragonandoli poi al Povero Pasquale Abiuso, il cui soprannome è proprio “Pulcino” a cui noi, già fra le braccia di Bacco, abbiamo aggiunto “Pio”.
In quel frangente, visto che Lay era sceso giù a prendere un po’ d’aria, trovato un imbuto, a qualcuno è venuta l’idea di farglielo mettere in bocca per poi riempirlo con il boccione dalla finestra del primo piano…
Avevamo mangiata la pasta, condita con un ottimo sugo di carne di vitello, ovviamente preparato il giorno prima da Maria, e successivamente avevamo gustati i pezzi di carne provenienti dal sugo; ora era pronto il pollo del quale ho parlato sopra, e noi mentre lo mangiavamo, come fossimo Cochi e Renato, dicevamo: “com’è buona la gallina! La gallina è buona!”, prendendo spunto dalla famosa canzone che definisce quest’animale “poco intelligente”.
Si doveva iniziare a pensare agli asparagi per la frittata tradizionale, per cui, giustiziato il pollo, ci siamo messi in movimento per la ricerca.
Io e Totore però, abbiamo evitato in ogni modo di infilarci nell’erba, bagnata dalla pioggia del mattino, pioggia che aveva nel frattempo lasciato il posto ad un sole davvero gradito.
Lay, Enzo e Marco no, loro sono stati masochisti fino in fondo, tanto che al rientro, Marco si è dovuto togliere le scarpe, (con gli ovvi sfottò antinucleari), e ha dovuto mettere i piedi ad asciugare sulla stufa.
Continuava anche il rivolgerci al dio Bacco, visto che lui era sempre disponibile, e ci ispirava al brindisi, mai mancante.
Ecco lo spunto per prendere in giro un altro personaggio in vista di gambatesa, quel Franco Conte (a crap), sempre disponibile a presentare gli eventi che sporadicamente vengono organizzati a Gambatesa e proprio per questo a noi simpatico.
Lo abbiamo ricordato, avendo fra noi la capretta di Enzo, già a te nota se hai letta la farneticazione su pasquetta.
Nel pomeriggio era venuto a trovarci anche Pietro, il cognato di Enzo, Dottore che si è abbassato a mischiarsi con noi senza problemi.
Con lui, erano venuti i suoi due figli Vittorio ed Antonello che, uniti a Timea, hanno iniziato a procurare le pene dell’inferno ad un disponibilissimo Giuseppe, aiutato per l’occasione da Mariarosaria, la sua fidanzata: A prenderle dai bambini!
Lay, ben carburato, ha pensato di trasformarsi in chitarrista, pur non avendo la chitarra, pur sapendo leggere la musica, in quel momento atto proibitivo per chiunque.
Chi scrive ovviamente non poteva non essere coinvolto dai frizzi e lazzi, per cui si è trovato a subire gesti che non possono essere considerati umani, da un Principe sempre più gasato.
Si continuava a mangiare e si recuperava un po’ di contegno, per cui a Lay è venuta la bell’idea di insegnarci un gioco in auge presso la sua terra d’origine.
Bruschette a tavola, il Nostro ha preso un mazzo di carte, (ma il gioco si può fare anche con ceci, fagioli o altri oggetti), disponendo quindici di queste su tre file: la prima da tre, la seconda da cinque e la terza da sette.
Senza regole precise, (poteva iniziare chi voleva), ma soddisfacendo due condizioni che non sto a rivelarti, (volessi provare a giocare), si potevano prendere quante carte si volesse, sempre però da una sola fila, e vinceva chi avesse lasciata l’ultima carta o cecio o fagiolo che sia, all’avversario.
Il gioco, (che in Romania serve anche come gioco d’azzardo), era molto intelligente e nonostante la pelle imperante, in parecchi lo abbiamo provato.
Devo dire che Lay, da quell’amico che è, ci ha voluto agevolare spiegandoci quali sono le due condizioni da dover soddisfare per battere l’avversario, per cui sono riuscito anche a vincere qualche mano.
Mentre noi ci dilettavamo con il gioco appena descritto, Totore dava il meglio di sé autoscattandosi una foto che, un po’ per le condizioni del fotografo, un po’ perché nel frattempo le batterie della macchinetta fotografica si stavano esaurendo come il proprietario della stessa, incominciava a non essere più professionalmente apprezzabile.
Eccoci alla sospirata frittata, che Maria, (oltre ai bambini e ad Enzo che è astemio, l’unica ancora in grado d’intendere e di volere), ci aveva preparata.
I pochi asparagi, accompagnati al formaggio grattugiato ed alle uova che il Principe nel frattempo non aveva involontariamente rotte, avevano dato vita ad un ultimo piatto davvero prelibato, nonostante il fatto che non ci potessimo definire in quel momento ed in quelle condizioni, reali buongustai.
La serata volgeva al termine; l’oscurità era ormai conclamata, tanto che Enzo aveva dovuto accendere il gruppo elettrogeno per dare un po’ di luce e rassettare il rassettabile, in attesa del successivo riordino di idee e fatti, compito che il padrone di casa avrebbe svolto il giorno successivo.
E’ ormai cosa assodata che se Totore si ubriaca ed Enzo è fra noi, il nostro fotografo rientra in paese come fosse parte del lavoro che quotidianamente da a lui da vivere: La Monnezza.
Per cui, visto che eravamo in ripartenza, Marco, con la macchinetta dello stesso Totore, lo immortalava così come mostrato.
Rientrati a Gambatesa?
Ecco la delusione: I bar erano tutti chiusi.
La festa, come fosse Capodanno o pasquetta, è di tutti, baristi compresi, per cui è pienamente giustificabile che il bar Pallons ed il tràsce e Jsce fossero chiusi, atteso che i giovani che li gestiscono, al mortorio giornaliero che attanaglia il nostro paese, preferiscano un giorno di festa ad uno stare a non guadagnare.
Giusta anche la reazione dei fratelli Leonardi, “Cafter”, soprattutto dettata dal timore che potesse verificarsi quanto accaduto il sabato precedente: (qui il link per ricordare.
L’unico locale aperto era il bar di Salvatore a Ccett, ma per ragioni terze sulle quali non voglio infierire e perché sinceramente erano presenti condizioni migliori di cui poterci giovare, io, Totore e Marco, (l’unico in condizioni di guidare), salutati gli altri amici, abbiamo pensato di andare a concludere la nostra serata a Tufara.
Lì, presso il bar Adamo, gestito dai nostri amici Salvatore e Luciano Nardacchione, abbiamo consumato un ottimo gelato artigianale, (nella foto io lo avevo già finito, quant’era buono), oltre ad un altro paio di birre Forst, cosa normale dopo quanto accaduto il giorno.
La sorpresa, neanche tanto sorprendente, è consistita nel fatto che i giovani di Gambatesa, un po’ perché da noi i bar erano chiusi, un po’ perché avevano presenziato allo spettacolo già da quest’inutile sito pubblicizzato, (qui il link), dopo i lauti banchetti ai quali ognuno di loro senz’altro aveva partecipato, si erano trasferiti in massa nel paese vicino.
In definitiva: Tutto è andato bene senza disordini o imbecillità allegate, tanto da poter ricordare quest’ultimo sabato di aprile come fra i meglio riusciti, nonostante il dover stare lontani dalla Madonna, (solo dalla statua), nonostante la perdita di qualche persona che non potendo comportarsi come meglio gli sarebbe piaciuto, ha preferito scegliere un altro modo di passare la propria giornata di festa.
Andiamo dunque avanti, perché, nonostante tutto, la vita è bella!