Di Pietro Cino
La parola alla Commissione di albo nazionale dei Tecnici audiometristi
(FNO TSRM e PSTRP)
“Cambiare gli stereotipi e i preconcetti riguardanti i disturbi uditivi” è lo slogan adottato quest’anno dall’Organizzazione mondiale di sanità per il World Hearing Day, la Giornata mondiale dell’udito che ricorre il prossimo 3 marzo. Si tratta di una giornata dedicata alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica e dei decisori politici di tutto il mondo sulle questioni relative alle patologie uditive e alla necessità d’implementare efficaci programmi di prevenzione e trattamento.
È ormai acclarato l’enorme impatto sociale ed economico – circa mille miliardi di dollari, secondo l’OMS – che i disturbi uditivi avranno sulla popolazione mondiale, tenuto conto dell’invecchiamento e della sempre più frequente esposizione a elevate intensità sonore, a cui veniamo esposti nella vita di tutti i giorni.
Argomento, questo, caro all’OMS che – con la pubblicazione del World report on Hearing del 2021 – ha fornite raccomandazioni per stimolare i governi e gli stakeholder nel pianificare e introdurre programmi di prevenzione, trattamento e cura dei disturbi uditivi.
In tema di prevenzione si fa ancora poco, per non dire nulla. È ormai elevato il numero di studi scientifici che mettono in relazione l’utilizzo, sempre più frequente e sconsiderato, di dispositivi per l’ascolto della musica da parte delle nuove generazioni e la presenza di ipoacusia indotta dall’esposizione a suoni a elevata intensità. Recentemente, uno studio pubblicato sulla rivista scientifica BMJ Public Health Journal, ha evidenziato la stretta correlazione tra ipoacusia indotta dal rumore e i videogamers, sottolineando la necessità di promuovere campagne educative sulla salute uditiva tra i giovani. L’Organizzazione mondiale della sanità stima che più di un miliardo di giovani in tutto il mondo potrebbe essere a rischio di sviluppare un disturbo uditivo entro il 2050 a causa delle loro abitudini di ascolto dei loro dispositivi multimediali.
Se l’ipoacusia rappresenta una problematica emergente tra i giovani, viceversa è una condizione molto frequente tra gli anziani, di cui circa un terzo ne è affetto e le proiezioni indicano un aumento. Si tratta di una perdita dell’udito che interferisce con la comunicazione, la partecipazione sociale, la qualità della vita e il benessere psicofisico dei soggetti affetti. L’ipoacusia può causare isolamento, perdita di autostima, decadimento funzionale e cognitivo e un maggior rischio di caduta.
In relazione a questi ultimi aspetti, secondo un recente studio pubblicato sulla rivista Alzheimer’s & Dementia, la compromissione dell’udito sembra avere un ruolo importante nel determinare un peggioramento delle capacità cognitive negli anziani, rappresentando quindi uno dei fattori di rischio.
Molto spesso, questa condizione non viene riconosciuta o trattata adeguatamente. Uno dei fattori principali che contribuisce a questo problema è lo stigma sociale associato all’ipoacusia. Tale pregiudizio può influenzare la disponibilità degli anziani ad accettare aiuto, a considerare un’eventuale terapia protesica o a partecipare a programmi di riabilitazione uditiva. Viceversa, può condizionare il modo in cui gli altri si relazionano con le persone anziane con tale disturbo, creando barriere comunicative e discriminazioni.
Per questi motivi, è importante riconoscere precocemente l’ipoacusia nelle persone anziane e offrire loro un intervento adeguato e personalizzato, che preveda l’eventuale utilizzo di apparecchi acustici, il supporto sociale, strategie di “coping” e – di fondamentale importanza – la collaborazione tra i diversi professionisti sanitari del settore (Medici, Tecnici audiometristi, Tecnici audioprotesisti, Logopedisti).
Per affrontare lo stigma legato all’ipoacusia, è necessario promuovere una maggiore consapevolezza e sensibilizzazione su questo tema, sia tra le persone anziane che nell’opinione pubblica in generale. È essenziale informare le persone sui benefici di una diagnosi precoce e di un trattamento adeguato dell’ipoacusia, nonché sui diritti e le esigenze delle persone con difficoltà uditive. È altrettanto importante incoraggiare le persone anziane ipoacusiche a non vergognarsi della loro disabilità sensoriale, ma a vederla come una sfida da superare con il supporto di familiari, amici e professionisti sanitari. Infine, è cruciale creare ambienti inclusivi e accessibili per le persone ipoacusiche. In Italia sono stati fatti piccoli passi attraverso l’approvazione della legge 33 del 2023 (Deleghe al governo in materia di politiche in favore delle persone anziane) e l’imminente emanazione del decreto del governo in favore degli anziani, ma non è sufficiente.
Al livello globale è urgente individuare piani programmatici di prevenzione dei disturbi uditivi, come evidenziati dall’editoriale pubblicato nell’edizione di febbraio della rivista “The Lancet Global Health” dal titolo: The urgency of identifying global priorities for hearing loss prevention.
È quindi necessario e ineludibile investire risorse finanziarie oggi, per istituire programmi di screening uditivi nelle scuole e verso le persone anziane, sul territorio o a domicilio. Questo ci permetterebbe di risparmiare in futuro sugli ingenti costi derivanti dalle conseguenze dei disturbi uditivi non trattati che si produrrebbero sull’economia sanitaria mondiale. In altre parole è necessario cambiare mentalità: “Change mindset”.