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La Liberazione: In Che Senso?

Di Vittorio Venditti

E Poi Si Parla Di Stress!

Ecco un’altra giornatina da incorniciare, ognuno per una ragione, ma da incorniciare per poi buttare il quadro.
Oggi, è la Liberazione.

Di questa “festa”, non parlerei se quanto dalla stessa festa espresso fosse condiviso e condivisibile; ne parlo perché in pochi hanno il coraggio di denunciare gli errori che hanno portato poi agli orrori, di una guerra da tutti non voluta, ma da nessuno evitata.

Presi a piè pari gl’insegnamenti che ci vengono dai libri che ci presentano la storia, come sempre vista dal vincitore, andiamo a farne le pulci, per vedere quanto, i cosiddetti Vincitori, hanno fatto per far arrivare noi italiani a festeggiare questo giorno, e quanto hanno fatto esclusivamente per il loro tornaconto.

Parlando dell’entrata in guerra dell’Italia, assunto che se la squadra vince, nulla si cambia, se perde, la prima testa che salta è quella dell’allenatore, mi chiedo e ti chiedo:
Ma davvero è solo colpa di Benito Mussolini, se il dieci giugno millenovecentoquaranta l’Italia è entrata in una guerra che non era in alcun modo preparata a sostenere, e che sicuramente non era ben vista dalla gente, già affamata di suo?
Perché a me viene lo strano sospetto, (di cui si espone chiaramente il concetto anche nel film Schindler’s List), per cui, la guerra è una benedizione per chi deve fare affari?
Quant’è stata la spinta dell’allora società borghese, per mandare in guerra gente calcolata come numero, che avrebbe dovuto consegnare nuove colonie da sfruttare, proprio ad industriali, faccendieri e quant’altro di simile?
E quanti, di questi “uomini d’affari”, abbiamo trovati, regolarmente riciclati, nella “vergine Italia” nata dalle ceneri di quell’Italia che sarebbe dovuta servire proprio a questi “personaggi” per accrescere le loro ricchezze, approfittando del sangue della gente comune?
Questo discorso, vale per l’italietta di allora, da una novantina d’anni unita, o è vangelo per tutti gli speculatori del mondo, attuale, passato e futuro?

Ma al di là di tutto ciò, a parte la sostituzione dei politici, (in qualche caso per niente avvenuta), alle mangiatoie, rimaste simili alle precedenti anche nei nomi, quali sono stati i cambiamenti sostanziali, visti dopo la fine della seconda guerra mondiale?
E poi, ammesso che fosse giusto eliminare la precedente dirigenza, quante, delle cose, nel bene e nel male, fatte da chi governava prima, sono state realmente abolite?

In definitiva:

Sì, anche a me la festa della liberazione piace.
Mi piace per due motivi:

1°: Perché, almeno quest’anno, capita nel giorno di pasquetta;
2°: Visto il motivo di cui al punto uno e considerato che la stessa festa risulterà non goduta, per contratto, oggi verrò pagato il doppio.

A ciò, se permetti, aggiungo una terza goduria, non meno valida delle prime due:
La gioia che quest’anno mi viene data dal festeggiare la liberazione, si riproporrà pari pari domenica prossima, giorno in cui capiterà un’altra festa, la cui utilità consiste nel poter fare una bella scampagnata, posto che il tempo regga.

La festa della liberazione, della vera liberazione, per molti verrà celebrata domani, dovendo liberare il proprio corpo da quanto assunto in maniera smodata oggi.

Questa! è vera Liberazione!