Di Luca Giordano
In questi giorni non si fa altro che parlare d’autonomia differenziata delle regioni italiane, appena approvata dal Senato e che può avere conseguenze devastanti per chi abita in piccole realtà che a livello nazionale valgono quanto un ghiacciolo esposto al sole.
L’autonomia differenziata fa si che le regioni possono chiedere la facoltà di decidere per esse a livello di istruzione, tutela dell’ambiente, ricerca scientifica e tecnologica, sport, porti ed aeroporti civili, reti di trasporto, comunicazione e salute oltre a tenersi i soldi ricavati dalle tasse riscosse nel proprio territorio togliendo così risorse economiche allo stato da redistribuire alle altre regioni.
Ora, E’ facile capire che a giovarne di questa nuova riforma saranno le regioni del nord Italia (che da sempre mantengono la fragile economia di questo paese), ma il vero problema saranno le disparità che si verranno a creare tra nord e sud (non oso immaginare il Molise che in tema di servizi offerti ai cittadini è a livello di terzo mondo). Per esempio, il Veneto potrebbe avere la possibilità di offrire tempo pieno e mensa a tutti gli studenti del proprio territorio ed i molisani che a stento riescono ad avere carta igienica e gessetti per la lavagna. Per non parlare della sanità e degli eventuali altri tagli che dovremmo ancora una volta subire.
Non mi piace essere ipocrita e dico che se fossi nato in Lombardia o in Emilia Romagna, godrei di questa riforma visto che la mia regione non dovrebbe più condividere le risorse con le altre (tagliando di fatto gli sprechi della mala politica del mezzogiorno) ma essendo nato e residente in Molise (la cosiddetta regione che non esiste), rabbrividisco all’idea di avere meno di quello che ho oggi, cioè niente.