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Giornata Educazione, Nocera (AIPD): “L’Inclusione Non Si Discute. Della Loggia Sbaglia”

Di Associazione Italiana Persone Down

L’avvocato dell’Osservatorio scolastico di AIPD, in occasione della Giornata internazionale, ricorda la storia della battaglia per l’inclusione
E denuncia: “Le criticità sono tante, ma la soluzione non è il ritorno al passato: l’inclusione è diritto costituzionale
Continuità, formazione e nuove classi di concorso sono le strade da seguire

AIPD

“L’inclusione scolastica non si discute: è un principio costituzionale. Il ritorno al passato suggerito da Della Loggia non è proponibile”. Così Salvatore Nocera, avvocato specializzato sulle tematiche della disabilità e consulente storico dell’Osservatorio per l’inclusione scolastica di AIPD, interviene nel dibattito aperto dai due recenti articoli firmati da Galli della Loggia sul Corriere della Sera, rispettivamente il 13 e il 20 gennaio. “Un dibattito che mi ha rimandato indietro di oltre cinquant’anni, quando si cominciò a parlare d’inserimento e di integrazione scolastica – commenta Nocera – Io ho partecipato alla discussione che fu suscitata da quella novità dirompente. Allora i primi casi di inclusione erano eccezionali e turbavano i benpensanti che non avevano mai visti alunni con disabilità nelle classi comuni perché erano tutti chiusi nelle scuole e negli istituti speciali, (dove in taluni casi pativano l’indicibile e chi parla lo fa per esperienza diretta: ndr). Il movimento per l’integrazione sconvolse il normale ritmo della scuola. Dopo i primi anni di ‘inserimento selvaggio’, la questione fu affrontata da docenti e dai pedagogisti prima, quindi dal legislatore che cominciò a regolare quel nuovo fenomeno, sostenuto dai ripetuti interventi di legittimazione della Corte Costituzionale. Oggi il prof. Galli della Loggia rimette in dubbio tutto il lavoro culturale, pedagogico, sociale e giuridico svolto – evidenzia Nocera – prendendo spunto da talune carenze, in realtà già denunciate con puntualità dal mondo accademico (specialmente la Società Italiana di Pedagogia Speciale) e dalle associazioni delle persone con disabilità e loro familiari (in testa la FISH).

Della Loggia – continua Nocera – denuncia in particolare l’insufficiente preparazione dei docenti di sostegno e la loro permanente discontinuità, dovuta all’uso strumentale del posto di sostegno per poter passare su posto di ruolo disciplinare. Queste carenze indubbiamente esistono, ma non sono le sole – prosegue Nocera – L’AIPD ha segnalato ripetutamente anche altre criticità a livello giuridico, tramite le oltre 700 schede pubblicate sul proprio sito. Per esempio, la critica all’insufficiente specializzazione annuale “polivalente” degli attuali docenti di sostegno è stata instancabilmente denunciata dall’AIPD, al punto che la FISH – di cui AIPD è tra i fondatori e componenti – ha fatto propria questa critica predisponendo una proposta di legge, di prossima presentazione, in cui si prevede il raddoppio a due anni della specializzazione per il sostegno, come lo era quando vigevano le specializzazioni monovalenti. Ciò, al fine d’assicurare una preparazione ad ampio raggio, tale da rispondere ai vari bisogni educativi derivanti dalle differenti situazioni di disabilità. Quanto ad evitare la discontinuità dei docenti di sostegno che danneggia gravemente gli alunni con disabilità, la proposta di legge della FISH prevede l’istituzione di apposite classi di concorso per il sostegno per ciascun ordine di scuola, in modo che questa professione didattica sia frutto di una vera scelta professionale e non più strumentale per scopi del tutto estranei”.

Ci sono però, secondo Nocera, altre carenze nella scuola dell’inclusione: tra queste, l’assenza di pedagogisti nella scuola italiana e la mancata formazione iniziale dei docenti curricolari sulla pedagogia e la didattica speciale. Sino ad oggi tali docenti, specialmente quelli delle scuole secondarie, sono ope legis ‘ignoranti ‘ rispetto a tali discipline. Questo ha determinato una delega ai soli docenti di sostegno che ha fatto venire meno l’altro principale pilastro portante dell’inclusione scolastica, cioè la presa in carico del progetto inclusivo da parte di tutti i docenti della classe. Finalmente la l. n° 79 del 2022 ha previsto un anno abilitante all’insegnamento, con 60 crediti formativi obbligatori che cercherebbe di colmare questa enorme smagliatura nel sistema inclusivo, ma i crediti su pedagogia e didattica speciale sono decisamente insufficienti. Per questo la proposta di legge di FISH prevede un incremento di tali crediti formativi, i cui contenuti saranno precisati con apposito decreto del Ministero dell’Università”.

Se dunque, in effetti, nell’inclusione scolastica c’è tanto da migliorare, “Galli della Loggia non formula però proposte costruttive, ma salta subito al ‘ritorno al passato’, riproponendo le scuole speciali “almeno per gli alunni più gravi’. Invece le associazioni sono riuscite ad ottenere nella legge 107/2015 della ‘Buona scuola’ la delega per adeguare la nostra normativa ai principi dell’ICF sulla valutazione del funzionamento delle persone con disabilità, recepiti dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Colgo l’occasione per rammentare che a distanza di quasi 10 anni, mancano gli atti applicativi necessari per rendere effettiva quest’importante novità. Infine, della Loggia ignora totalmente il principio di ‘individualizzazione’, introdotto nella normativa inclusiva fin dall’inizio: infatti, per le scuole del primo ciclo e del secondo ciclo, è previsto per gli alunni con disabilità (quelli che della Loggia vorrebbe rispedire nelle scuole speciali) un Piano Educativo Individualizzato, formulato sulla base delle ‘effettive’ capacità. In conclusione, il prof. Galli della Loggia, ossessionato dal concetto di scuola del ‘merito’, non considera la storica sentenza (n° 215/1987) della Corte Costituzionale: in base a questa, nel caso degli alunni con disabilità, capacità e merito non devono essere valutati secondo parametri standardizzati, ma secondo criteri relativi alle loro peculiari situazioni di disabilità. Se della Loggia avesse tenuto conto del valore costituzionale del diritto all’inclusione degli alunni con disabilità, non avrebbe avanzata la sua richiesta che è anacronistica e anticostituzionale. Avrebbe potuto invece formulare delle proposte coerenti col dettato costituzionale e con le più avanzate conquiste della pedagogia, sulle quali ci saremmo volentieri confrontati. Soprattutto, voglio ribadire come la presenza d’alunni con diverse capacità, competenze, caratteristiche e vissuti rappresenti per la scuola stessa e per chi la ‘abita’ ogni giorno un elemento arricchente e ormai irrinunciabile. Non possiamo pensare, oggi, una scuola italiana tra i cui banchi non siedano alunni che ‘non spiccicano una parola d’italiano’, o studenti con disabilità anche gravi. Una scuola così – lasciatecelo dire – non la vogliamo neanche immaginare”.