Di Luca Giordano
Finito il tormentone mediatico del cosiddetto ‘patriarcato’ che ha tenuto banco negli ultimi mesi di propaganda quotidiana della stampa e dei salotti televisivi, ora per mascherare i veri problemi di questa italietta, il focus è stato spostato sugli affari ‘loschi’ dell’influencer Chiara Ferragni.
Ogni giorno appaiono notizie su procure di qualche città che aprono un fascicolo per controllare i conti ed i proventi dell’imprenditrice digitale che fino a due mesi fa, a detta della politica e dell’opinione pubblica, era un esempio di italianità da esportare in tutto in mondo come se anche lei fosse un prodotto commerciale. Infatti, nessun giornalista integro moralmente ricorda che la Ferragni è stata nominata dall’account Instagram delle Gallerie degli Uffizi «una sorta di divinità contemporanea nell’era dei social», promuovendo così il museo che grazie alla foto postata dalla ‘Chiara Nazionale’ ha registrato un +27% di giovani visitatori (fascia d’età che va dai diciotto ai trentacinque anni) nell’intero 2020 (E per questo risultato qualcuno della sinistra aveva proposto di nominarla ambasciatrice della cultura Italiana).
L’anno scorso la Ferragni è stata co-conduttrice del Festival Di San Remo con tanto di foto con Mattarella nella prima serata dello show ed è stata presentata da Amadeus come ‘ un nuovo modello d’imprenditorialità oltre ad essere una donna vincente e di successo che contribuisce a far sognare milioni di giovani attraverso le sue storie social’, insomma una vera e propria eroina (Adesso anche il nuovo Pippo Baudo Nazionale ha preso le distanze da lei).
Ovviamente, dopo anni di lecchinaggio mediatico verso una figura professionale basata sul nulla, ora che la ‘brava chiaretta’ è stata presa con le mani nella marmellata con conseguenti inchieste a suo carico e per chi vive di visibilità (come lei) è iniziata la gara a chi la spara più grossa sul suo conto.
E pensare che c’era gente che come me ha sempre saputo che prima o poi un castello fatto di carte da gioco è destinato a cadere.