Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Salvatore Di Maria
Nonostante Il Progresso, Sempre La Stessa Litania
Tante volte ho già farneticato del trattamento che Poste Italiane riserva ai propri clienti di gambatesa, (non ti ripropongo i link perché sarebbe un’offesa alla tua intelligenza); tante volte come clienti, abbiamo ricevuto quel calcio in faccia denominato indifferenza o menefreghismo, giusta punizione per chi, inerte, non trova rimedio diverso che restare schiavo di dirigenti nati raccomandati e che il Padre Eterno non vuole, in via espressa, riprendersi e toglierceli dagli zebedèi.
Per questo motivo, sicuro del fatto che anche in questo caso a nessuno fregherà di quanto accaduto, io ne scrivo di sabato pomeriggio, un sabato che il mondo cattolico definisce Santo, un sabato che mi ha fatto bestemmiare al di là di ogni ragionevole misura.
I fatti:
Questa mattina, come mi capita di fare quasi ogni sabato, mi sono recato presso l’ufficio che ti ho mostrato in una foto di repertorio, luogo che se lo guardi oggi, non si presenta tanto diversamente da quel giorno.
Le operazioni varie che si possono espletare in quell’ufficio, proprio grazie al fatto che lo stesso è aperto di sabato, vengono portate a termine con quella comodità che mi fa preferire l’ente in questione ad altre banche.
Questa mattina dunque, un sabato come gli altri, ho provato a chiudere in bellezza la settimana e subito mi sono trovato di fronte al primo inghippo: Alle otto e mezza l’ufficio era ancora chiuso perché, (ho saputo dopo), avrebbe aperto alle nove; sarà perché è la vigilia di pasqua, mi sono detto!
Arrivata la sostituta del direttore, legittimamente in ferie, ho saputo che già da ieri si sapeva che il sistema informatico dell’ufficio postale di Gambatesa era guasto e che non si sapeva se fosse stato ripristinato.
Entriamo e veniamo accolti da una puzza indescrivibile, a meno di utilizzare termini che ci farebbero scendere più in basso del solito; comunque una puzza di muffa dovuta a quelle infiltrazioni che si dice, siano state riparate un mese fa, quando abbiamo avuto il fastidio di doverci servire di un camper per ufficio postale, alla stregua di terremotati dimenticati da Dio.
L’impiegata che ci aveva accolti, ha tentato in ogni modo di mettere noi clienti a nostro agio, ma la disorganizzazione era totale: non si trovavano moduli per le distinte, non si sapeva quale fosse il numero telefonico da chiamare per sapere se avremmo avuti i computer disponibili… Si sapeva solo che, forse, sarebbe stato meglio se avessimo presi armi e bagagli e ci fossimo trasferiti in uffici postali dei paesi limitrofi per poter espletare l’espletabile, cosa che alla fine, ob torto collo, abbiamo dovuto fare.
Particolare curioso: Non ho potuto nemmeno ritirare una raccomandata in giacenza, visto che anche per quest’operazione, presso le moderne poste italiane, si deve passare tramite il sistema informatico che se non funziona, ti vieta di ritirare una busta con un foglio di carta all’interno.
Senza tirarla per le lunghe, fatta salva la buona volontà del personale agli sportelli, va ancora una volta denunciata l’assoluta incapacità d’azione del gruppo dirigente di poste italiane che se ne frega di chi, con i propri soldi, paga a questi uno stipendio che a questo punto, spero, serva loro per l’acquisto delle medicine più scadenti da utilizzare per improbabili cure, necessarie per portarli alla morte e levarceli di torno.
A ciò, va aggiunta l’assoluta mancanza di combattività delle locali autorità politiche, gente che nonostante il fatto che l’ufficio postale sia spesso più importante del municipio stesso o della caserma dei carabinieri, fa finta che non esistano problemi e nulla esperisce, ad esempio. Per trasferire la sede locale di poste italiane in un locale più salubre, per i clienti, ma soprattutto per il personale che lavora, ma che non è obbligato ad ammalarsi per quei quattro soldi che riceve come stipendio.
A seguire: Cambierà qualcosa?