Di Vittorio Venditti
Infortunio Sul Lavoro: Risarcire Un Ladro E’ Più Oneroso Di Ciò Che Spetta Ad Un Operaio
Questo è il periodo dei buonisti (è strano, il computer dà la parola ‘buonisti’ come errore…) e si sa, il moralismo da sempre vince sul pragmatismo. C’è però chi pensa già che dopo Natale viene Santo Stefano e perciò mette le mani avanti almeno nella riflessione e si spera solo in questa perché poi sarebbe difficile provare a condannarne l’eventuale reazione.
dunque, mentre il ‘bel mondo’ è impegnato a pensare a ciò che avverrà stasera Alla Scala dove s’inscenerà il ‘Don Carlo’, sempre verde intrallazzo tra uomini e donne, in quel caso d’alto rango quindi guai a parlare di corna, chi scrive pensa ai fatti di poco più di due anni a dietro ed a ciò che ne è derivato per chi ha provocato un gravissimo infortunio sul lavoro che ora va risarcito senza se e senza ma perché sotto Natale anche i compari devono aver voce in capitolo e guai a chi si ribella!
Così, non molto distante dal teatro in foto sopra, un’altra ‘scena’ un po’ più cruenta, vede oggi condannato chi ha fatto, (a parere di chi scrive), solo parte del suo dovere, eliminando alla radice la ragione stessa che aveva precedentemente offeso il lavoro di quest’uomo, provocando però nella cosiddetta ‘Legge’ la reazione di chi, sentendosi defraudata del potere, reagisce dicendo che ciò non si fa e per questo motivo condanna la vittima fatta passare per carnefice a diciassette anni di carcere, ma soprattutto al risarcimento del danno che è una ventina di volte superiore a quanto verrebbe elargito ad un normale operaio che perde la vita sul lavoro, (in questo caso spesso già mal pagato), sempre che il lavoratore in questione venga appoggiato in maniera postuma da mas media et similia perché diversamente si proverebbe magari anche a dare la colpa a quest’ultimo per il fatto che sta dando fastidio anche dopo la morte e di ciò si tornerà a parlare domenica prossima su queste pagine.
Massima solidarietà e vicinanza perciò al povero Mario Ruggero che ha avuta la sola colpa (e per questo deve pagare) di non aver terminato il lavoro di pulizia perché certa ‘giustizia’ va per l’appunto ‘giudicata’ e rapidamente a sua volta condannata all’eliminazione eterna, (bypassando a piè pari anche il punto sette della lettera di San Paolo apostolo ai romani che dice esplicitamente che l’uomo, una volta morto, perde ogni colpa per effetto del suo quasi sempre involontario nuovo status), prima che tal forma d’amministrazione commetta l’irreparabile danno derivato dalla distorsione del concetto di civiltà.