Di Vittorio Venditti
Finché C’E’ ‘Reddito’, C’E’ Speranza
La foto emblematica per guarnire al meglio la presente breve riflessione sarebbe stata quella che raffigura la canna da pesca, ma per tigna viene ancora una volta esposto il vero simbolo del lavoro che piace poco perché non sempre porta al felice ‘ventisette’ d’ogni mese che Dio comanda.
Riducendo il focus al ‘Rotto Stivale’, specialmente dopo l’esperienza basata sulla carcerazione preventiva denominata ‘pandamia da coviddi’, un nuovo genere d’affari sta prendendo sempre più piede: il divulgare la propensione di molti ad abbandonare il lavoro, magari un posto fisso, accampando la scusa che quanto si fa è stressante, nella speranza che tal moda cresca sempre più e crei beneficio di ritorno innanzitutto a politici d’ogni derivazione in ogni senso.
Partendo dalle piccole aziende per arrivare alle multinazionali e non disdegnando la pubblica amministrazione d’ogni ordine e grado, magari con la nemmeno tanto celata speranza di sfoltire il numero dei propri dipendenti, queste tentano d’aggredire chi ci casca, propinando questionari basati sul reggere lo stress o meno da parte di chi presta servizio, esche ai quali chi ha il sale in zucca ovviamente non abbocca. Sembra quasi una lotta fratricida tra chi non ha lavoro e chi prova a trovare spazio e pane, senza necessariamente coltivare il desiderio di rubare l’agognato impiego con l’aiuto di politici e galoppini, (questa è prerogativa di Gambatesa), spesso riuscendo nell’intento anche mediante simili ‘aiutini’.
In Italia, dove si dimentica facilmente l’ombra che si proietta al proprio passaggio e non s’apprezzano per insanabile stupidità d’azione i benefici della zappa, si persiste nel diabolico, quanto opportunistico non voler capire che il lavoro porta premio, ma costringe anche a sacrifici che chi ha dignità non divulga, proprio perché al di là di tutto, pensa alla ragione finale per la quale si mette da parte ogni sentimento negativo e si guarda a quel periodico ventisette che restituisce tutto il bene derivato dal male di chi ne fa gratis per poi compiacersi di quanto portato a termine e frignare qualora da quel dolore sadicamente inferto al Prossimo derivino ripicche più o meno pesanti. Quei sacrifici ristoratori non vengono apprezzati perché parte di quell’insana politica che crea problemi per trarne fraudolentemente a sua volta benefici, genera finti vantaggi turlupinando lo Stato che anche per questo non è più presente, mediante lo storno di pubblico danaro da ‘donare’ per ricevere ‘dono’: nulla di più che il famoso ‘do ut des’ con il quale i latini, ma in genere la politica umana ha campato da che l’uomo è tale e si sosterrà per sempre.
Perciò: Finché C’E’ ‘Reddito’, C’E’ Speranza.