Di Sergio Sorella
Nella notte del 3 ottobre 1943, alle 2,15, oltre un migliaio di uomini della seconda Special Service Brigade sbarcarono sulla costa di Termoli a nord della foce del Biferno. La battaglia contro le truppe tedesche si svolse prevalentemente attorno all’hotel Corona. Alla fine queste ultime furono sbaragliate con gravi perdite e i superstiti ripiegarono su Guglionesi. Tuttavia nei tre giorni successivi ci fu una controffensiva tedesca con bombardamenti che investirono il centro abitato di Termoli. Infine il 7 ottobre il generale inglese Montgomery comunicava che la situazione era stata ristabilita. Quasi mille militari furono le vittime tra i due eserciti, nelle diverse battaglie attorno a Termoli; mentre quelle civili, nei quattro giorni di scontri nella città, furono una ventina.
Per Termoli la guerra, fino all’ottobre del 1943, era stata qualcosa di lontano, uno scontro tra eserciti, durissimo e drammatico che si combatteva, comunque, su altri fronti. Dopo il crollo del fascismo e l’armistizio, la guerra cessava di essere qualcosa di remoto e diventava una drammatica realtà, una guerra in casa. Termoli venne coinvolta direttamente nelle operazioni nell’ambito della campagna d’Italia. Un cambiamento traumatico che mise direttamente a repentaglio le singole esistenze.
Sono trascorsi ottant’anni da quegli avvenimenti. Ricordarli è indispensabile. Significa anche ripercorrere eventi storici drammatici con la consapevolezza che la storia interroga il passato non per celebrarlo, ma per comprenderlo affinché quelle situazioni nefaste e quel drammatico dispendio di vite umane non si verifichino più.
La storia non prevede il futuro, ma può certamente aiutare a costruirlo. Purtroppo si studia molto poco il Novecento e spesso avanza un’idea di rimozione e di semplificazione. Occorre invece approfondire quel periodo perché si moltiplicano i segnali d’allarme sulla perdita della memoria collettiva e d’ignoranza della nostra storia. C’è un passato che sembra dimenticato e spesso rimosso. Se si dimentica il passato, se lo si rimuove o lo si banalizza, scompare il futuro perché muore la speranza. Se la speranza muore, al posto della storia si cerca l’illusione, l’evasione o ci si affida agli inganni delle ideologie.
Allora, la sezione dell’ANPI di Termoli, nel ricordare il grande sacrificio che anche in questi territori è stato fatto ottant’anni fa da persone che combatterono per la libertà e la giustizia contro la tirannia e il nazifascismo, invita a tenere alta la memoria di quegli eventi affinché rappresentino un costante monito ed un impegno contro il ritorno a qualsiasi forma d’autoritarismo e di privazione delle libertà.
La sezione dell’ANPI di Termoli, recentemente costituita, si attiverà per tenere vivo il ricordo di quei drammatici anni, delle responsabilità e delle figure che combatterono contro l’oppressione fascista. Un dialogo con la cittadinanza e con le giovani generazioni sui temi dell’antifascismo e della guerra, attraverso iniziative, convegni, seminari, concorsi con le scolaresche. In questo modo l’ANPI di Termoli darà il proprio contributo perché non cada l’oblio su quel periodo, nella convinzione che il nodo che lega passato e futuro sia fatto di memoria e speranza.