Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Giacinta Venditti
‘Feste’ Campobassane
‘La Notizia Non Può Attendere’ è il detto coniato da un giornalista serio che lavora in RAI a livello europeo. A volte però il resoconto di questa deve aspettare forzosamente per restar tale e non offendere chi meriterebbe tal forma d’attenzione. E’ il caso di quanto accaduto l’altro ieri pomeriggio a Campobasso dove, in contemporanea all’apertura di una manifestazione gastronomica che serve a ravvivare un paesone morto che si definisce ‘capoluogo’ di una regione che di per sé già non esiste, si è assistito ufficialmente alla presentazione di tre squadre militanti in tre diversi campionati sportivi nazionali, (di serie a1, a2 elite e b), compagini che però non includendo il calcio, sono state letteralmente snobbate e quel che è più rivoltante, tal maltrattamento è stato riservato anche alla banda che ha fatto da cornice, composta da quel futuro di giovani che poi si pretende di voler trattenere in questa valle di lacrime. I fatti:
In un pomeriggio che già metteva tristezza per ragioni storiche pregresse, pur non avendo necessità d’intraprendere tal viaggio, per inerzia si è deciso di partire unitamente a chi, da valente trombettista, doveva recarsi ‘in città’ per suonare con la banda composta dal liceo musicale Galanti, gruppo ormai celebre a livello nazionale che ha fatto da cornice a quanto più volte è stato richiamato nei giorni scorsi con roboanti annunci, poi quasi ignorato in fase di resoconto anche su queste pagine da chi, evidentemente, ha compreso che in certi casi, dileguarsi dà meno vergogna che esporre il proprio pensiero, ardire riservato per l’appunto, esclusivamente agli Arditi.
Partenza alle quattro e mezza di un pomeriggio comunque quasi dormiente, l’appuntamento per chi doveva suonare era per le cinque e mezza. Alle cinque l’arrivo a Campobasso e lo sganciamento da chi ha preso contatto con il resto della banda. Espletate un paio di commissioni, (se si parte, le spese per il carburante consumato vanno in qualche maniera giustificate), ecco che chi scrive e chi ha collaborato in tutti i sensi si apprestavano a raggiungere loro malgrado il luogo destinato alla ‘festa’, già in avanzato stato di decomposizione… pardon: di preparazione. Siccome nessuno avrebbe creduto che tutto potesse iniziare alle cinque e mezza, (negli articoli in tema si può leggere che le squadre sarebbero state presentate alle sette), i due ‘pazienti’ Arditi pensavano di fermarsi presso un noto esercizio del centro per consumare un aperitivo. Tutto regolare, compreso il prezzo, (si stava pur sempre in un luogo che viene definito ‘per VIP’ che quasi subito dimostrava poi essere tutt’altro), considerato il modus operandi, a partire proprio dal personale di servizio che di questo termine poco conosce. Persisteva poi un tedio di fondo che a seguire sarebbe stato copiato un po’ da tutti gli attori presenti: un fastidioso impianto stereo, emetteva a palla musica di vario genere che è stata in grado di rendere il massimo in termini d’incomunicabilità tra i due ‘prodi’ seduti di fronte e distanti tra loro quanto può venir misurato nella grandezza di un tavolino da bar.
Verso le sette meno un quarto, nonostante il disturbo appena descritto, ecco che si sente la banda da strada del Galanti che inizia a suonare per esibirsi camminando e ballando lungo corso Vittorio Emanuele per arrivare fino a Piazza della vittoria, laddove era stato installato il palco di cui alla foto a seguire. In quel momento, qualche persona che aveva un minimo di rispetto per il lavoro altrui, abbassava il volume delle casse
rendendo possibile, sia pur per breve tempo, poter sentire i suonatori che passavano allegramente anche davanti l’esercizio che comunque era gremito di avventori. Questa forma di civiltà però durava davvero poco e subito dopo il primo passaggio della banda, il volume veniva nuovamente alzato anche per recuperare il tempo perso, ad una potenza di gran lunga più alta, cosa che è rimasta stabile finché gli Arditi che ormai volevano vedere fino a che punto di bassezza si potesse arrivare, non decidevano di togliere le tende per poter esplorare il resto del teatro.
La situazione era stata già annunciata dal cameriere che nel portare il conto aveva detto: “questo è solo l’inizio; da qui ad un paio d’ore, tra impianti di varia potenza accesi a piacimento, non si capirà più niente”, come a dire, si salvi chi può! Chi scrive e chi lo accompagnava dunque lasciavano il campo per incamminarsi verso gli stand che a loro volta avevano ognuno il proprio dispositivo d’amplificazione anche in questo caso a tutto volume per raggiungere finalmente il palco sul quale sarebbero state presentate le tre squadre, rispettivamente di pallavolo maschile, (serie b), futsal (calcio a cinque) maschile, (serie a2 elite) e per concludere in bellezza basket femminile (a1).
Iniziato l’evento… per fortuna chi presentava ha deciso di chiamare in causa innanzitutto gli ospiti a latere e per questo è salito sul palco il presidente dell’ordine dei giornalisti del Molise, il professor, cavaliere della repubblica Vincenzo Cimino che è stato fotografato da chi accompagnava il firmatario del presente resoconto con un normalissimo tablet, atteso che chi scrive non avesse in programma di mettere nero su bianco quanto ora presente, idea modificata sul campo dopo aver dovuto ascoltare quanto verrà poi riportato con una foto da far ribrezzo, degna dello spettacolo. Vincenzo Cimino tra l’altro ha detto che “in Molise non c’è praticamente nulla da scrivere, per cui i giornalisti possono dire qualcosa solo sullo sport e per questo si deve scrivere di sport”, (situazione denunciata da questo telematico un giorno sì e l’altro pure), vero sviluppo della cultura in loco.
Sia perdonata la breve digressione. All’inizio del millenovecentonovantaquattro, l’allora RAI, sede regionale per il Molise, ha proposto un sondaggio al quale probabilmente ha risposto in qualità d’ascoltatore solo chi oggi sta tediando i suoi quattro lettori, prova ne sia che dopo due giorni, i redattori del TG serale hanno messa in onda la telefonata con la voce di chi disse che quelle edizioni di dieci o venti minuti cadauna, per il primo venti per cento del tempo dedicato parlavano di politica e qualche notizia di cronaca per poi lasciare il resto del tempo a disposizione dello sport, normalmente e quasi esclusivamente calcio. Cos’è cambiato in trent’anni?
Tornando a bomba. Alla presenza di una cinquantina di astanti, (calcolo empirico dedotto dagli applausi che via via costellavano i discorsi che nel tempo si dipanavano, cosa poi chiesta come conferma per ben tre volte a chi vedendo poteva avvalorare o confutare la teoria che è stata sempre confermata), i conduttori dello spettacolo davano il peggio di sé con battute sessiste ed al limite della scurrilità, dire che probabilmente ha strappato qualche timido sorriso dalle bocche di parenti o candidati alla presentazione, unici astanti, gli Arditi, al culmine della personale esplorazione perché non degni di recepire questa forma espressiva d’alto giornalismo, (che per altro prevede la pubblicazione di articoli che il più delle volte mancano di didascalie nelle foto a corredo, cosa a danno dei lettori non vedenti che dovrebbero avere i medesimi diritti di chi tal deficit non ha), essendo di provenienza plebea, dopo un po’ di tempo e salutato l’amico Enzo, sceso appositamente dal palco e comunque in vistoso imbarazzo, soprattutto nel dover condividere le deduzioni anticipate da chi scrive, l’improvvisata e scalcinata oltreché disarmata troupe abbandonava schifata anche quella posizione e passando nuovamente tra gli stand, poteva notare qui la presenza di un numero davvero consistente di soggetti inclini a mangiare e bere per altro dopo aver sborsata una quantità di danaro che non aveva nulla da invidiare a quanto speso da chi lo ha già raccontato sopra, ma non certo su bancarelle al limite della più elementare pulizia.
Sì, a questa voce, su tre squadre presentate nei giorni scorsi in pompa magna, è arrivato un solo resoconto e poi è stato possibile seguire il reportage di mamma RAI che per forza di cose ha messo in luce esclusivamente quanto d’ufficiale si potesse trarre da ciò che invece, visto dal ‘basso’ è stato davvero un punto che definire esiziale per la cultura e la vita di un capoluogo di regione, vuol dire voler bene a questi morti che camminano, in cadaverico movimento ormai non sapendo più nemmeno loro perché.
Catarsi, Maestra Di Vita!