Di Giovanni Carugno
Mirko Di Febbraro tra l’équipe internazionale di scienziati
Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Science da un’équipe internazionale di scienziati – tra cui Mirko Di Febbraro, ricercatore presso il Dipartimento di Bioscienze e Territorio dell’Università degli Studi del Molise – ha rilevato che i cambiamenti passati della CO2 atmosferica e le corrispondenti modificazioni del clima e della vegetazione hanno svolto un ruolo fondamentale nel determinare quando e dove antiche specie umane si sono incrociate.
Gli esseri umani presentano nel loro DNA una piccola quota di geni derivanti da altre specie umane estinte, ovvero i Neanderthal e i misteriosi Denisoviani. Nel 2018 fu annunciata la scoperta di un individuo vissuto 90.000 anni fa, in seguito soprannominato Denny, che si scoprì essere una bambina, figlia di un padre Denisoviano e di una madre Neanderthal. Denny, assieme ad altri individui rinvenuti nella grotta di Denisova, in Siberia, testimonia che gli incroci erano probabilmente comuni tra le specie umane. Per scoprire quando e dove è avvenuta l’ibridazione umana, il team di scienziati autori del nuovo studio, composto da climatologi, paleobiologi ed ecologi della Corea del Sud e dell’Italia, ha incrociato il record archeologico con i dati di DNA antico e le simulazioni del clima del passato condotte da un supercomputer. Il team ha scoperto che i Neanderthal e i Denisoviani avevano preferenze ambientali diverse. In particolare, i Denisoviani erano molto più adattati a climi freddi, caratterizzati da foreste boreali e persino dalla tundra, rispetto ai loro cugini Neanderthal che preferivano invece le foreste temperate e gli ambienti di prateria.
Tuttavia, gli scienziati hanno scoperto che durante i periodi interglaciali, le elevate concentrazioni di CO2 nell’atmosfera e le miti condizioni climatiche hanno causato un’espansione verso est della foresta temperata nell’Eurasia centrale, creando corridoi di dispersione per i Neanderthal nelle terre dei Denisoviani. “Quando Neanderthal e Denisoviani condividevano un habitat comune, c’erano più incontri e interazioni tra i gruppi, il che avrebbe aumentato la possibilità di incrociarsi”, commenta il Prof. Axel Timmermann, Direttore del “IBS Center for Climate Physics” presso la Pusan National University, in Corea.
La simulazione delle passate sovrapposizioni di habitat non solo inserisce Denny in un contesto climatico preciso, ma concorda anche con altri episodi d’incrocio tra 78 e 120 mila anni fa. La stima delle condizioni climatiche preferite dai Denisoviani, ossia la fase dello studio in cui l’UniMol ha fornito il suo maggior contributo, si è rivelata particolarmente complessa. “Data la scarsità di dati attualmente disponibili su questa specie umana, è stato necessario mettere a punto un nuovo algoritmo statistico ad hoc in grado di lavorare con dati molto esigui e traendo informazioni anche dalle relazioni ancestrali note tra le specie umane”, spiega il Dott. Mirko Di Febbraro. “Oltre ad averci detto tanto sulle condizioni ambientali preferite dai Denisoviani, questo nuovo algoritmo potrà essere utilizzato anche per studiare le preferenze climatiche attuali e future di altre specie animali e vegetali, fornendo un importante strumento analitico a supporto della conservazione della biodiversità”, conclude il Dott. Di Febbraro.
Nell’illustrazione gli habitat preferiti dai Neanderthal (scala rossa) e dai Denisoviani (scala verde). Le potenziali aree di incrocio in Asia centrale e in Europa settentrionale sono indicate dalla sovrapposizione dei colori e delle forme di bambino.