Di Vittorio Venditti
Ovvero: Quando La Troppa Confidenza E’ Madre Della Mala Creanza
Riallacciandomi al tema, (proposto dalla “Mina Vagante” e già discusso fra me e lui), ecco la mia sulla questione “Marò”.
Se Mario ha indubbia ragione pensando al legame fra la questione dei due fucilieri della patria marina e la nota storia che vede ancora protagonista l’India, a proposito e come controparte alla struttura italica che tante soddisfazioni ci dà con il costruire ed esportare ottime armi, io vedo la cosa in maniera diversa se tocchiamo il valore della Parola data, cosa che se non riguarda il mio amico e collaboratore, è base del mio modo di pensare e di agire, cosa che mi unisce alla maggioranza dei miei concittadini; perciò, fatto salvo il dover risarcire chi, per disgrazia, si è trovato ad essere considerato per ciò che non era, (cosa alla quale, non il proprietario del bene difeso, ma tutti noi, abbiamo già assolto), ora è giusto mettere i puntini sulle I e far capire chi, almeno in questo caso, realmente Comanda.
Il buonismo italico, mascherato da “Alta Cultura” e rispetto dell’altrui pensiero, stava per fare un danno non riparabile, se fosse rimasto irrisolto il rientro dei nostri due soldati, uomini, lo ricordo, messi a disposizione di un armatore privato, in nome del mercato (osannato da Mario), proprio per fare il lavoro che questi hanno fatto.
I soldati non sono missionari francescani, il loro lavoro consiste proprio nell’utilizzare quella merce, prima acquistata anche dall’India, poi rifiutata, con una scusa che lascia il tempo che trova, scusa basata su una morale che, trattandosi di armi, non sta ne in cielo ne in terra.
Detto questo, spero che la prossima mossa del governo patrio sia quella di farsi risarcire e risarcire a loro volta i due nostri soldati, rei di aver fatto il proprio dovere, traditi proprio da chi stavano difendendo.
Sì, spero che ora il governo chieda i danni e lo faccia in maniera pesante, proprio a quell’armatore che ha chiesti i servigi di Latorre e Girone e poi li ha abbandonati al proprio destino, in nome del mercato e del consumismo.
Per inciso:
Stando alle teorie tanto sbandierate da Mario, i nostri soldati potevano anche morire, visto che chi doveva, aveva approfittato di loro.
Se questo è il pensiero del mio amico, ora, proprio in nome di quel profitto, recuperati i nostri militari, è bene che proprio per profitto, si operi come se lo stato italico fosse quella banda di pirati che avrebbe potuto sequestrare la nave che i nostri uomini stavano difendendo, e chiedere il giusto e dovuto riscatto, anche a mio nome, non a nome di Mario e di chi la pensa come lui.
Andando avanti nel discorso e considerato che le ciambelle non sempre riescono col buco, (l’Italia non è sempre destinata ad essere fra i perdenti ma qualche volta vince, e se lo fa in una guerra, è chiaro che in guerra tutto è permesso e che le regole e gli schemi saltano a volontà), a me piace pensare che per una volta, più che appecoronarsi, chi ci governa abbia voluto mettere in pratica l’arte dell’arrangiarsi e sia risultato vincente nell’azione finale, arrivando al punto di non mettere più a disposizione di profittatori privati il nostro esercito, ma obbligando questi accoliti del dio mercato a spendere loro danaro ed assumere altri privati operanti nel campo della difesa, personale addestrato a proteggere i beni di questa gente, personale pagato non da noi, ma anche personale pronto a prendere eventualmente il possesso di ciò che per contratto stanno difendendo, in caso di emergenza, uscendo da situazioni come quella accaduta più di un anno fa a largo delle coste indiane in acque internazionali, operando alla stessa stregua dei soldati americani, ma aggiungendo l’indennità di rischio, pagata con il temporaneo possesso del naviglio da difendere, posto a garanzia di quell’interesse che se permetti è più importante, costituito dalla vita dei difensori, gente che altrimenti, può avere altro da fare per guadagnarsi da vivere operando nel campo.
Insomma: Atteso che ora la cosa verrà comunque risolta “diplomaticamente”, e considerato che l’azione messa in atto dal nostro governo sarà rimediata da chi è ministro in terra d’oriente, (non per nostro bene ma per loro convenienza), vediamo come reagiranno da quelle parti ed attuiamo le nostre contromosse in nome di quella parola mancata, (da noi nei loro confronti, ma prima da loro verso di noi, atteso che abbiano potuto prendere i nostri militari, grazie ad una azione portata a termine con l’inganno ed in nome di una fiducia che questa gente non meritava ne, allo stato dei fatti, merita), arma a doppio taglio utilizzata normalmente in nome del profitto.
Per una volta: facciamo noi gli indiani!