Di Vittorio Venditti
Da Chi Non te L’Aspetti… O NO?
La prima volta questo titolo è stato proposto dalla presente testata quand’era blog nato esattamente da sei mesi, in data diciotto marzo duemilaundici (qui per chi non crede) per venir ripreso lo scorso dicembre anche dal ‘muinicipio’ di Gambatesa che ancora ne espone gli effetti al proprio albo pretorio, non avendo notizie da dare. Deve fare un certo effetto mostrare tal invito alla collettiva attenzione e ciò dovrebbe valere anche se a truffare è chi avrebbe l’idoneità a tener unita una società, cosiddetta ‘civile’ che a quanto pare è tutt’altro.
Con la benevolenza e soprattutto la pazienza del postino per eccellenza, oggi viene ripreso un argomento che quasi alla chetichella sta cercando di ordire i propri effetti benefici, non per la comunità, ma esclusivamente per chi ne preleva i tributi perché quest’ennesimo tentativo più o meno goffo di profilazione non è certo a vantaggio dei contribuenti. Dunque, da oggi nasce una piattaforma che col pretesto dell’innovazione digitale, pretenderebbe d’imporre l’uso della posta elettronica certificata a tutti i cittadini italiani perché in questo modo, ‘ad esempio, quando si riceve una multa o peggio una cartella esattoriale (assunto che questi badino esclusivamemte ai loro introiti, non certo a ciò che devono a chi magari ha pagato più del dovuto), si evita d’aggiungere le spese di spedizione della stessa’, falsità madornale per via del fatto che le sanguisughe in questione, pur di raggranellare danaro, troveranno il modo per farsi dare anche quelle briciole. Per chi vuole approfondire, ecco un articolo esplicativo proposto nei giorni scorsi da un gruppo del ramo, in maniera assolutamente ‘disinteressata’, tanto che è stato spedito a chi scrive per ben sei volte. Si parla di ‘Registrare sulla piattaforma INAD il domicilio digitale’ e si dice anche che per quanto riguarda chi una casella pec già ce l’ha per le più disparate ragioni, questa verrà incamerata d’ufficio e se servirà, verrà utilizzata dalla direzione delle entrate, altra falsità temporale perché quanto annunciato è già più che funzionante, qui l’esperienza di prima mano patita dal vostro cronista che ovviamente ha agito di conseguenza, così come descritto nel collegamento ipertestuale appena mostrato, soluzione non divulgabile in quanto ancora utilizzabile.
Naturalmente anche in questo caso c’è chi sguazza nella melma, cercando di strumentalizzare quest’estiva estemporaneità come ad esempio segue: Dal 6 luglio PEC quasi obbligatoria per multe, cartelle esattoriali e raccomandate. Cosa succede se non ce l’hai, sollecitazione alla quale si risponde con sonnolente tranquillità: non accade proprio niente, intanto per quanto detto sopra a proposito del presunto risparmio delle spese di spedizione che verranno in altro modo recuperate ed a tal proposito è legittimo pensare che tali esborsi, non sicuri perché non è detto che si debba per forza avere un contenzioso con i moderni Matteo Levi che non si saziano mai, diventano certi ed a vantaggio di privati e dello stesso stato per le tasse imposte, qualora si decida di avvalersi della posta elettronica certificata che ha un costo annuo palese ed oneroso. A ciò va aggiunta qualcosa che pochi sanno e che chi scrive ha appresa da fonte certa e degna di fede. Nello specifico, presso la bisca campobassana per eccellenza che tutti chiamano ‘uffici giudiziari di Campobasso’, è d’uso non consegnare i messaggi di posta elettronica certificata agli avvocati che diligentemente però, pur di non farsi dichiarare assenti ai processi convocati con tal sistema, vanno a prendersi in solitaria le comunicazioni e ci sarebbe altro da dire in tema, cosa che a suo tempo verrà fuori senza alcuna pietà.
Pagare Da Buona ‘Pecora’ E Risparmiare Sulla burocrazia ‘legale’?
Perché Adeguarsi Alla Legge Se Questa Non Viene Rispettata Nemmeno Dai Suoi Paladini?