Di Neuromed
Una ricerca Neuromed evidenzia come alcuni componenti specifici della dieta mediterranea possano contribuire a ridurre il rischio sia di infezione da SARS-CoV-2 che di sviluppo della malattia COVID-19
Una recente indagine su partecipanti allo Studio Moli-sani mette in luce l’importanza di alcuni componenti della dieta mediterranea nel modulare il rischio d’infezione da SARS-CoV-2 e l’eventuale sviluppo della malattia COVID-19.
La ricerca, condotta dal Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed e pubblicata sulla rivista scientifica International Journal of Food Sciences and Nutrition, ha analizzato i dati di 1.520 partecipanti. I risultati mostrano che un consumo elevato di cereali è associato a una minore probabilità d’infezione da SARS-CoV-2, ma non solo: in chi ha contratto il contagio si riduce il rischio di sviluppare la patologia.
“Secondo i nostri dati – dice infatti Sukshma Sharma – ricercatrice presso la Piattaforma congiunta IRCCS Neuromed-Fondazione Umberto Veronesi, a Pozzilli e prima autrice del lavoro scientifico – specifici componenti della dieta mediterranea non si limitano a un effetto protettivo verso l’infezione, ma si estendono anche nei confronti della progressione della malattia, una volta che l’infezione da SARS-CoV-2 si è verificata”.
I ricercatori hanno indagato i singoli alimenti che compongono tradizionalmente la dieta mediterranea. “In particolare – continua Sharma – abbiamo visto che al centro di quest’azione benefica c’è un aumento del consumo di olio d’oliva, un consumo moderato di alcol (vino, in particolare) e un maggiore apporto di frutta e noci”.
“Come per altre patologie – commenta Marialaura Bonaccio, responsabile della Piattaforma congiunta IRCCS Neuromed-Fondazione Umberto Veronesi – anche per le malattie infettive come il COVID-19, la dieta mediterranea può rivelarsi un elemento chiave di prevenzione. Naturalmente i comportamenti che abbiamo imparato a conoscere durante la pandemia, come il lavaggio delle mani, l’uso di disinfettanti e mascherine, il distanziamento sociale, i vaccini, sono fondamentali per limitare la diffusione del virus. Ma anche l’immunità individuale rappresenta un fattore determinante per la suscettibilità all’infezione e lo sviluppo della malattia. La nostra ipotesi è che la dieta possa giocare un ruolo importante per una modulazione del microbiota intestinale migliorando, di conseguenza, la risposta immunitaria”.