Comunicato Dell’Organizzazione
“L’Italia capovolta”, romanzo/saggio edito dalla Casa Editrice “PubMe” per la Collana “Policromia”, è la terza opera letteraria del giornalista, originario di Campobasso, Stefano Venditti che questa volta ha deciso di porre l’accento sullo spopolamento dei piccoli centri dell’entroterra italiano e la conseguente perdita di gran parte del patrimonio storico, culturale, tradizionale del Paese Italia.
“Nei miei primi cinque anni vissuti a Bologna ho avuto l’opportunità di conoscere tante persone, uomini e donne che avevano lasciato la loro terra d’origine per costruirsi un futuro migliore. Uomini e donne non solo del centro/sud Italia, ma anche provenienti da diverse Nazioni del mondo. Uomini e donne che avevano in comune l’obiettivo di riscattarsi, soprattutto da un punto di vista professionale, per dare un futuro più roseo ai rispettivi congiunti. Tutti si sono confidati con me aprendo il loro cuore, togliendo il velo della tristezza dalle storie personali delle loro famiglie, facendomi conoscere le radici del loro essere più profondo. Cinque anni di rielaborazione e catalogazione di emozioni, sensazioni, umori, riassunte nell’ ”Italia capovolta”. In parte è raccontata anche la storia della mia famiglia, ma il canovaccio del manoscritto è rappresentato dai punti in comune che ho trovato in ogni singola narrazione propostami a cuore aperto – ha spiegato Stefano Venditti -”.
Accompagnato dai suggestivi scatti in bianco e nero del fotoreporter Gino Calabrese, “L’Italia capovolta” non è soltanto la storia di una famiglia che come tante del sud è emigrata al nord, ma anche e soprattutto la saga di piccoli paesi sparsi per tutto lo Stivale che a causa di svariati fattori, tra cui la crisi economica, si stanno lentamente spopolando. Questo non provoca solo il deflusso di tante persone verso le città e i centri principali del Paese, ma anche la perdita d’interi patrimoni culturali e folcloristici che come i paesi che li hanno ospitati, stanno pian piano morendo. Una storia, un romanzo/saggio, un grido di dolore e di speranza, affinché ciascuno di noi possa mantenere salde le radici che lo ancorano al proprio paese natio.
“Tutti gli uomini e le donne che hanno voluto condividere con me parte delle loro esistenze, mi hanno affidato un compito non facile, anzi decisamente impegnativo. Quello di trovare un modo di porre l’accento e di mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica italiana su di una piaga che a tutt’oggi non ha trovato soluzione. Una iattura che nel silenzio sta spopolando l’intero arco dell’Appennino italiano e lo sta svuotando non solo di persone, ma anche e soprattutto dell’immenso patrimonio immateriale e materiale che è racchiuso nelle tradizioni, nella storia, nell’enogastronomia, nel dialetto, nel folklore, nell’archeologia di ogni singolo piccolo borgo aggrappato alle cime irte dell’Appennino italiano. La bellezza del nostro Paese è quella di essere la sommatoria di tante piccole e gloriose realtà che rendono unica ed inimitabile l’Italia e il suo straordinario patrimonio. E’ per questo che è nato questo libro. Perché bisogna iniziare a comprendere che se questi piccoli presidi di cultura e non solo, andranno a sparire pian piano nei prossimi anni, l’Italia intera perderà per sempre una parte predominante di tutto ciò che la rende singolare rispetto al resto del Mondo. L’Appennino è la spina dorsale dell’Italia, i suoi piccoli borghi sono degli autentici baluardi di cultura, storia, tradizioni, peculiarità, unicità che devono essere preservati a tutti i costi – ha rimarcato Stefano Venditti -”.
La prefazione del manoscritto è stata redatta da Loris Arbati, poeta e scrittore, responsabile dell’Officina Culturale di Livergnano, sull’Appennino bolognese. Arbati tiene lezioni di Educazione Ambientale nelle scuole di primo e secondo grado e nelle passeggiate didattiche attraverso le quali promuovere il territorio dell’Appennino sotto l’aspetto culturale-storico-agricolo.
“Dovrebbe essere una giornata come tante per la famiglia Gnaroma, ma non è così: dopo aver chiuso la porta a chiave della loro casa di Semoli, un paesino del sud Italia, la famiglia parte alla volta del nord per trovare lavoro, per cambiare vita, per dare ai figli un futuro migliore. Nonostante s’integrino subito nella nuova comunità del nord Italia, gli Gnaroma hanno lasciato il cuore nel loro paese al sud, perciò decidono di ritornare, questa volta per una vacanza, così da rivedere i luoghi che li hanno visti crescere. E’ uno shock passeggiare per le vie di Semoli: case in vendita, serrande abbassate, silenzio denso come piombo… Finché dall’uscio di una abitazione, il capofamiglia degli Gnaroma vede uscire un volto noto…”.
Non resta che augurarvi buona lettura.