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Ecco Che Ci Risiamo

Di Mario Ricca

La Speranza E’ La Droga Dei Popoli!

Tra la fine di questa e l’inizio della prossima settimana, la più “giusta” delle truffe, quel miraggio per adolescenti che è chiamata democrazia, darà il meglio di sé seducendo il popolo bue con la massima espressione di presa per i fondelli:

IL VOTO.

Questo, arma di seduzione di massa propedeutica al successivo abbandono della stessa, è il sert del popolo drogato di speranza che assumerà domenica e lunedì prossimi, la dose di metadone nell’attesa di quel recupero che non avverrà mai Perché il popolo avrà sempre la necessità di sperare e, come la seduzione è prodroma dell’abbandono, così la speranza lo è della disperazione.
Il popolo bue che vota, è come quei maschi ai quali le femmine fanno sentire solo l’odore della loro zona della felicità e poi ne vietano eternamente l’accesso fisico; però l’annusatina alla patronza fa sperare il maschio nella possibilità che si possa passare alla fase successiva e questo lo rende generoso.

Esistono due tipi di elettori, quelli realisti che usano il voto come merce di scambio e quelli “diversamente realisti”, che si ergono a moralisti e si sentono in diritto di pretendere un miglioramento collettivo, non avendo nella maggior parte dei casi, neppure i requisiti necessari per negoziare quello individuale.

di questi ho sempre diffidato.

La pagliacciata che ci verrà imposta i prossimi ventiquattro e venticinque febbraio, mi ricorda tanto la prima di queste messe in scena ipocrite alla quale ho assistito da elettore, ossia, quando per la prima volta ho votato per la Camera dei Deputati: Era la primavera di venti anni fa.
La colonna sonora di quella fase storica, era il tintinnio delle manette che veniva da Milano, non soltanto apparentemente “strumentale”, i cui parolieri e produttori sono ancora nell’ombra, musiche e arrangiamenti di quel Tonino Di Pietro, promosso per il suo ottimo lavoro e per la sua cecità parziale, promozione che lo portò a diventare da capo degli esecutori, a luogotenente del galoppinato prima e a sottoposto dei mandanti di pubblica facciata al servizio dei padroni veri poi.

Successivamente a quella tornata elettorale, ci fu qualche smottamento d’orgoglio di troppo messo in atto in terra Sicula, che si concretizzò nella rimozione forzata di alcuni ostacoli che secondo me sarebbe stato meglio sopportare da vivi che subire da morti visti i problemini per Zia Mafia verificatisi dopo la martirizzazione dei rimossi.
La lezione comunque è servita, prova ne sia per esempio, la non rimozione di qualche scrittore ciarlatano spesso presente in tv ospite in trasmissioni bolsceviche di “altissimo spessore culturale”, elementi che lo ribadisco, fanno meno rumore se sopportati da vivi.

Tornando a due decenni fa, dopo i botti, fu inventata la Seconda Repubblica che sotto l’effetto emotivo della questione morale, divenne il tormentone che avrebbe dovuto fare da apripista al “cambiamento”.
In realtà, si è trattato solo di una manovra per occupare il posto di chi era stato messo fuori gioco dal giustizialismo.
Il progetto “sinistro” non è andato a buon fine per merito di chi in questi anni, da una parte ha evitato al Paese di finire nelle mani rosse e dall’altra, ha contribuito a tenere in vita con la sua semplice presenza sulla scena politica i suoi nemici.
La droga somministrata al popolo bue prima del voto, viene spacciata da chi fomenta malcontento, alimentando la protesta verso un sistema dal popolo stesso avallato e che ora si vorrebbe rinnegare.

Cambiano gli attori ma la trama è la stessa.

Di nuovo, rispetto a venti anni fa, abbiamo solo una politica passata da rappresentanza del popolo a rappresentazione di se stessa, all’interno di un processo involutivo che dal prossimo martedì, continuerà come o forse peggio di adesso.

Che il popolo bue eserciti dunque il suo diritto alla speranza cercando ipocritamente di votare per il meglio al posto di eleggere realisticamente il meno peggio.