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Le Colpe Degli Impuniti

Di Vittorio Venditti

Gambatesa, 24 Aprile 2000: In Memoria D’Un Fallito Assassinio

Due Soggetti Che Con Il Loro ‘Lavoro’ Mi Stavano Uccidendo… Non Metaforicamente
Non Hanno Mai Chiesto Scusa Per I Loro Crimini
Sistemata Una Famiglia In Toto
Per Solidarietà, Due Milioni E Mezzo Di Lire Ad Ognuno Degli Undici Nuclei Familiari Superstiti
La Famiglia Di Chi Scrive E’ Stata Valutata Seicentoventicinquemila Lire Pro Capite
Trecentoventidue Euro E Settantanove Centesimi: Il Valore Di Una Vita
Escluso Lo Sciacallaggio Politico
Perché Non Fidarsi, Doversi Vergognare E Stare Attenti A Questi ‘Poteri’ A Salvaguardia Della Vita

Lupo Che Prova A Travestirsi Da Pecora

“Chi è abituato a portare la maschera della Falsità, difficilmente riuscirà ad indossare quella della Vergogna”.

Ricorre oggi il ventitreesimo anniversario dell’esplosione del palazzo I. A. C. P., sito al civico tre di via Prima Traversa Aldo Moro di Gambatesa, stabile ove per un certo periodo e per colpa del ‘potere’ che vorrebbe volentieri sopprimerlo, ha risieduto chi scrive che per sfortuna di chi verrà citato in basso, (responsabile, ma impunito unitamente ai personaggi ritenuti complici di costui, in quanto più uguale del resto degli italiani, comunque reo del tentato omicidio clamorosamente fallito perché l’obiettivo non è stato ‘neutralizzato’), per disdetta nei confronti di chi fa della burocrazia il personale pane quotidiano, quest’incompetente a spese del Prossimo ha vista l’operazione miseramente conclusa con un nulla di fatto, in quanto è saltata in aria la parte sbagliata dello stabile, per cui, non potendo dimenticare i propri errori, chi non si è mai pentito, ne ha mai chiesto scusa per il suo ‘lavoro’, oggi dovrà ricordare che le ‘giornate della memoria’ non sempre finiscono a spumante e pasticcini, più o meno mestamente da quei soggetti ingeriti, con certezza pagati profumatamente dai contribuenti che ligi al dovere, arrivano a farsi fregare in massa per riempire i capaci, ma sudici ventri di questi pochi, sempre più in tentato aumento perché un tozzo di pane, magari raffermo, non si nega a nessun portaborse in attesa di ascendere socialmente.

Nastro Nero Per Necrologio

I fatti del tempo sono stati sempre sufficientemente chiari. Dopo un’infinità di segnalazioni di pericolo generato e mai controllato dall’ente proprietario di quel palazzo, partite dall’inizio degli anni novanta del secolo scorso, chi oggi sta ricordando che non è bello sfidare la fortuna più volte, ha provato, da cittadino contribuente, ad interpellare e chiedere il servizio cosiddetto ‘giudiziario’ che spetta a chi paga le tasse, mediante il locale presidio delle forze dell’ordine, antefatto concluso secondo quanto disposto e ritrasmesso, testo ‘prodotto e firmato’ dall’allora e tuttora massimo dirigente di un ente che procura sì, ma problemi ai cittadini che non amano delinquere finché pazienza regge, come politica impone, soggetto in vista che ha risposto come si può leggere cliccando qui e lasciando già all’epoca esterrefatto persino l’allora comandante della stazione dei carabinieri di Gambatesa, Persona che non ha potuto far altro che dare la solidarietà da cittadino a cittadino al vostro cronista che nel frattempo, ben sapendo che comunque tutto si sarebbe svolto nella peggiore delle ipotesi paventate, pur di continuare a vivere seppur praticamente sedato, si è dovuto far aiutare da uno psichiatra che ha forniti psicofarmaci a chi ora ne parla.

Nicola D’Angelo

Ironia della sorte, il soggetto rappresentato in foto, otto anni dopo ha dovuto agire proprio contro chi si sarebbe dovuto attivare per far sì che non saltasse in aria il palazzo di cui sopra, ma l’inquisizione è avvenuta per altre ragioni e si è conclusa con praticamente la sola eliminazione dell’arrestato dal ruolo apicale fino a quel momento ricoperto perché si sa: cani e cani s’annusano ed al limite giocano un po’, atteso che questa sia la loro natura.

A Pazzie d’i Cane…

‘A pazzie d’i cane’ ha una seconda parte del proverbio dialettale locale che se non viene riferita è per non voler gratuitamente offendere l’intelligenza dei quattro lettori di questa testata, i quali sanno benissimo che quel risultato, come capita spesso in Italia, finisce non per colpire chi perde nel gioco citato, ma si rivolta contro coloro che da spettatori obbligatoriamente paganti e forzosamente partecipanti, si fidano di soggetti che si lamentano della durezza di certe ‘penetr-azioni’, solo quando queste colpiscono il loro deretano, vedi l’accaduto di una quindicina d’anni dopo, fatto di cronaca del quale è stato innocente protagonista il secondo firmatario della lettera cliccabile sopra, altro burocrate che si spera nel frattempo abbia imparata la lezione e si comporti di conseguenza perché se è vero che capisce solo chi patisce, qualora il caso non abbia portati frutti, il tutto servirà ad avvalorare la teoria che è propugnata da sempre da chi scrive, secondo la quale il comune cittadino, stretto tra i due fuochi che hanno comunque il medesimo comun denominatore: l’essere criminalità organizzata,

Ulisse Legato All’Albero Maestro

quel cittadino contribuente in ogni caso, dovrà evitare accuratamente di fidarsi di canti di sirene come quelli normalmente divulgati in ogni maniera in nome del politicamente corretto oggi e da sempre di moda, ciò per la salvaguardia della stessa vita di chi dovrebbe comprendere di non aver fiducia in questi ‘massimi sistemi’.

Giustizia

siccome non c’è due senza tre, non c’è nemmeno tre senza quattro e se chi prende il terzo posto in questa classifica è stata un’ulteriore collaboratrice dei primi due personaggi di cattivo gusto citati più o meno indirettamente sopra, la quarta ed ultima, ma non per questo ultima posizione, è stata artigliata dalla politica e soprattutto da gente ritenuta amica, finché non è venuta fuori senza ombra di dubbio la magagna che di seguito è esposta senza vergogna alcuna da chi l’ha patita.

Andando per ordine, quel lunedì ventiquattro aprile del duemila, per il resto degli italici vacanzieri, satolli nel corpo e nello spirito dai prodotti degli eventi della precedente fine settimana più o meno santa, è stato un normale giorno di pasquetta e soprattutto di ponte che ha incluso come quest’anno il momento nel quale in Italia ci si libera, magari come in quel caso, di personaggi scomodi, in quanto battaglieri in favore dei propri diritti lesi o direttamente della personale vita, ponte necessario perché nel ‘rotto stivale’ il turismo è al primo posto in tutto, tranne quando non accade qualcosa ai soliti noti più uguali degli altri. Quel giorno dunque, mentre chi ha potuto, ha ringraziato per lo scampato pericolo, la procura della repubblica ‘competente’ per territorio, (rigorosamente scritto in minuscolo per palese assoluto e coltivato disprezzo nei confronti di quell’inutile e come si è visto in tanti casi, questo compreso, ‘dannoso e deleterio carrozzone’), quell’agglomerato di ‘aule sorde e grige’ che sarebbero ripugnanti anche come ‘bivacco di manipoli’, ‘assegnava il caso d’indagine’ a chi però quel giorno e nelle ventiquattro ore successive era in ferie e non poteva ricevere disturbo, mentre chi aveva patito il danno si apprestava per una settimana a dormire in macchina, non certo per aver deciso di passare un periodo di vacanza lontano dalla propria abitazione abituale. Sì, il discorso è chiaro: della tragedia che quel giorno ha comunque provocato un morto, si è iniziato a tacere, (visti i risultati), il successivo mercoledì ventisei aprile. La cosa è stata importante perché nonostante le rassicurazioni offerte dai carabinieri che in questa storia sono stati gli unici ad aver seriamente aiutato il vostro cronista e gli altri sventurati, nonostante la ‘presenza dello stato’, (vedi sopra per il minuscolo), quei cittadini danneggiati ed esposti al pubblico ludibrio che durante la settimana a seguire, con malcelato fastidio avrebbero visto il pellegrinaggio di curiosi d’ogni ordine e grado, politici apicali e persino l’allora presidente della giunta regionale del Molise inclusi, venire a guardare il danno procurato proprio dalle loro ancestrali ed immodificabili incompetenze, quei disgraziati che se vivevano in quelle case popolari, in almeno un caso lo facevano in attesa del disbrigo di un’altra pratica che giaceva presso i polverosi uffici giudiziari di Campobasso, scartoffia nata, cresciuta e taciuta per un precedente incendio che aveva colpita l’abitazione privata e di proprietà di questi nel millenovecentottantaquattro, quei pazienti e votanti, per quella settimana, hanno deciso di presidiare ciò che restava delle loro cose in quel palazzo perché non si sa mai: quelle masserizie, più o meno appetibili da chiunque, potevano sparire!

Il Vero Sciacallo

La politica, nel frattempo cosa ne ha pensato? Tolto quanto detto a proposito di chi ha bivaccato nei meandri della giunta regionale moli, ma da sempre mai sana ed il comportamento dell’allora consigliere provinciale residente a Gambatesa che ha fatti avere alle undici famiglie che non si sono viste privare di un componente in quel frangente la cifra di due milioni e mezzo di lire per nucleo coinvolto, (evitare di aggiungere qualcosa su chi ob torto collo ha ‘recitata’ la parte di protagonista è assolvere all’essere cristiani), cosa che nei decenni a seguire è sembrato sempre più un voler ripulire la coscienza dei poteri che nulla possono, il resto fa ribrezzo, ma per tigna viene descritto come segue. Il quarto soggetto della commedia è stato chi, facendo credere di voler aiutare politicamente e professionalmente chi scrive nella sua battaglia rivelatasi poi persa, da buon politico al potere a Gambatesa quando è stata chiesta la consulenza di parte che si sta raccontando, ha derubato il vostro articolista e quando lo stesso ha potuto ottenere prove incontrovertibili di ciò che sta ora denunciando, lo sciacallo in tema, non sapendo come inventare un’altra bugia per cercar di salvare il salvabile ha iniziato a farfugliare, “… Ieri sono stato alle case popolari per riprendere in mano quella pratica e farti riavere i soldi spesi…”, La risposta espressa con un sogghigno di compassione misto a soddisfazione è stata: ti ricordi venticinque anni dopo? Sì perché il virgolettato appena proposto è tratto da un pour parler avvenuto nell’aprile del duemilaventidue, ultimo giorno nel quale chi scrive ha avuto modo di interloquire con un giuda che dovrà comunque impiccarsi, (politicamente parlando perché per il resto quello è ormai solo un morto che cammina), ricordando, nello stringersi la corda attorno al collo, il fatto che Cristo tradito è poi risorto, guadagnando la supremazia storica ancora oggi in auge. Un quarto di secolo per non poter più dire niente su come quel truffatore e falso ha spesi i due milioni di lire chiesti in qualità di ‘consulente del ramo’ a chi sta scrivendo, danaro contato e consegnato il ventisette novembre millenovecentonovantasette e ricevuto con sicurezza perché il presunto ‘amico’ ha accompagnato il vostro attuale articolista, allora turlupinato, personalmente in banca a ritirare la somma sopra dichiarata.

Tornando al braccio armato della fazione ufficialmente ‘vincente’ nell’eterna battaglia tra poteri più o meno occulti. Si potrebbe aggiungere altro a proposito delle uscite estemporanee che periodicamente, nel tentativo di guadagnare visibilità in ciò che resta dell’opinione pubblica in una regione che non esiste come il Molise, il soggetto che per ben due volte ha provato ad uccidere chi sta ricordando certi vergognosi accadimenti, non è riuscito a portare a termine l’Impresa perché il gioco è bello quando dura poco e soprattutto finché tutti vogliono giocare, magari permettendo che si portino a termine azioni talmente puerili da far sghignazzare lattanti anche con quoziente intellettivo pari a zero. Sarebbe il caso di allargare gli orizzonti sulle gesta fallimentari di un uomo che da altre parti, nel suo stesso ambiente, probabilmente verrebbe impiegato a fotocopiare fogli bianchi, ma sarebbe come sparare su un morto ed i proiettili ultimamente hanno subito un aumento esponenziale di prezzo, vista la richiesta di tali prodotti sempre più alta sul mercato, per cui bisogna centellinare tal spreco, magari attendendo che come dice un proverbio cinese, ‘il fiume porti a te, seduto sulla sua riva, il cadavere del tuo avversario’ e non si capisce per quale ragione ciò non potrebbe avvenire.

Casa popolare Di Venafro

Proprio per corroborare la vita attendendo il passaggio di cui sopra, va detto a chi ancora oggi patisce problemi al posto di godere di soluzioni, d’iniziare a pensare se non sia davvero il caso di far da sé in ogni modo ed appoggiarsi alla concorrente ‘sanità privata’, visto il risultato finora ottenuto nel chiedere e non ricevere a chi comunque pretende in ogni modo più o meno lecito emolumenti e forzate contribuzioni in cambio di quei servizi non dati, cosa che si dice invece venga regolarmente assolta da quel potere normalmente e quotidianamente denigrato che però se lo si sa prendere, può dare frutti e soddisfazioni a chi patisce la delusione ‘regalata’ da promesse di falsa tranquillità nel credere al personale e legittimo oltreché realmente libero futuro.

Interno Della Casa

Sperando Di Non Dover Saltare In Aria Per Aver Osato Guardare In Faccia La Realtà.