Di Jula Papa
La mancata unitarietà di intervento in questi ambiti potrebbe mettere a rischio la salute dei cittadini, incrementando le disuguaglianze sociali
L’Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE-Italia), Medicina Democratica, Cittadinanzattiva, l’associazione Slow Medicine e l’Associazione dei Medici di Origine Straniera in Italia (AMSI) hanno promossa una presa di posizione pubblica sulla paventata ipotesi di regionalismo differenziato. Attualmente il decreto legge Autonomia del leghista Roberto Calderoli, Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie nel governo Meloni, mira a rendere operativa questa possibilità.
Nel documento redatto dalle associazioni vengono messe in luce tutte le criticità che comporterebbero ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia delle regioni, riguardanti ben 24 materie che sono state riconosciute di potestà legislativa concorrente con lo Stato, tra le quali spiccano la tutela e sicurezza sul lavoro, l’istruzione, la produzione il trasporto e la distribuzione dell’energia e ancora, la tutela della salute e il governo del territorio.
In particolare, la mancata omogeneità di intervento sui determinanti ambientali di salute su tutto il territorio nazionale porterebbe all’ esasperazione del divario economico tra regioni. In quelle a minor reddito, comprometterebbe la prevenzione primaria nello sviluppo di patologie ambiente correlate, con l’inevitabile ripercussione di una maggiore incidenza di tali malattie.
“Le associazioni – si legge nel documento – sono fortemente contrarie al regionalismo differenziato sia per le ricadute sanitarie che per quelle ambientali e ritengono che questo sancirebbe la secessione delle regioni ricche, determinando, nei fatti, la frantumazione dello stato unitario”.
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