Di Luca Giordano
L’altro giorno, in uno dei tanti discorsi di Giorgia Meloni riguardanti la guerra in Ucraina, la premier ha fatto passare il concetto che la guerra è priva di morale e che quindi nessuno ha il piacere di farla.
Esattamente cinquant’anni fa, Alberto Sordi usciva nelle sale cinematografiche con il film ‘Finché c’è guerra c’è speranza’, nel quale lo stesso attore interpretava il ruolo di un commerciante d’armi nei paesi del terzo mondo dove vi erano (e ci sono ancora oggi) conflitti bellici.
La trama del film è molto semplice. Alberto Sordi che nel film prende il nome di Pietro Chiocca, un semplice commerciante di idraulica che dopo una chiacchierata con un ragazzo impegnato lavorativamente nel mondo delle armi, decide anch’egli di intraprendere la strada del commercio bellico andando a parlare direttamente con il ricchissimo capo della grande impresa di armi, un certo Samuel Cummings che nella vita reale è stato uno dei più grandi e facoltosi imprenditori del settore.
Le guerre arricchiscono Sordi e famiglia che iniziano a vivere nell’agio e nel benessere di ville immerse nel verde, nuove automobili e serate dedicate a party e gioco d’azzardo.
Tutto sembra scorrere senza problemi nella vita e nella famiglia di Chiocca (Sordi), fino a quando un giornalista pubblica un articolo l’attività prive di morale da parte del protagonista del film che si stava arricchendo commerciando strumenti di morte.
Alla ricchezza però non si può proprio rinunciare per cui i figli e la moglie di Sordi evitano di tornare alla vita semplice, ma più onesta di prima accettando così i soldi del commercio di armi.
Passa il tempo, cambiano gli attori figuranti su questa terra, ma certe cose non si modificheranno mai, come i guadagni faraonici di certa élite che farà sempre buon viso a cattivo gioco.