Di Luca Giordano
14 maggio 1993. In una strada adiacente al teatro Parioli di Roma, sede storica del ‘Maurizio Costanzo Show’, viene fatta esplodere una macchina carica di tritolo a pochi secondi dal passaggio del giornalista e della sua allora compagna Maria De Filippi con l’intento di ammazzarli.
Errore o pesante avvertimento, quell’evento segnò terribilmente la vita e la carriera di un Maurizio Costanzo giornalista, il quale fu uno dei primi a denunciare sul grande schermo la Mafia e ad invitare nei suoi programmi il suo amico Giovanni Falcone, giudice eroe della lotta contro ‘Cosa Nostra’.
L’apice del lavoro di Maurizio Costanzo nel servizio di discredito in pubblica piazza dell’organizzazione malavitosa siciliana, lo si ebbe nel 1991 in una maratona realizzata da Rai e Fininvest, alla quale partecipò anche Falcone che di lì a poco sarebbe stato ucciso. Maurizio Costanzo condusse quel programma con un giovane Michele Santoro che intervistò un certo Salvatore Cuffaro (Presidente della regione Sicilia dal 2001 al 2008, poi condannato per favoreggiamento a ‘Cosa Nostra’), politico che si scagliò contro il giudice dichiarando che la Mafia era una cosa astratta ed inventata da Falcone e Borsellino, i quali secondo Cuffaro andavano cercando soltanto notorietà televisiva. In quell’occasione Costanzo Bruciò anche una maglietta con la scritta Mafia per sfidare una volta e per tutte quell’associazione a delinquere. Di lì a poco però, la Mafia iniziò ad uccidere sul serio e uno dopo l’altro vennero barbaramente ammazzati tutti quelli che avevano ficcato il naso nelle cose della mala siciliana. Tra quei delitti fu compreso il non riuscito attentato a Costanzo che una volta salvo iniziò a far televisione puramente di intrattenimento.
Fu così che il ‘Maurizio Costanzo Show’ divenne un teatrino di figuranti buoni soltanto a spettegolare ed a fingere liti perché in quest’Italia se si vuol morire di vecchiaia certe cose non bisogna toccarle.