Di Mario Ricca
Il Giorno Della Memoria Parziale
Oggi è una delle tante giornate, nelle quali l’ipocrisia si manifesta in tutto il suo “splendore”!
Si ricordano i morti che fa comodo non dimenticare, perché rispetto ad altri defunti evidentemente meglio assecondano la legittima voracità speculativa, che ha il solo torto di non venir apertamente dichiarata.
Premesso che la guerra è il più grande investimento, non grido allo scandalo difronte a niente perché quanto viene posto in essere in nome del profitto per me è assolutamente lecito.
Però non ci sono tragedie di serie a e di serie b e l’olocausto, non può arrogarsi il diritto di essere l’emblema del dolore solo perché ha i comunisti come sponsor, quei comunisti la cui scia di sangue, spesso e volutamente viene taciuta.
Allora che ben venga il ricordo, se però non unilaterale.
27 GENNAIO – GIORNATA DELLA MEMORIA.
– in memoria delle oltre 10 milioni di vittime ucraine dell’Holodomor tra il 1932 ed il 1933;
– in memoria delle oltre 20 milioni vittime dello stalinismo russo tra il 1927 ed il 1953;
– in memoria delle 80 milioni di vittime della Rivoluzione Cinese e di Mao Tse-Tung tra il 1949 ed il 1976;
– in memoria delle vittime giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, 100mila in un minuto a Hiroshima e 60mila a Nagasaki;
– in memoria del Genocidio dei nativi dell’America Latina e dei nativi del Nord America, 70 milioni di vittime tra XVI e XX secolo;
– in memoria delle vittime del genocidio della Vandea francese, tra le 130mila e le 200mila, dal 1793 ed il 1796;
– in memoria del genocidio del 1870 in Patagonia, dei massacri Hamidiani del 1894/96 (prima “fase” del genocidio armeno del 1915), degli Herero 1904/06, degli Armeni 1915/16, degli Assiri-Caldei-Siriaci 1915/16 e dei Greci dell’Asia Minore 1915/16;
– in memoria delle 200mila vittime del genocidio in Guatemala tra il 1960 e il 1990, della 12mila vittime della “Rivoluzione” di Zanzibar del 1964, del Milione di vittime del genocidio in Indonesia nel 1965/66 e del Milione di vittime in Nigeria nel 1966/68;
– in memoria del Genocidio in Bangladesh del 1971 (Operazione Searchlight) da 1.000.000 a 3.000.000 di vittime, del Genocidio ad Ikiza nel 1972 (strage selettiva dell’etnia Hutu in Burundi), e delle 150mila vittime tra il 1975/79 in Cambogia;
– in memoria del genocidio a Timor Est (stragi indonesiane nella regione occupata, apice con il Massacro di Dili e con atti di violenza a seguito del referendum per l’indipendenza) da 60mila a 200mila vittime;
– in memoria dei massacri degli Khmer Rossi da 1 milione a 2milioni e 200mila vittime tra il 1975 e il 2002;
– in memoria del Genocidio di Georgiani tra il 1991 e il 1993 in Abkhazia da 10mila a 30mila vittime;
– in memoria delle 800mila/1milione e 50mila vittime del Ruanda nel 1994;
– in memoria delle 93.837 vittime finora accertate del genocidio in Bosnia-Erzegovina dal 1992 al 1995 (apice nel Massacro di Srebrenica) e delle vittime del Darfur dal 2003 al 2007, ancora da “quantificare”;
– in memoria dello sterminio di 1,5 milioni di ebrei sovietici tra il 1939 e il 1953;
– in memoria delle 5-6 milioni di vittime dal 1933 al 1945 della Shoa.
Questo, per non tornare più indietro nel tempo.
IN MEMORIA, perché si ricordi che nel mondo non esiste alcun monopolio della sofferenza e che quando si chiede di “non dimenticare” è necessario aggiungere: “perché per Noi tutti gli Uomini sono uguali davanti ad uno stesso dolore”.