Di Cesare Scalabrino
Il Molise conquista il primo posto alla finale nazionale di Oscar Green, il Premio che Coldiretti conferisce alle aziende agricole guidate da giovani che si siano particolarmente distinti nella loro attività imprenditoriale. La vittoria, per la categoria “Custodi d’Italia”, è andata a Carmine Valentino Mosesso da Castel De Giudice che ha recuperato e rimesso in produzione il “Fagiolo della levatrice”, un legume antico che rischiava l’estinzione, ma che oggi, grazie alla passione ed alla caparbietà di Carmine, è rinato a vita nuova.
Promosso da Coldiretti Giovani Impresa, l’Oscar Green è il premio che punta a valorizzare il lavoro di tanti giovani che hanno scelto per il proprio futuro l’Agricoltura. Obiettivo dell’iniziativa è dunque promuovere l’agricoltura sana del nostro Paese che ha come testimonial le tante idee innovative di giovani agricoltori.
La premiazione si è tenuta a Palazzo Rospigliosi a Roma, sede nazionale di Coldiretti, nel corso di una coinvolgente giornata che ha visto la presenza dei vertici nazionali dell’ente, con il Presidente Ettore Prandini, il Segretario nazionale Vincenzo Gesmundo, la Delegata ed il segretario nazionale di Coldiretti Giovani Impresa Veronica Barbati e Stefano Leporati, a fare gli onori di casa. Illustri gli ospiti presenti alla manifestazione, tra cui il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, il Ministro dello Sport e dei Giovani Andrea Abodi, ed il Vice Direttore della Fao Maurizio Martina. La delegazione molisana era invece composta dal Delegato regionale di Coldiretti Giovani Impresa e Presidente della Federazione Coldiretti di Isernia Mario Di Geronimo e dal Segretario regionale Cesare Scalabrino.
Il fagiolo della levatrice era ampiamente diffuso nei campi e negli orti di Castel del Giudice, ma a causa del progressivo abbandono delle campagne, stava per scomparire. Grazie alla sua tenacia e determinazione, Carmine, laureato in Scienze Agrarie all’Università del Molise, nel 2018 ha recuperato il seme dalle mani dell’ultimo custode del paese (il signor Marcello) e ha cominciato a coltivarlo, facendolo tornare sulle tavole dei suoi compaesani.
La storia del “Fagiolo della levatrice” è legata appunto ad una levatrice, originaria del ferrarese, donna che lo portò in paese nella prima metà del ‘900. Questa era solita regalare alle partorienti il seme di questo legume che in breve tempo si diffuse in tutti gli orti del paese.
Il Fagiolo della Levatrice è una leguminosa rampicante; a luglio raggiunge altezze considerevoli (circa 2 metri) per questo necessita di pali di sostegno. Solitamente in legno di “vellana”(corylus avellana). Resiste molto bene ai ritorni di freddo, cosa non troppo inusuale nel mese di maggio nelle zone di montagna. Non ha bisogno di essere irrigata.
Fin qui le caratteristiche vegetali, ma è nel piatto, nelle tipiche zuppe contadine, nelle minestre, nei “fagioli acconciati” (con le patate) che il fagiolo della “levatrice” libera tutte quelle caratteristiche capaci di conquistare e riconquistare per generazioni la fedeltà e i palati di un paese intero. Nell’ottica della multifunzionalità, Carmine, poeta contadino, come egli stesso si definisce a seguito del grande successo riscosso dal suo libro di poesie intitolato “La terza Geografia” (ed. NEO.), oggi porta avanti anche l’attività di accompagnare turisti e vacanzieri in sella alle sue asine facendo loro visitare le bellezze naturalistiche della zona dove vive, arricchendo l’esperienza del ritorno alla natura con- la lettura di brani e poesie da egli stesso composti.