Di Luca Giordano
Un terribile terremoto ha colpito il confine tra Turchia e Siria, territori già estremamente poveri e che (sopratutto quello siriano con le città di Aleppo ed Afrin) son martoriati da anni di guerra.
Dopo questo catastrofico evento che purtroppo ha fatto registrare migliaia di morti (dati in costante crescita) e raso al suolo gran parte delle città delle regioni colpite, le più potenti nazioni del mondo hanno subito dichiarata la loro vicinanza ai popoli toccati da questo terribile terremoto ed hanno annunciato provvedimenti di aiuto.
E’ saltata agli occhi di tutti la disputa tra Kiev e Mosca (o per meglio dire tra Zelensky e Putin), per la loro ‘bontà’ d’animo che li ha portati quasi a gareggiare su chi fosse attrezzato meglio per mandare nell’immediato aiuti concreti ai turchi e siriani, dimenticando i loro eserciti che sono impegnati in guerra tra di loro ormai da quasi un anno.
Secondo gli analisti, questa mossa di Putin servirebbe a ripulire la propria immagine dopo che il mondo gli ha addossato il ruolo di invasore subito dopo aver dichiarato guerra all’Ucraina proprio di questi tempi lo scorso anno. Mentre un pò fa sorridere la posizione presa dal leader ucraino che a stento sta riuscendo (soprattutto grazie agli aiuti Ue ed Usa) a rimaner in piedi nella battaglia contro la Russia e che quindi nessuno può spiegare quali aiuti concreti possa fornire, al di là della semplice propaganda.
Anche l’Italia si è mossa per portare squadre della protezione civile, dimenticando però i propri problemi storici che il terremoto ha recato alla nostra nazione, con persone costrette ancora a vivere in baracche in Irpinia dal 1980 oppure a L’Aquila dove la ricostruzione è ancora ben lontana dall’esser portata a termine.