Di Cesare Scalabrino
NESSUN ATTACCO MIRATO ALLA WPD FRENTANI SRL
“Coldiretti non intendeva e non intende far polemiche con chicchessia, ma la nostra posizione verso la realizzazione di grandi parchi eolici, come anche fotovoltaici, resta immutata: siamo e resteremo fermamente contrari”. Così il Presidente regionale di Coldiretti Molise, Claudio Papa, risponde alla WPD Frentani srl che replicava alla nota dell’Organizzazione la quale si diceva contraria alla nascita di un impianto eolico che prevede l’installazione di 14 torri, sui territori dei comuni di Larino e San Martino in Pensilis, per cui la società ha presentato domanda di avvio delle procedure di impatto ambientale per la sua realizzazione.
“Come sempre ribadito – ha aggiunto il Presidente Papa – Coldiretti non si è mai detta contraria alle fonti d’energia rinnovabile, ma ha sempre avversato e continuerà ad avversare il proliferare indiscriminato di mega impianti che rischiano di distruggere non solo l’agricoltura che è un settore trainante dell’economia regionale, ma anche il paesaggio, oggi più che mai fondamentale per una regione come il Molise che punta anche sul turismo per il suo rilancio socio-economico. Dunque No all’eolico e al fotovoltaico selvaggio, Si al mini eolico e al fotovoltaico sui tetti delle strutture aziendali, come recitava lo slogan della nostra petizione contro il consumo di suolo agricolo coltivabile”.
Il Parco eolico che si vorrebbe realizzare tra i comuni di Larino e San Martino in Pensilis costituisce solo l’ultimo atto, in ordine di tempo, della crescita indiscriminata di impianti cosiddetti green per la produzione di energia che di fatto interessano numerosissimi centri del Basso Molise, da Campomarino a Portocannone a Ururi solo per citarne alcuni.
“Assistiamo ormai da anni – afferma Papa – ad un proliferare inarrestabile di impianti (non ultimi quelli di Snam e Terna) che vanno ad aggiungersi alle infrastrutture viarie e ferroviarie che creando il cosiddetto “effetto selva”, mettono a grave rischio una delle aree più fertili della regione, fortemente vocata all’agricoltura anche biologica che rischia di vedere i campi fertili e produttivi invasi da impianti per la produzione di energia”. Secondo l’Agenzia Nazionale Energia del Vento, il Molise è settimo in Italia per il numero di torri eoliche, ne abbiamo ben 321, ovvero più di una torre per ogni mille abitanti.
Stando agli ultimi dati dell’Eurispes, inoltre, il Molise produce il doppio dell’energia che consuma e il suo fabbisogno energetico potrebbe essere interamente soddisfatto, sin d’ora, utilizzando esclusivamente l’energia prodotta dagli impianti “green” che già operano in regione. In termini numerici parliamo di una produzione da fonte rinnovabile pari a 1345 GW (di cui 718,4 GW dall’eolico) a fronte di un consumo totale di 1381 GW (dati anno 2022).
Inoltre, il proliferare di questi impianti mangia suolo agricolo rappresenta un grande impedimento alla produzione agroalimentare specie oggi che a seguito della pandemia e della successiva guerra in Ucraina, è aumentata la necessità di produrre cibo in tutti i Paesi d’Europa. “In una situazione del genere – osserva Claudio Papa – rischiamo di fare il gioco delle grandi multinazionali che stanno investendo sul cibo sintetico, fortemente avversato da Coldiretti, come sulla commercializzazione di insetti, già autorizzata dalla UE”.
“Alla vigilia dell’avvio della nuova programmazione della Pac – osserva ancora il presidente Papa – Coldiretti torna quindi a chiedere alla Regione una mappatura chiara e puntuale del territorio in modo da individuare non solo le aree “inidonee”, dove non è possibile istallare nuovi impianti, come disposto dalle norme in vigore, ma soprattutto le aree dove questi possono sorgere in modo tale da poter programmare investimenti mirati per il rilancio della nostra agricoltura. Per tutto ciò – conclude il Presidente di Coldiretti – non possiamo lasciare che la nostra regione diventi un enorme campo per la produzione di energia a scapito di quella di cibo, anche perché ciò causerebbe un impoverimento economico, acuendo la piaga dello spopolamento e dell’abbandono delle aree interne, con conseguenze nefaste anche per altri settori produttivi come il commercio, l’artigianato e non ultima l’industria, specie di trasformazione. Tutte queste argomentazioni non rimandano certo alla polemica, ma semplicemente al buon senso”.