Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Salvatore Di Maria E Marco Frosali
Vediamo Chi Ha Ancora Il Coraggio Di Piangere
A dispetto dei miei detrattori, qualche risultato serio con le mie farneticazioni, appoggiate da articoli più professionali provenienti dai miei collaboratori, comincio ad ottenerlo.
Quando si semina, magari a costo di duri sacrifici, alla fine si raccoglie.
Io avrei preferito mietere ben altri allori, ma la cultura del gambatesano medio non mi ha lasciato scampo: tutti vogliono il “posto”, nessuno si vuol ingegnare in privato per riuscire a vivere senza dover chiedere niente alla classe politica o religiosa, quelle entità che poi, a questo punto giustamente, chiedono conto di quanto dato, con tutti gli ovvi interessi.
E’ questo il caso che sta venendo alla luce inesorabilmente con il riaffiorare della via Francigena, quella fonte di inesauribile guadagno che partendo dalla credulità popolare, permette seriamente a chi vuol conoscere le nostre realtà, di farlo spendendo poco di suo, ma facendo guadagnare molto a chi, Capace, sa sfruttare la possibilità che l’indotto dà con un piccolo investimento iniziale.
Va detto che comunque, ed è già una cosa straordinaria, a differenza del solito, la classe politica (appartenente a tutto l’arco costituzionale) e la burocrazia che l’attornia, in questo caso stanno lavorando davvero bene e per chi è in grado di cogliere l’attimo.
Anche un ignorante come chi scrive, riesce ad evincere questo particolare, ad esempio leggendo quanto esposto in tutta una serie di articoli, (ultimo, ma non ultimo questo), che è quasi un appello a svegliarsi, dato in primis ai comuni attraversati proprio dai tronconi della via francigena, poi ad ognuno di coloro che cercano lavoro, magari per far sì che costoro si riuniscano in cooperative e si preparino ad accogliere i pellegrini che, come scritto nell’articolo di cui all’ultimo link proposto, per ora pare siano cinquemila.
Un bell’inizio!
Vediamo dunque come Gambatesa si sta preparando a quest’evento, prendendo spunto non dalle chiacchiere da bar, (che comunque, per dovere di cronaca e disprezzo di chi non lo vorrebbe, verranno ovviamente divulgate al mondo intero), ma dalle poche domande poste a chi, per essere stato eletto tratta la politica di gambatesa, o per propria volontà, ne gestisce la parte pubblica che si occupa di organizzare le pubbliche feste; sto parlando del
E del presidente della Pro Loco di Gambatesa
Ai quali mi sono direttamente rivolto.
Per ragioni di cronologia, parto da Pasquale, da me incontrato l’altra sera presso il bar di Salvatore a Ccett, poco dopo aver messo in rete l’articolo che ci rendicontava sullo stato di attuazione del progetto relativo proprio alla via francigena.
Con noi, c’era anche il mio amico, nonché collaboratore di gambatesaweb (quando sta in America), Pietro Abiuso, qui proposto in una foto scattata da Marco nell’estate di due anni fa.
E’ importante dire che c’era anche Pietro, visto che il discorso, già serio con Pasquale, ha assunta ancor maggiore pregnanza, in considerazione delle conoscenze turistico-archeologiche che Pietro mette a nostra disposizione.
Parlando, si è chiaramente compreso tutto l’imbarazzo che a Gambatesa esiste nel momento in cui, messi all’angolo, coloro che dicono di lavorare per il paese a livello turistico, per tante ragioni, non riescono a rispondere in maniera esauriente, ovvero, non riescono a venirne fuori in maniera onorevole.
A ciò va aggiunto il completo disinteresse per l’argomento trattato, proposto con il suo silenzio da salvatore il barista, quel Salvatore che quando a Gambatesa non c’è un’anima viva, per sfogarsi dice:
“Ma andò stann’i gent!”.
Ieri mattina perciò, ho voluto provare a farmi dire ciò che già sapevo, dal nostro Sindaco, a cui ho ricordato che l’articolo scritto da Stefano Venditti, fra l’altro, esorta i municipi che insistono sui tronconi della via francigena del Molise, a preparare un piano dettagliato che metta in luce i punti presso i quali i pellegrini possano trovare ristoro e ricovero.
Il Nostro, senza perdere tempo, mi ha risposto che:
“Punti a Gambatesa non ce ne sono; a Capodanno, ma accade quasi tutti i giorni, ricevo telefonate da gente ed organizzazioni che vorrebbero venire in paese e sostarvi.
Poco prima di Capodanno, come detto, ho ricevuta una comunicazione da alcune famiglie pugliesi, decise a venire a stare a Gambatesa per vedere le maidunate, ma che chiedevano appoggio logistico.
Personalmente non ho saputo indicar loro nulla di utile nel paese, per cui li ho rimandati a Francesco Carozza, che spero abbia potuto risolvere la situazione in qualche modo.
A tutto ciò va aggiunto il totale disinteresse dei privati per il guadagno che potrebbero ottenere da un investimento sul campo e se pure qualche realtà prova ad emergere, (vedi pizzeria ecc.), la gente del luogo fa di tutto per boicottarla, costringendo chi apre a chiudere, senza possibilità d’appello”.
Questo, è stato in sintesi il discorso di risposta datomi ieri mattina da Emilio.
Sull’ultima parte di quanto detto dal Sindaco, potrei dire parecchio, ma uscirei veramente fuori tema, per cui mi riprometto di riprendere l’argomento in separata sede.
Al di là di tutto, se è vero che esista un boicottaggio subdolo delle attività gambatesane, qualcosa mi dice che i boicottati siano complici della loro rovina, atteso che certi esercizi commerciali, avendo acquisita la liberalizzazione degli orari d’apertura, la utilizzino a loro detrimento anziché a vantaggio della propria impresa.
Ho ragione di dire quanto appena espettorato, dopo aver sentito in merito Luciano Cirucci, vicepresidente e direttore responsabile della CANTINA VALTAPPINO, che senza usare mezzi termini mi ha detto:
“Alla faccia della crisi e di chi piange, io credo che un’impresa, prima di tutto debba pensare al profitto.
Per farlo, l’imprenditore che tiene al proprio lavoro, deve utilizzare ogni forma di aggancio per acquisire nuova clientela, promozioni e turismo inclusi.
E’ per questo che in qualche modo, anche se non potrò agire direttamente per Gambatesa, (la cantina è sita in contrada Mascione a Campobasso), farò di tutto per essere presente nel progetto in tema, visti gli indubbi e speriamo grassi ritorni che un simile comportamento mi potrà rendere, a livello di profitto e d’immagine”.
Vagli a dare torto!
Una cosa che si potrebbe ormai recuperare, (pochi sono gli amici d’Africa ormai residenti nel luogo), da trasformare in ostello per i pellegrini, potrebbe essere il Convento di San Nicola, (lo vedi nella foto appena proposta, la prima della lunga serie, scattata per quest’inutile sito), luogo che sarebbe anche già sufficientemente attrezzato alla bisogna!
Da rimettere in sesto, (ovviamente trattandosi di proprietà privata, i lavori ed il profitto sono a carico o e vantaggio del proprietario), potrebbe essere il casale ex di Saverio Iannone…
Al di là della mancanza di esercizi da utilizzare per il supporto ai pellegrini, mi preme chiedere al vento:
Quanti abitanti di Gambatesa, giovani e meno giovani, studenti o lavoratori che possano inserirsi nel ramo, stanno pensando seriamente a consorziarsi per poter entrare a far parte di coloro che riusciranno a guadagnare a man bassa da questo nostro Petrolio, da me già definito “Turismo ricoperto di Cultura”?
Il benpensante di turno, (da parecchio non lo disturbavo), dirà:
“Ma tu che intendi fare, oltre a farneticare?”.
A costui, risponderò in due modi:
1°: Personalmente, un lavoro ce l’ho e potrei fregarmene altamente degli sviluppi di un simile tema.
In famiglia non conosciamo la parola Disoccupazione, e qualcuno di noi, preparato nel ramo, già vi sta operando e guadagnando, con regolare pagamento delle relative tasse.
2°: siccome amo il mio paese e voglio bene a buona parte dei miei concittadini, (che già in un paio di occasioni hanno ricambiato il mio rispetto per loro, con la loro solidarietà per me), oltre a tediarti con il proporre continuamente gli articoli di Stefano, scritti che incitano i gambatesani a fare di più per il loro guadagno, in combutta con Franco Conte, (a crap), stiamo per provare a realizzare un progetto del quale per ora e per scaramanzia non anticipo niente, ma che spero veda presto la luce.
In definitiva: se come ho detto in testa a questo delirio, avrei preferito mietere un miglior prodotto, dopo la continua e contrastata mia semina, (mal digerita da chi, con questo mio operare, non può più liberamente portare indisturbato a termine i propri porci comodacci), almeno per ora traggo beneficio dal poter deridere chi, smascherato dell’ipocrisia che vorrebbe far passare per crisi, viene posto di fronte alla possibilità di lavorare e guadagnare, o, in alternativa, di stare una buona volta zitto, lasciando crescere economicamente e politicamente chi è più Capace e sa non scendere a compromessi, evitando così di doversi sentire in colpa per il fatto che sa come sbarcare il lunario, a dispetto di insulse remore che pretenderebbero di campare sulle altrui spalle.