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CAMPOBASSO, ISERNIA: Pronto Soccorso… Tutti Uguali!

Di Vittorio Venditti

Che Ovviamente Si Prende Ogni Responsabilità Per Quanto Farneticato!

Già ho più volte ringraziato il buon Dio per avermi evitata la “passeggiata” al pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli, sito in contrada tappino a Campobasso, in quel trent’un ottobre del duemilasèi, quando mio nonno Francesco, (che qualche giorno dopo scoprimmo malato di tumore fulminante al polmone), fu praticamente cacciato, con la scusa che non avesse alcun male, pur presentando una vistosa perdita di linfa dal braccio destro.

Per inciso: Nonno morì dopo atroci sofferenze il successivo vent’uno gennaio duemilasette, ed io ho raccontato già da quest’inutile sito un fatto scandaloso che ti ripropongo in questo link, se non altro, per ricordarne la memoria, visto che in questi giorni si parla di tale giornata, che se di memoria deve trattare, lo deve fare a tutto campo, visto che la memoria dei morti, sia che riguardi milioni di persone, sia che tratti del più “miserabile”, (e mio nonno non era tale), ha lo stesso valore, positivo se riguarda tutti, deleterio e da disprezzare, se riguarda i soliti noti e non gli altri.

Tornando a bomba: Sì, perché se fossi andato con mio nonno quel giorno al Cardarelli, probabilmente quel pronto soccorso sarebbe stato devastato, e chi negli anni successivi si è reso protagonista di aver picchiati infermieri e carabinieri con conseguente arresto, avrebbe potuto dire di aver solo fatto un’esercitazione, confrontando le sue gesta con la mia conseguente azione distruttrice, deliberatamente attuata per uccidere.
Va da sé che io avrei disarmati anche gl’incolpevoli militari chiamati sul posto, visto che se si va in ospedale non lo si fa per scherzo e che quindi sarebbe valso il proverbio:
Mors tua, vita mea.
D’altra parte, meglio vivere un giorno da leoni che cento da pecora, a cui va aggiunto il detto che spesso ripete il mio amico Donato Codianni, (Sdanghin, uno dei due spazzini di gambatesa):
“Il cimitero non dev’essere riempito di asini!”.
Detto alla Donato:
“U camp sant ‘nz’alà iegn de ciucce!”.

A ciò, fra le altre nefandezze commesse nei confronti di chi non può o non vuole raccomandarsi, va aggiunta la Cronistoria Di Una Vergogna, da me pubblicata su quest’inutile sito, cronistoria che ha visto, suo malgrado, protagonista proprio il nostro fotografo, quel Totore che forse perché troppo mansueto, e soprattutto perché sofferente nel vero senso della parola, in quel caso non attuò le mie stesse intenzioni malefiche, quantomeno per giusta protesta.

Se mi leggi da poco o se lo fai da sempre, t’invito a rivedere il link che ho posto sopra ed a confrontarlo con quanto esposto in questi giorni sui giornali, in merito alla cronaca che vede protagonista l’ospedale Veneziale di Isernia.
Ciò, quantomeno per poterti indignare con giusta causa.

Ma passiamo ai giorni nostri e poniamoci con cattiveria qualche semplice domanda:

se la “notizia” in tema è finalmente arrivata ad interessare anche mamma RAI:

Chi è la persona altolocata o raccomandata che, suo malgrado ha fatto sì che finalmente si parlasse di quest’obbrobrio, accaduto da tempo in un paese che si ostina a definirsi civile?
Perché il “Solerte Magistrato” come accaduto giustamente a Taranto per i fatti che riguardano l’ILVA, anche in questo caso non interviene?
Lo scorso anno, se non è intervenuto per Totore, lo potevamo giustificare, visto che era impegnato a trovare il modo per arrestare me, per una querela che avrei ricevuta , che a parte quanto scritto dai giornaletti locali, non ha finora ordito effetti; ma ora?
Vogliamo riprendere questo fatto, verificando il perché una persona, portata al pronto soccorso in vistosa sofferenza sia stata lasciata là senza mangiare per due giorni?

Mio nonno ha avuto il buon gusto di morire.
Totore è ancora vivo e per fortuna sta bene.

Ma quanti Francesco o salvatore devono ancora patire per far sì che si torni ad un minimo di civiltà?

Dobbiamo chiedere l’intervento urgente di Gino Strada, forse la vera ed efficace soluzione del caso?