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Perle Dal Fronte

Di Ouday Ramadan

UN LIBANESE IN SIRIA.

La sera del mio arrivo a Tartous, per prima cosa ho voluto far visita ad un mio amico libanese qui residente, per sincerarmi delle condizioni sue e dei familiari, a seguito del triplice vile attentato avvenuto pochi giorni prima proprio a Tartous.

Siria

Sua moglie è stata testimone diretta, insieme alla figlia, dell’attentato, ma ne sono uscite illese.

Mi ha raccontato che dopo la prima esplosione, in mezzo al caos che ne è seguito nell’immediato, c’era un individuo che faceva di tutto per attirare l’attenzione su di sé. Urlava “È stato un missile, scappiamo di qua, è più sicuro venite con me, presto”. Tentava in tutti i modi di radunare intorno a sé la folla nelle vicinanze.

A un certo momento, l’immondo si è fatto esplodere. Era il secondo attentatore che un attimo prima altro non stava facendo, se non cercare di fare più vittime possibili con il secondo attacco, il suo.

Tornando al mio amico. Costui è figlio di genitori libanesi, immigrati nel Kuwait. Nato lì nel 1984 decide di stabilirsi in Siria. Grazie ai piccoli risparmi fatti nel Kuwait (e potete solo immaginare come trattano gli immigrati i luridi kuwaitiani), il mio amico ha potuto crearsi una famiglia in Siria. Si è sposato con una donna siriana ed è padre di cinque figli, tre maschi e due femmine. I figli hanno potuto tutti studiare nelle scuole siriane e i maschi, più grandi, sono già diplomati e laureati, nelle università siriane. Grazie ai mutui sociali, per il diritto alla casa, concessi dalle banche statali siriane, il mio amico ha potuto costruire a Tartous un palazzo di sei piani, per tutta la sua famiglia.

La moglie del mio amico, quella sera, dopo aver ringraziato Dio per essere sopravvissute, lei e la figlia, all’attentato di pochi giorni prima, era contenta di mostrarmi le opere di ristrutturazione della cucina dicendomi : “la vita in questa Nazione non potrà cessare, andiamo avanti nonostante la loro vigliaccheria assassina, nessuna forza al mondo ci potrà intimidire per abbandonare questa meravigliosa terra.

Il mio amico, nonostante non conducesse una vita idilliaca in Siria, a causa delle difficoltà burocratiche e della corruzione che hanno sia l’immigrato che l’autoctono, è riuscito comunque a mettere su una bellissima famiglia.

Il mio amico libanese resta in Siria anche adesso, in un momento in cui una buona fetta dei siriani ha deciso di mendicare la vita presso l’ottomano o nei campi di accoglienza della vergogna installati in Occidente.