Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Salvatore Di Maria E Vittorio Venditti
Resoconto Di Una Notte Di Festa
Dopo un giorno di pausa, (anch’io sono un essere umano, pure se non sembrerebbe, visto il mio aspetto fisico), riprendiamo dunque il nuovo anno, tirando le conclusioni del precedente e raccontando del “Passaggio”, attenendoci al nostro solito schema, vale a dire quello di fotografare quant’è accaduto, secondo il nostro punto di vista, opinabile ma irremovibile.
Per altro, quest’anno il “fotografare” l’ho preso alla lettera, visto che all’inizio della Santa Notte, ho pensato di contribuire a farti vedere qualcosa, utilizzando una macchina fotografica senza mirino, posta sulla mia testa.
Un po’ la mancanza del flash su questo tipo di macchinette, un po’ il fatto che quell’aggeggio sulla testa mi stava portando all’emicrania, fatto sta che verso la mezzanotte l’ho eliminata, tornando ai vecchi schemi, così come feci nel millenovecentonovantanove, quando, volendo alleggerire il peso della mia fisarmonica, (120 bassi), decisi di acquistare una 48 bassi che riportai a casa prima della mezzanotte, visto che era quasi impossibile suonare in maniera seria.
Per fare una cosa seria per l’appunto, dobbiamo partire da quell’antefatto che è consistito nella mia espulsione dalla Stock 84, imposta da due imbecilli, (riconosciuti unanimemente tali da gambatesani e forestieri, cosa della quale non posso che essere pienamente e politicamente soddisfatto), espulsione che per me ha avuto ed ha solo il sapore di un esilio.
Andando dunque per ordine, partiamo da quel maledetto 27 dicembre, quando sull’onda di una protesta della squadra al completo, su espressa loro richiesta mi sono recato regolarmente a concertare, sperando fino all’ultimo che il problema imposto dagli scemi dei quali ho fatti anche i nomi, si risolvesse al di fuori dell’ambiente di concerto, magari sulla scia di un ritorno di dignità, ricevuto dai miei avversari.
Non è stato così, anzi, qualcuno dei miei difensori, con l’occasione ha pensato bene di cambiare idea e di imbastire contro di me un vero e proprio processo.
Cosa si voleva ottenere?
Una cosa che nulla c’entra con Capodanno, ma che è tutto dire, se si pensi che a Gambatesa resiste un potere basato sull’omertà che io sto cercando di scardinare a colpi di farneticazioni, qualche volta, (lo riconosco), necessariamente potenti più del dovuto.
Insomma: Ai due imbecilli, è stato impartito lo specifico ordine d’impormi di non scrivere più su quest’inutile sito, pena il mio progressivo e totale isolamento, fisico e politico.
E pensare che quando, (a fine anni settanta del secolo scorso), chi sta agendo contro di me, costrinse alla chiusura Radio Gambatesa, si poté parlare di una Azione diretta: lontani dunque, i tempi nei quali almeno la guerra si potesse combattere in maniera cavalleresca e faccia a faccia con il nemico.
Ricordo a me stesso che alla fine di maggio del duemiladieci, quando fui costretto a cancellare i miei dati da www.gambatesablog.info, blog costruito e gestito da uno dei miei espulsori, per poi creare questa “voce fuori dal coro”, la cosa fu indotta allo stesso modo, proprio per raggiungere lo stesso risultato.
Lo scorso febbraio, accadde qualcosa di simile che se non riporto qui, è solo per una promessa fatta, alla quale non voglio portare negazione; tutto però è in archivio a tua disposizione, perché come detto, io non ritiro una virgola di quanto scritto, essendo tutto suffragato da prove e non avendo mai avuta, ne avendo oggi, paura di certa mafia, vetusta, ma dura a morire.
Tornando a bomba, quella sera i vigliacchi vennero allo scoperto, e dettate le loro condizioni, (io non avrei dovuto più parlare come faccio e soprattutto, avrei dovuto fare i nomi di quei quattro che mi avevano buttata in faccia la verità, cosa che non ho ovviamente fatta e che non farò mai), si è giunti al punto che avrebbe potuto risolvere la situazione.
Salvatore D’Antonio, (U Barber), senza voler allungare ulteriormente i tempi, saggiamente ha detto:
“Mettiamoci una pietra sopra e cominciamo a provare”.
Cosa saggia e da me accettata, cosa impossibile da recepire da chi doveva ottemperare ad ordini capestro dati dall’“alto”, ordini da rispettare e da non discutere.
Siamo arrivati al grottesco: Il povero Michele Santella, pur di superare l’ostacolo, ad un certo punto ha esclamato:
“Vittò, finiamola qua!
Non so chi ti ha dette certe cose e fatti certi nomi.
Non so se è vero che la cosa cova dallo scorso anno.
Non è vero niente.
Quello che ti ho detto ieri sera davanti al bar Pallons l’ho inventato io.
E’ tutta colpa mia e sono io a non volerti in squadra.
Però, adesso, stiamo tutti calmi e cominciamo a concertare e tu non ti muovere di qui, perché sono io a non volerti in squadra ma tu la squadra la devi fare comunque con noi!”.
Credibile?
Michele, a suo modo, voleva dire la stessa cosa che poco prima aveva detta Salvatore, il padre di Riccardo e Donato.
In tanti, già all’interno della Stock 84, pensavano quanto, di lì a qualche giorno, avrebbero pensato praticamente tutti, e messo in pratica le persone di cui parlerò di seguito.
Io, complice la stanchezza data anche dal fatto che per il dispiacere e lo stupore dovuti a quanto stava accadendo, la notte prima non avevo chiuso occhio,, non volendo far perdere ulteriormente tempo al resto della squadra, (ci eravamo riuniti alle nove ed avevamo fatte le undici di sera), ho deciso di abbandonare il campo, almeno per quel momento.
Salutati con garbo gli astanti ed evitate altre battute sarcastiche sui miei avversari, (mi sembrava di sparare sulla croce rossa), mi sono allontanato, pregando Totore di riaccompagnarmi a casa per posare la fisarmonica, permettendo così a lui di rientrare in squadra per concertare.
I fatti diranno poi che Totore non mi ha ascoltato, visto che ha pensato a ben altro.
Nei giorni successivi, andando al bar Pallons, mi è toccato ascoltare le provocazioni di uno dei due miei nemici, quel tipo che nella vita ordinaria con il corpo, pensa di stare su un campo di calcio con la testa, e lancia provocazioni tattiche, degne della sua stupidità ed immaturità, delle quali non si libererà facilmente, inutili provocazioni tese a metterlo in vista, provocazioni che se riportassi per esteso, tornando magari a fare il nome del Nostro, ordirebbero proprio l’effetto da Questo desiderato: Quel mettersi in mostra, che annullerebbe di fatto la mia vittoria sul campo.
Personalmente, se di calcio non capisco proprio niente, sono più che sicuro del poter comprendere come difendermi da simili bambinate, per cui, evitando di rispondere ho lasciata a costui una bella vittoria di Pirro, quel tipo di vittoria che può consolare gli stupidi e preparare chi poi, alla fine realmente vince.
La sera di San Silvestro, mentre già era visibile il clima che preparava la discesa in campo delle squadre, dopo aver ricevuta una decina di inviti ad appartenere ad altri gruppi, io e la squadra C’ncion!, escluso Marco, decidiamo di ricostituirci come accadde nel duemilauno e salutandoci per andare a cenare, ci riproponiamo di ritrovarci verso le nove e mezza, per uscire per la Santa Notte e divertirci.
All’ora stabilita i miei amici arrivano a casa mia, armati di strumenti musicali.
Io, come ogni anno, mi preparo e spegnendo il telefonino per lasciarlo a casa, faccio per prendere la fisarmonica.
A quel punto, mi assale uno strano presentimento e dopo qualche minuto di riflessione, torno sui miei passi e prendo il telefonino; il posto in tasca c’è e non si può mai sapere.
Riprendo la fisarmonica, vado in sala per salutare i miei amici che mi stavano aspettando ed il telefonino squilla.
Dall’altro capo c’era Marco:
“Vittò, allora vuoi venire con noi?”
Ed io a Marco:
“Marco, io verrei pure, ma intanto ci sono pure Totore, Donato ed Enzo, e poi, tu come la metti con il resto della tua squadra? Potrebbero non accettarmi!”.
E Marco:
“Ma guarda che lo sanno! E poi sono stati loro a dirmi d’invitarti!”.
Ed io:
Se è così, aspettateci alla base; il tempo di arrivare e siamo con voi”.
Ci siamo salutati e siamo partiti alla volta della casa di Giuseppe Massimo, (Surchiett), che come ci ha visto ci ha accolti come se già facessimo parte del gruppo.
Stessa cosa per il resto della squadra, stessa cosa per l’esecuzione delle marcette.
Io e Giuseppe, abbiamo suonato insieme tante di quelle volte che concertare sarebbe significato un insulto alla nostra intelligenza ed una normale perdita di tempo.
Alle dieci e un quarto di un freddissimo trentun dicembre la squadra C stem pur nuje, esce per la Santa Notte.
Accadde qualche anno fa che questa squadra, pur segnata per andare sul palco il primo gennaio, stranamente non veniva chiamata ad esibirsi.
A quel punto, Giuseppe, allora come ora caposquadra, gridò al presentatore:
“C stem pur nuje!”.
Da quel momento, quello divenne il nome della squadra, che fu chiamata e si esibì regolarmente, superando quell’incomprensione.
Usciti, dopo aver preso Franco Valente, (l’altra fisarmonica che con me accompagnava gli organetti diatonici di Giuseppe e di suo cugino Michele, eccoci al ristorante Mucci per il solito omaggio ai camperisti, che come al solito ci hanno apprezzato.
I nostri amici, sapendo di cosa mi stava accadendo a proposito della diatriba con la Stock 84, mi hanno riservato un applauso di solidarietà che non sarà facile dimenticare.
Dal canto mio, riproponendomi come componente della squadra che la sera prima era andata a disturbare il loro sonno, glie ne ho cantate quattro, unitamente al buon Marco ed a Giovanni Venditti, (Du Macchion), così da lasciare anche loro ben soddisfatti.
Come detto in testa a questa farneticazione post pelle, quest’anno, pur di lasciare più libero Totore di ubriacarsi a modo nostro, ho pensato di acquistare una di quelle macchine fotografiche ad alta definizione, di quelle utilizzate dagli alpinisti o da chi fa sport estremo e, fissatamela in testa con gli appositi sostegni, considerato che la stessa funzioni senza alcun mirino, ho incominciato a scattare le foto casa per casa, avendo in mente il progetto di farti vedere il più possibile.
La foto che vedi è l’unica valida, visto che quella macchinetta sarà anche per sport estremi, ma mai estremi come la squadra di Capodanno a Gambatesa, per cui, visto che dopo un’ora, già mi faceva male la testa, (non per l’alcool, ma per il suo ingombro), decidevo di spegnerla e levarmela di torno, tornando ai vecchi metodi.
Erano quasi le undici e mezza, e stavamo trasferendoci verso l’ennesima casa da colpire, quando, davanti al bar di Salvatore a Ccett, stoppiamo di suonare, così come ogni squadra composta da persone educate fa, in presenza di un’altra compagine che si sta esibendo con le proprie maidunate.
Là stava operando la Stock 84.
Marco, più a destra di me, fra gli altri componenti vede uno dei due che “mi vogliono tanto bene” che guarda verso di noi, (a dire di Marco), con lo sguardo di chi dice: “Ma questo la spuntata!”, e soddisfatto me lo riferisce.
“Guarda: Guarda sto paio de…”, questo è stato il mio pensare immediato.
Personalmente, proprio in quel momento però mi viene anche da pensare che ero entrato a far parte di una squadra i cui componenti erano e sono di idee politiche diametralmente opposte alle mie, squadra nella quale era presente qualcuno con cui normalmente non mi parlo, anche per ragioni legate alla chiesa gambatesana, squadra che però mi aveva invitato e mi stava trattando come un Re e soprattutto senz’alcuna ipocrisia, magari dettata dalla circostanza.
Verso le due e tre quarti, superata ogni cosa che riguardi il passaggio dall’anno vecchio al nuovo, compresi i fuochi d’artificio, davvero da apprezzare, ecco che accade un altro fatto che mi ha riempito di gioia.
Arrivati a casa del caposquadra Giuseppe, terminato lo spettacolo che Franco Valente, Matteo Petrilli, (fra l’altro mio collega di lavoro senior), e compagni, Franco esprime il desiderio di non suonare più perché non era tanto in buone condizioni fisiche.
Stava rientrando a casa Felice Abiuso, una persona che nei giorni precedenti, è stato fra i molti che mi volevano con loro in squadra.
Giuseppe lo invita con noi e, dopo qualche titubanza, Felice accetta.
Io, a quel punto, dopo averlo salutato gli dico:
“Ecco che siamo in squadra insieme!”.
Visitate altre case, verso le quattro meno un quarto si decide di andare a casa di Michele Massimo, (Marron), bufuista della nostra squadra e padre di Angelo e Gianmichele, due amici che operano nella Stock 84.
Strada facendo, una strana coincidenza vuole che donato venga affiancato da una ragazza piacente, per cui non potevamo non immortalarli insieme per poi prendere abbondantemente in giro il nostro amico.
La strada era lunga ed il gelo era tanto, ma imperterriti noi abbiamo continuato suonando senza fermarci fino ad arrivare in via del mulino, dopo circa mezz’ora di cammino.
Qui ci attendeva La moglie di Michele, pronta a ricevere la squadra del marito con tutti gli onori.
Entrati dopo averne cantate di cotte e di crude, ecco che Marco vede fra i gatti di Michele un esemplare che faceva venire in mente quello trattato da Marco stesso in una sua canzone di due anni fa: “U Iatt Nir” per l’appunto.
Stando nelle case dopo aver portate le maidunate, durante tutta la Santa Notte, Franco e Matteo hanno sciorinato un repertorio di canzoni popolari, gambatesane e non, che noi, con gli strumenti accompagnavamo divertiti.
A casa di Michele è accaduto l’irreparabile: Far cantare Donato.
Al Nostro, è stato imposto di cantare una delle sue canzoni più conosciute: “A mietitrebbia”, che il Nostro, opportunamente gasato, ha cantato con tutta la voce che aveva.
Lasciata casa di Michele e dopo che Questo ci aveva salutati, alle sei meno un quarto, complice la stanchezza di molti squadristi che il giorno prima avevano lavorato, decidiamo di posare gli strumenti e restare in giro per non andare a dormire.
E’ in questo frangente che incontriamo la stock 84, ancora abbastanza ben composta, e decidiamo di fare gli auguri ai nostri amici, esclusi i due antipatici.
Così ha fatto Totore, così non ho fatto io, che ho atteso che chi di loro potesse, si avvicinasse staccandosi dal nucleo della squadra, in procinto di colpire i fratelli “’mbegnola”, come ogni mattina di capodanno.
Se mi fossi avvicinato, l’emozione sarebbe stata troppo forte.
Così, mentre salutavo, ad un certo punto si è avvicinato Savy, con il quale ci siamo abbracciati a lungo, quasi senza dire una parola, tanto da costringere la stock a richiamare all’ordine il mio amico e componente della squadra dalla quale sono momentaneamente esiliato, bada bene: non ho detto dalla mia ex squadra.
La squadra “C stem pur nuje”, mi ha accolto come meglio non si potrebbe, alla faccia degli stupidi, mettendo in pratica quanto fa parte della Legge non scritta, che vuole ogni problema fuori da ogni squadra, almeno per la Santa Notte, ne più ne meno che quanto accade ai Cristiani per Natale.
L’esilio, è lo stare in una terra straniera che ti accoglie, ma che non è la tua terra, atteso che da quella tu sia stato cacciato contro la tua volontà.
Ciò è accaduto per me con la stock 84, anche per colpa di chi, non gambatesano, non può avere nel sangue certe tradizioni, credendo di trattare la squadra di Capodanno alla stregua di una squadra di calcio.
E’ in quest’ottica che il buon Savy mi ha comunicato che durante la scorsa notte in squadra ci si è poco divertiti, è in quest’ottica che io confesso che nonostante sia stato divinamente bene con i miei nuovi amici, il pensiero correva sempre a cos’avrei fatto nelle varie ore della notte, inquadrato nella stock 84.
Da dire che per mantenere la tradizione, verso le nove del mattino, Donato Di Domenico, (Pallon), incontrato nel bar di salvatore A Ccett, mi ha voluto tradizionalmente trattare come se fossi stato con loro quella mattina.
Il Nostro, ha incominciato a farmi il solletico, a pestarmi i piedi ed a farmi altri scherzi, come ha fatto ogni mattina di Capodanno quando eravamo nella stessa squadra.
Ti sembra il modo di agire di chi non ti vuole con sé?
Il pomeriggio, del quale odio parlare, visto che come sai ormai bene io considero la tradizione di Capodanno conclusa al mattino, è accaduto qualcosa che ricorderò per il resto della vita.
Pronti per salire sul palco, C stem pur nuje, chiamata più volte si presenta all’appuntamento e noi cominciamo a salire, suonando.
Accade qualcosa della quale parlerò a breve, cosa della quale non mi accorgo per fortuna; diversamente mi sarei emozionato e non so se sarei riuscito a salire ed esibirmi.
Suoniamo, cantiamo e finalmente andiamo a posare gli strumenti per poi acquartierarci nel bar di cafter, dove trovo altri amici, fra i quali Luca d’Alessandro, gestore (ma non creatore) di quel gambatesablog del quale ho parlato sopra.
Luca aveva un residuo di voce che lo faceva assomigliare ad un maniaco sessuale.
Il Nostro, dopo avermi stuzzicato per vari giorni con la domanda: “Ti posso fare una maidunata?”, mi dice che avrebbe desistito dal farlo per via della voce da lupo che aveva.
Io, di rimando, lo costringo a bere tre cicchetti esplosivi, che reso Luca ben gasato, lo convincono che era meglio per lui se avesse mantenuta la promessa.
Così è stato.
Andando avanti nello spettacolo, ecco anche Luigi Passarelli che tocca il tema tanto dibattuto, facendolo bene ed a suo modo.
Rientrando nel bar Cafter, incontro il Critico ufficiale di gambatesaweb, quell’Antonio Valente che fra le altre cose mi dice:
“Oggi puoi essere ben contento, visto che sei fra i più gettonati”.
Io rispondo che se quelli erano i gettoni sarebbe stato da illusi, oltreché da megalomani, pensare una cosa del genere, avendo ricevute solo due maidunate.
Ecco che a quel punto interviene Marco che mi dice quanto non avevo per nulla compreso.
Sembrerebbe che mentre salivamo sul palco per l’esibizione, Dal pubblico si è levato un continuo “Vittorio, Vittorio”, gridato da un gruppo di spettatori e sentito da Marco, che in qualità di cantore era salito davanti alla squadra.
Ecco il senso del dire di Antonio.
Ecco il senso del mio dire che è stata una fortuna non avere sentito niente.
Dopo quanto detto, siamo tornati fuori e, appostati sotto il palco siamo rimasti fino all’esibizione dell’ultima squadra, sicuramente la più esilarante.
Vico Ulderico, era la squadra proposta da quel pazzo di Giampiero (U ping), che aveva inglobato in sé ogni tipo di persona: dal bianco al nero, dal ricco al povero, dall’italiano allo straniero e chi più ne ha più ne metta.
Si era preso pure il nostro Marco!
C’era infatti il mio amico, nonché collaboratore di quest’inutile sito, vale a dire Pietro Abiuso,
Ma soprattutto c’era il mattatore della serata, quel Gennarino Abiuso che già trentacinque anni fa fece da spalla al mai dimenticato Eligio Mignogna, vero ed incontrastato cantore e compositore di tanti Capodanno da ricordare.
Gennarino, (che nel 1978 in un’automaidunata si definì “U brigadiere chi baff appizzutat”, in questo primo gennaio ne ha combinate di cotte e di crude, di bianche e di nere, tanto che ogni sua parola era una risata,
tanto da mangiarsi tutto il tempo a disposizione della sua squadra, tanto da far in modo che Marco, non ha potuto più cantare le maidunate preparate appositamente, e da riciclare per il prossimo Capodanno.
In definitiva:
Alla tristezza mia e della maggior parte dei miei compagni della Stock 84 per non aver potuto vivere insieme questo Capodanno, ha fatto da contraltare la gioia mia e dei componenti di C stem pur nuje, persone ottime ed intelligenti, ma soprattutto gambatesane, che a differenza di certi viziati e trattati da Re, ma indegni nostri “occupanti”, sanno come si fa a convivere in una squadra di Capodanno, squadra nata senza pretese economiche, squadra che non ha nulla a che vedere con chi, una volta annusata la presenza del Dio Danaro, si mette al suo seguito, pensando che tutto sia da attribuire a questo dio, che nulla ha a che vedere con il Dio vero, quindi, nulla ha a che vedere con chi, a Dio vero crede senza chiedere nulla in cambio, se non la sua protezione.
Quest’anno, la squadra alla quale sono stato legato, fra strumenti “benedetti”, per forza di cose a dovuto annoverare una fisarmonica “maledetta”, ma sicuramente sincera, tanto che grazie a Dio, quello Vero, ha funzionato egregiamente, e sempre grazie a Dio non è stata innaffiata da bacco, rendendo libero me e chi mi aiuta dal dover prendere provvedimenti riparatori, per poterla utilizzare nel prosieguo della vita.
Per quanto riguarda il problema del “rientro dall’esilio”, avendo avuta la bellissima sorpresa del ritorno inaspettato di Antonio Lembo, considerando che il Nostro è una persona intelligente, sono arcisicuro che troveremo la soluzione del problema, speriamo senza perdere ne persone, ne dignità alcuna.
Se così non dovesse essere:
1°: I miei amici resteranno tali, pur se in una squadra che (speriamo non accada) non sarà più la mia;
2°: Dovrò rivedere il mio pensiero su chi (speriamo non accada), non avrà saputo governare al meglio una sua creatura;
3°: Sarà ancora più valido il seme che ho lanciato, seme morto per un certo modo di vivere, seme che rinasce per qualcosa di positivo che non potrà essere fermato col ricatto.
E poi?
LA VITA CONTINUA!!!