Di Luca Giordano
Ieri pomeriggio (ore 16 italiane) è iniziato il discusso mondiale invernale qatariota con una cerimonia d’apertura abbastanza ‘paracula’, passatemi il termine. Personalmente non mi sono lasciato abbagliare dalle luccicanti coreografie danzanti o dalla musica che è servita a dar spettacolo (nel senso vuoto del termine), ma mi sono soffermato a meditare sul messaggio che questa cerimonia ha voluto dare. Cerimonia che è stata tutta basata sull’inclusione sociale. Nemmeno un Morgan Freeman che si inginocchia a parlare con un ragazzo diversamente abile è riuscito a muovere in me nessuna corda emotiva, conoscendo il contesto nel quale si stava compiendo il fatto.
L’apice di questa farsa è stato toccato durante il discorso dell’emiro Tamim bin Hamad Al Thani che condizionato dalle proteste globali di questi ultimi giorni, si è fatto garante di un paese libero da ogni pregiudizio e che rispetta ogni singolo individuo (parole che hanno fatto accennare un sorriso anche ad Infantino presidente Fifa).
Dopo questa commedia di presentazione è stato fischiato l’inizio della prima partita del mondiale che ha visto il Qatar affrontare l’Ecuador. Sul piano di gioco la squadra qatariota è stata davvero imbarazzante. Il Portiere che non ha accennato ad una parata e che è uscito a farfalle più volte, mentre gli altri dieci non azzeccavano una triangolazione nemmeno per sbaglio, facendo sembrare il modesto Ecuador una squadra davvero forte, compagine che ha vinto la partita senza troppi sforzi.
Così il Qatar si trova di già all’ultimo posto in classifica con un piede (e più) fuori dal ‘suo’ mondiale che si spera che riservi le partite che contano a nazionali vere e con una propria identità, sia sul piano morale che di gioco.