Di Vittorio Venditti
Ovvero: Lamentarsi A Spese Altrui
Alzi la mano chi, avendo vissuta la sua ‘educazione’ in un collegio cattolico non sia stato mai almeno picchiato, se non mutilato in qualche suo senso: l’esperienza è di prima mano e chi scrive, spesso maledice il giorno nel quale non è stato ‘finito il lavoro’.
Questa ragazza, (oggi in Iran e non il trenta ottobre millenovecentosettantacinque in Italia), è arrivata al punto esiziale e di conseguenza si è creata quell’onda d’indignazione che nei luoghi ove vige la ‘democrazia’, (sempre che non si soffochi qualche arrestato di colore…), più che scendere in piazza, avrebbe costretto chi, non ‘graziato’ dalla fine prematura della propria vita, al bivio tra il continuare a studiare perché poteva provvedere in tal senso solo in quelle ‘opere pie’ e denunciare per venir espulso da scuola, a nove anni ha dovuto accettare la strada più orrenda, pur di continuare giustappunto a vivere quella vita che non sarebbe più stata la stessa. Le vicissitudini degli anni successivi ed il modus operandi dell’italica giustizia avrebbero data ragione alla scelta operata sotto ‘democratica e pia costrizione’, ma allora non si sono avuti moti di ribellione alcuna perché “tanto quello può stare solo seduto su una sedia col pappagallo in mano”.
Oggi la Rete dà la possibilità a gente che a trent’anni si può permettere di girare il mondo, la facoltà di operare in tal senso e farlo senza pensare alle conseguenze che l’arrogarsi il diritto di decidere e discutere dei fatti altrui in casa loro, possa provocare effetti collaterali all’ospite che poi, come atto di opportunistica contrizione, chiede, tramite social, l’intervento collettivo per la soluzione di una vicenda personale che non è di tutti, ma che ognuno deve pagare, in nome di non si sa bene quale partigianeria: Alessia Piperno, la ragazza romana arrestata in Iran. L’appello sui social.
Stando a voci iraniane che dichiarano apertamente e con estrema tranquillità che quanto divulgato in occidente è almeno tendenzioso perché pare che il problema non sia il portare il velo, ma la sua obbligatorietà che se dismessa costringerebbe alla caduta la teocrazia che governa il paese persiano dal millenovecentosettantanove, (verranno evitati pedanti approfondimenti), stando a tutto ciò, va aggiunto che questa, come altre precedenti manifestazioni, andrà a spegnersi in quanto la protesta in questione non ha leader politici in grado di guidarla al giusto approdo finale, (in Iran, buona parte dei locali ritiene corretta l’educazione impartita dallo stato alla stessa stregua di quanto accade per la catechesi cattolica nel centro della cristianità), per cui tutto finirà com’è nato, con qualche centinaio di morti in più sulla coscienza di ‘Dio’.
Non si capisce dunque il motivo per il quale chi ha voluto vedere con i propri occhi per raccontare di prima mano qualcosa guardata in maniera adeguatamente filtrata e per questo bloccata da altri che non sanno bene neanche la ragione di tal presenza in loco, (la balda giovine è stata arrestata dopo che aveva pubblicate certe sue ‘impressioni’, pensando che in Iran le forze dell’ordine siano ‘sprovvedute’ e non sui social per altro tacitati alla bisogna), tal leggerezza d’azione dovrebbe poi venir pagata dall’italica collettività in nome del ‘volemose bene’ per paura che venga torto un capello ad una donna in un luogo dove poco ci manca che il sesso forte soccomba, atteso che tolta la politica, notoriamente inutile, le donne, in Iran, ricoprano per i due terzi le cariche amministrative e dirigenziali più importanti, così come sembra che per le farmacie si sia dovuta istituire quasi una quota azzurra, atteso che le donne siano più performanti e studiose dei maschi e per tal ragione questi ultimi non trovino lavoro in quel ramo e si sa che le sacerdotesse, da sempre, hanno avuto, hanno e sempre avranno potere di massima e vera capacità di gestione di tal grazia di Dio
Perché ‘Pecunia – da sempre e per sempre – Non Olet.