Di Angelo Buoscio
In un mondo del lavoro che cambia velocemente, qual è il valore dei titoli di studio? Quanto è importante avere un diploma? E una laurea? Il mercato oggi premia maggiormente le competenze acquisite con esperienza lavorativa rispetto all’istruzione, oppure avere un titolo è ancora considerato determinante? A queste domande si può rispondere guardando gli annunci di lavoro di tutta Italia e mettendo a confronto i dati relativi alle posizioni aperte.
Il risultato? Ne emerge che avere la maturità è fondamentale per poter rispondere alla grande maggioranza degli annunci disponibili. Il diploma di maturità è il titolo più richiesto. I numeri non lasciano dubbi: conseguire il diploma d’istruzione di secondo grado (la maturità), oltre a essere una tappa importante di crescita personale, è anche fondamentale per qualificarsi nel mondo del lavoro ed è necessario per poter candidarsi alla maggior parte degli annunci di posizioni aperte. Secondo i dati (aggiornati al 4 agosto 2022), il diploma di maturità è infatti il titolo di studio più richiesto in assoluto con 108.939 annunci, in crescita del 9% rispetto al mese precedente.
Cosa succede se non si consegue alcun diploma? Con la sola frequentazione della scuola dell’obbligo le possibilità di trovare lavoro si riducono drasticamente: ci sono solo 459 annunci attivi. Nella pratica, quindi, chi oggi non ha un diploma rischia di essere tagliato fuori da molte opportunità professionali.
Quanto è richiesta la laurea? Per posizioni più specializzate o qualificate, risulta importante anche la laurea: erano 39.300 gli annunci di lavoro attivi che la richiedevano al 4 agosto, il numero era però in significativa flessione (-40%) rispetto al mese precedente. Anche la ricerca di figure professionali che avessero intrapreso percorsi formativi post laurea, come master e dottorati, risulta essere in flessione. Gli annunci con richiesta di master erano 3.746 (-51%) e quelli rivolti a chi ha conseguito un dottorato erano solo 30 (-43%). Poche le posizioni aperte per le figure più specializzate e altamente formate, perciò anche se di solito chi ha intrapreso percorsi di ricerca e di approfondimento nell’ambito di dottorati e master ha comunque buone prospettive occupazionali poiché sviluppa competenze che possono essere apprezzate dai datori di lavoro. I numeri sono fisiologicamente inferiori a quelli relativi a titoli di studio più bassi.
Sempre più spesso, inoltre, per rispondere alla necessità di professionisti con competenze specifiche, le aziende portano avanti una formazione interna dedicata ai propri lavoratori, senza quindi richiedere titoli di studio ad hoc.