Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Salvatore Di Maria
Ci Dobbiamo Abituare All’Idea?
Continuando il discorso iniziato ieri sullo strano modo di festeggiare San Giuseppe a Gambatesa, proprio perché si tratta di una festa con fondamento religioso, ho voluto sentir suonare la campana a festa, per cui questa mattina, prima di andare a Messa e seguire la processione, ho fatta la visita di rito al comitato organizzatore, recandomi alla loro base per donare il mio insignificante contributo in danaro e per sentire, dopo il “Din” ed il “Don”, anche il “Dan”.
Nel farlo però, un pò spinto dalla mia innata curiosità, (se vuoi: ‘ndrcandarìa), un pò per dar loro il contributo consistente nel divulgare i fatti secondo verità, nel prendere quanto da loro dato ad ognuno di noi, ho rivolto l’ovvia domanda:
“Come mai pensate di chiudere i battenti”?
Lo sconcerto che già albergava in me, è divenuto ancora più profondo dopo la risposta che mi è stata data da Angela Lembo, risposta che ricalcava in tutto e per tutto quanto dichiarato ieri dal nostro Sindaco.
A ciò, la Nostra ha aggiunta una postilla non di poco conto:
“Il Parroco, nonché presidente di tutti i comitati feste,” (aggiungo io, per fortuna, non di quello che si occupa della festa di capodanno), “mi ha espressamente detto che se avessimo voluto i fuochi d’artificio, avremmo dovuto chiedere la licenza a nostro nome e senza far rientrare in ciò il nome di San Giuseppe, ragion per cui i fuochi non si fanno, e per noi, questa è l’ultima festa organizzata, non essendo più possibile continuare con gli ormai tradizionali fuochi d’artificio”.
In quel frangente, devo dire che mi stava quasi venendo da ridere, visto che, mentre Angela parlava, un altro dei tre componenti il comitato, Donato Reale, (Dunat Caten), stava per innervosirsi.
Avevo poco tempo a disposizione, per cui ho tagliato lì il discorso; se avessi avuto più tempo, sicuramente avrei provocata la reazione scomposta di Donato, così! per puro divertimento!
Al di là del fatto estemporaneo, va rimarcato innanzitutto che il Sindaco, questa volta, ha detta la verità, tanto che il tempo sta cambiando in peggio; poi, che quanto da me già più volte farneticato, sta via via divenendo la triste realtà.
Mi riferisco al fatto che, dove entra il danaro, tutto s’imbastardisce:
In nome di Dio?
Visto che comunque il mondo va avanti, ho lasciata la base della commissione, con il pacco datomi in dono, comprensivo del manifesto che rimetto alla tua intelligenza, e sono andato in chiesa.
Qui, un’altra sorpresa:
Al posto del nostro Parroco, Don Peppino, (che già da giorni purtroppo non sta molto bene) e di Don Fabio, che lo ha seguito a ruota con i malanni di stagione, abbiamo visto presentarsi sull’altare un altro simpaticone di mia conoscenza:
Fra Rinaldo da San Marco la Catola, accompagnato dal mio amico Antonio Di Mauro che, ricorderai, all’inizio dello scorso ottobre, è entrato nello stesso convento, cui appartiene Fra Rinaldo.
Facendo una simpatica digressione, ti racconto un fatto accaduto quasi due anni fa, avente per protagonista proprio il nostro frate.
Stavo ottemperando alla Grande Promessa fatta a Gesù, e dovevo seguire l’ultima delle nove messe mensili in questione.
Con me, oltre ad altri amici, era anche il già citato Antonio.
Visto che per ragioni che non ricordo, quel giorno a Gambatesa non si diceva Messa, di comune accordo decidiamo di recarci al convento presso cui ora Antonio percorre il suo Cammino Spirituale.
Lì, fra gli altri, troviamo proprio Fra Rinaldo, che ci chiede il motivo della visita.
Noi, senza perdere tempo, dopo aver spiegato che stavamo ottemperando al dovere di cui sopra, diciamo che eravamo lì per sentir Messa.
Conoscevo la letizia e la spensieratezza dei Frati Cappuccini, ma non mi sarei mai aspettata la risposta ricevuta in quel momento e ciò che ne è seguito.
Al nostro dire, con una gioia che sprizzava dalle parole del Nostro interlocutore, assimilabile alla potenza espressa da una sorgente d’acqua di montagna, il Nostro, ci dice:
“Va bene per la Messa, ma prima della Messa è bene che veniate un attimo in quest’altra sala”.
Ci accomodiamo e, con enorme sorpresa, ci troviamo di fronte ad una tavola imbandita con ogni ben di Dio, da mangiare e da bere.
Non potevamo tirarci mica indietro!
Tornando a bomba, abbiamo goduto di una Messa fuori dal normale, per lunghezza, letizia e tempo che, comunque, passava sicuramente senza noia, vista la capacità d’intrattenimento espressa da Fra Rinaldo.
Antonio, dal canto suo, faceva il fichetto sull’altare, mentre serviva la Messa.
A seguire, una normalissima processione, gestita come al solito in maniera pecoreccia.
Se tutto va bene, mentre pubblico queste poche righe, la banda si sta esibendo in piazza Vittorio Emanuele, dopo di che, la festa è finita e si ritorna alla vita normale.