Di Vittorio Venditti
Festa O Tempesta?
Oggi è la festa di San Giuseppe, padre putativo di Gesù, di conseguenza è anche la festa del papà.
Questo, in tutto il mondo cattolico!
A Gambatesa, com’è tradizione da qualche anno, ci si distingue per ragioni a me semplicemente ignote e si festeggia tal importante santo, quasi tanto per farlo, la prima domenica in cui si è liberi da impegni.
Fatta questa breve premessa, in considerazione del rispetto che si deve a chi viene festeggiato, a casa mia si è pensato di regolarci secondo i canoni originali; per questo abbiamo regolarmente festeggiato oggi, tanto più che, oltre a due papà, in famiglia abbiamo anche un onomastico importante:
Quello della mamma.
Certo però, che non potevo non osservare quanto, nel frattempo, a Gambatesa covava intorno alla festa posticipata.
Ne parlo, dunque, solo per parlarne e, comunque, per non nascondere una verità sotto gli occhi di chi è informato.
Nei giorni scorsi, nei bar del nostro paesello, sono stati affissi dei manifesti che, fra le righe, descrivono qualcosa di sconcertante.
Il documento pubblicizzato, oltre a comunicare che quanto resta del comitato per la festa di San Giuseppe, a partire dal prossimo anno non sarà più operativo, con un tono che sà di arrabbiato e rancoroso, denuncia alcune limitazioni, a loro dire, imposte alla festa di domani.
La cosa che ritengo più importante, consiste nel fatto che quest’anno non avremo i soliti fuochi d’artificio, che ogni anno aprivano e chiudevano la festa.
A dire dei firmatari del documento in questione, ciò è avvenuto a causa delle non concesse autorizzazioni per l’esecuzione dei fuochi stessi.
Visto che nel documento, si può leggere chiaramente il “Din” della campana, ho pensato bene di ascoltare anche il “Don”, per poter avere il suono completo.
Per questo, (traggo gli orari dal registro del mio telefonino), alle dodici e trenta esatte, provo a chiamare “la capa del pesce”, in poche parole: il Sindaco, al momento non reperibile.
Pazienza! probabilmente starà mangiando, e forse a quest’ora sono stato inopportuno.
Pensando di riprovare più tardi, torno a fare ciò in cui ero indaffarato, quando, esattamente venti minuti dopo, vengo da lui richiamato.
Dopo il doveroso saluto, pongo la domanda che mi avrebbe fatto udire il “Don” di cui sopra.
Il Nostro, con la solita pacatezza, ormai abituale nei miei confronti, mi risponde secondo quanto in sintesi ti riporto di seguito.
“Se le autorizzazioni in tema non sono state date, è dovuto al fatto che le stesse non sono state richieste da chi è il responsabile del comitato: il presidente”.
Continuando, Emilio mi ha comunicato che la richiesta di autorizzazione gli era stata presentata da una persona, semplice componente del comitato in questione.
A dire del Nostro, lui aveva anche proposto di bypassare il problema, rilasciando le autorizzazioni, non al comitato, (che come detto, avrebbe dovuto avere il crisma della rappresentanza presidenziale), ma alla persona richiedente, a proprio nome e, quindi, con l’assunzione personale di tutte le responsabilità che il caso impone, cosa categoricamente rifiutata da chi aveva fatta la richiesta in questione.
In definitiva:
Se non sono state rilasciate autorizzazioni, è stato solo perché non esisteva una controparte legalmente riconoscibile che le richiedeva.
In breve, una mia considerazione.
Non è la prima volta che a Gambatesa si cerca di operare all’italiana, cercando sotterfugi e quant’altro di similare per poter risolvere problemi, nella riposta speranza che, passata la festa, gabbato lo santo.
A tal proposito, ricordo a me stesso la stupidagine ascoltata proprio sabato scorso, nel bar di Salvatore a Ccett, all’ora di chiusura.
In quel frangente, una ragazza, (che a mio avviso aveva bevuto più di me), riferendosi all’azione messa in atto il ventidue maggio dello scorso anno, dopo la vittoria dell’inter in coppa dei campioni, quando i carabinieri, evidentemente sollecitati da terzi, avevano sgomberato i locali pubblici di Gambatesa, candidamente ma in maniera seria e nello stesso tempo strafottente mi ha detto:
“Ma i carabinieri, avrebbero potuto anche non agire”; come se quelli, in quel momento si stessero divertendo e non stessero lavorando!
Non si capisce comunque il perché, visto lo stato di polizia cui siamo sottoposti, e visto il fatto che non si può imporre a terzi di prendersi responsabilità a loro non competenti, anche per fare una semplice festa per stare insieme, non si cominci a pensare, in tutto e per tutto, che se ci sono delle leggi vigenti, queste vanno rispettate comunque.
Al di là di ciò, con i venti di guerra che si stanno pericolosamente avvicinando e che ci porteranno, se non altro, maggior povertà per il futuro, prego di cuore San Giuseppe, il suo Figlio putativo e sua Moglie che intercedano presso il vero Padre del Bambino, affinché, superate certe stupide diatribe, si possa, in pace, festeggiare anche il prossimo e i futuri San Giuseppe, su questa terra e non, magari, in Paradiso o, nel caso mio, all’inferno.