Di Ouday Ramadan
IL SOGNO AMERICANO
Un Ricordo. – Nel 1991, immediatamente dopo la guerra del Golfo, molti miei amici italiani insistevano pesantemente affinché andassimo a curiosare all’interno del Camp Derby (base di occupazione militare americana in Italia). All’epoca non c’erano né i telefonini, né internet, né Whatsapp né Facebook e neanche io ero così noto alle forze americane, come lo sono attualmente. Al massimo avevo partecipato a qualche dibattito, in qualche TV locale, in difesa di una Nazione libera ed indipendente, l’Iraq di Saddam Hussein.
Dopo tanta insistenza da parte dei miei amici, acconsentii ad andare a visitare il Camp Derby, in occasione della festa italo americana. Qualcosa nel mio cuore mi diceva che non mi avrebbero fatto entrare. Arrivati al check point dei Carabinieri, lì in veste di guardiani degli occupanti, ci vennero chiesti i documenti. Presi quelli di tutti, il funzionario si allontanò con i nostri documenti. Cinque minuti dopo, l’addetto al posto di guardia tornò e ci disse : “Potete entrare tutti, tranne il Signor Ouday Ramadan, in quanto è una persona indesiderata nel territorio degli Stati Uniti d’America”. Queste parole mi riempirono il cuore di gioia, al punto che mi rivolsi al Carabiniere, chiedendogli se potesse mettermi per iscritto la frase appena pronunciata. Così da poterla esibire come medaglia al valore.
Oggi gli Usa chiedono, come condizione primaria per rilasciare il visto di entrata per gli Usa, di poter visitare il profilo Facebook del richiedente. Probabilmente per conoscere il suo orientamento politico. Vi risparmio le energie della ricerca quinquennale.
Io, Ouday Ramadan, detesto la vostra società, basata sull’assassinio e il genocidio.
Detesto le vostre guerre “democratiche”.
Detesto le vostre guerre atomiche.
Detesto i vostri grattacieli, il vostro cibo spazzatura.
Detesto la vostra ignoranza.
Detesto la vostra arroganza.
Non ho mai sognato di andare negli Stati Uniti d’America.
L’unico sogno che ho, è di cacciarvi dalla mia terra, esattamente come fecero i Vietcong.
USA? NO GRAZIE.
Preferisco le sofferenze della libertà, alle comodità della schiavitù.